Pagina 64 - NETTUNO LA SUA STORIA

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I nettunesi entusiasti della realizzazione del loro sogno e inconsa-
pevoli di ciò che di lì a poco sarebbe avvenuto, grati al papa per quel-
la costruzione, vollero che il nuovo porto si chiamasse Innocenziano.
Il 31 marzo del 1700, un mese e mezzo prima della fine dei lavori,
Innocenzo XII acquistò dal principe Giovanni Pamphilj Aldobrandini
tutta la valle intorno al nuovo porto, alfinedipermettere ai nettunesi di costruir-
vi le loro abitazioni in modo da agevolarli nei commerci marittimi, anche
perché all’infuori del villino Cesi, la Torre di Capo d’Anzio, una vec-
chia e malandata osteria ed alcune misere capanne, il luogo era anco-
ra disabitato.
Furono costruiti alloggi per i funzionari del porto e per i sorve-
glianti delle ciurme, costituite per lo più da prigionieri turchi fatti
schiavi e da condannati alle galere, nonché per i soldati addetti alle
torri d’avvistamento lungo il litorale. Per l’assistenza religiosa ai circa
trecento abitanti della zona venne costruita una piccola chiesa dedica-
ta a S. Antonio. Inaugurato a maggio del 1700 il nuovo porto e com-
memorato l’evento con una moneta coniata appositamente con la
scritta «
Venti et mare oboediunt ei
», venne nominata una commissione
amministrativa, composta da un rappresentante della famiglia
Pamphlilj-Aldobrandini, il Cardinale Benedetto, figlio di Camillo, con
la carica di Plenipotenziario del porto che in tarda età si ritirò nel
palazzo di famiglia a Nettuno circondato, egli stesso poeta, da poeti,
musici e letterati, nonché da due attori romani e da alcuni prelati. Il
porto rimase di proprietà della Camera Apostolica e si decretò che
esso dovesse essere mantenuto col fondo spese delle tasse dei nettu-
nesi che però vennero esclusi dagli utili. Intanto durante il suo pleni-
potenziariato Camillo Pamphilj-Aldobrandini fece portare nella villa
Bel Respiro di Roma moltissimi reperti archeologici di epoca romana
trovati negli scavi del porto o in altri scavi eseguiti nell’entroterra net-
tunese. Insomma, il porto che i nettunesi avevano tanto desiderato
non portò loro quei vantaggi sperati, perché essi di fatto ne furono
esclusi, tanto che più tardi, nel 1746, Benedetto XIV, papa Lambertini,
pressato e sollecitato dalle continue lamentele dei contribuenti si recò
a Nettuno, con il suo segretario di stato, Cardinale Valenti, per render-
si conto personalmente della natura delle ingenti spese di manuten-
zione del porto e si convinse amaramente che sarebbe stato più eco-
nomico ripristinare il vecchio porto neroniano così come avrebbe
voluto fare Clemente VIII e, per evitarne la perdita, incaricò il
Brigadiere Mareschal, ispettore generale dei porti della Francia nel
mediterraneo, di trovare egli una soluzione.
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V. Cornelli, Porto Antico d’Anzio.
Porto Nuovo d’Anzio, 1698-1699.
Papa Benedetto XIV.
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