Bell’Aspetto, dal Regno di Napoli il flagello della peste si abbatté
sul territorio nettunese. Le vittime del morbo furono numerosissi-
me, tanto che la popolazione si ridusse a solo 800 persone dei 3000
abitanti che contava. Nel terrore che il morbo avesse potuto propa-
garsi mediante carte vecchie, si bruciarono libri, registri e documenti anti-
chi, e a sollievo dei più poveri venne istituito il Monte Frumentario per la
distribuzione del grano.
Pagato questo pesante tributo di uomini e di ricchezza al contagio
e una volta debellatolo, Nettuno sembrò attraversare un periodo di
nuovo relativo benessere, segnato da una lenta e costante ripresa eco-
nomica e quindi demografica, grazie ancora una volta alla massa di
denaro messo in circolazione per dar avvio alla realizzazione della
costruzione del porto, promesso a suo tempo, da Clemente VIII.
Prima di parlare della realizzazione di questa importante opera
pubblica, mi corre l’obbligo di soffermare la mia attenzione su un
aspetto di carattere religioso tuttora tanto caro al popolo di Nettuno
che proprio in questi anni trovò il suo compimento e quindi la sua
definitiva consacrazione.
Nel 1661, a cinque anni dalla peste, il Cardinale Tornali, Vescovo di
Albano, promosse la tradizione della solenne processione della
Madonna delle Grazie: ordinò che la statua di Nostra Signora delle
Grazie fosse portata in processione la prima domenica di maggio
nella chiesa Collegiata. In seguito a tale solenne celebrazione si fornì
la statua di un trono di cui era sprovvista e sul quale da allora venne
adagiata la Madonna col Bambino.
Tra il 1697 e il 1700 finalmente venne realizzato il porto tanto atte-
so dai nettunesi. Innocenzo XII, papa Pignatelli, il 21 aprile 1697, su
pressione dei nettunesi e dei napoletani suoi concittadini, ai quali, per
motivi economico-commerciali stava a cuore che si realizzasse il porto
nel Castello di Nettuno, si preparò a realizzare le promesse fatte alla
cittadinanza da Clemente VIII. Si recò, quel 21 aprile, a Nettuno, ospi-
te di Giovan Battista Pamphilj-Aldobrandini, -la cui fortuna familiare
fu favorita dalla madre di Camillo, Olimpia Maidalchini e da sua
moglie Olimpia Aldobrandini, già vedova di Paolo Borghese-, ospite
nell’omonimo palazzo ove dimorò per quattro giorni, sino al 25 apri-
le, portando con sé una commissione di dodici Cardinali e due tecni-
ci, l’architetto Carlo Fontana e l’ingegnere idraulico Alessandro
Zinaghi, promotori di due progetti alternativi l’uno all’altro.
Innocenzo XII, seguito da una grandissima folla, si recò a Capo
d’Anzio per individuare il luogo più adatto alla costruzione del porto.
Dopo attento esame, il progetto di Carlo Fontana che prevedeva la
costruzione del porto a occidente, utilizzando i moli neroniani ancora
esistenti, venne scartato, e venne, invece, approvato quello di
Alessandro Zinaghi che, prevedendo una spesa assai minore, riteneva
più opportuno addossare il nuovo porto al molo orientale antico; con
tale progetto in definitiva si finì con l’abbandonare del tutto, e quindi
di superare, quella che era stata l’intenzione di Clemente VIII.
I lavori, iniziati il 16 maggio 1698, terminarono, non senza aver
superato più di una difficoltà, nello stesso mese di due anni dopo.
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Papa Innocenzo XII.
P. Reschi,
veduta di Nettuno dal porto neroniano,
1686-1692.
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