Pagina 60 - NETTUNO LA SUA STORIA

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stica risiedendovi a lungo da fanciullo proveniente da Fermo dove era
nato da Niccolò Pellegrini, e non quindi a Nettuno, (come al contrario
vogliono G. P. Bellori, G.B. Passeri, H. Posse, A. D’Avossa, B. Tavassi La
Greca e soprattutto Giuseppe Brovelli Soffredini secondo il quale il
padre sarebbe stato il nettunese Giacomo Sacchi), in quanto adottato -
come è stato dimostrato, nel 1977, da Ann Sutherland Harris- da
Benedetto Sacchi di cui prese il cognome, pittore del luogo di medio-
cre levatura; il terzo infine vi ebbe i natali il 21 marzo del 1624.
Tutti e tre, come del resto pochi anni prima, nell’ultimo ventennio
del Cinquecento, Antonio Ongaro, parteciparono e vissero quel con-
trasto in atto nella società che allora andava formandosi dando ad
esso tutti la stessa risposta, ovvero evitando di prendere parte a quel
contrasto e rifugiandosi nell’arte, l’Ongaro intendendola come una
sorta di dilettevole inganno, gli altri come il luogo privilegiato di
una ingegnosa meraviglia, sebbene il Barocco di Sacchi e di Segneri
fosse un Barocco moderato, lontano dagli eccessi di Barocco proprio
della gran parte delle poetiche del tempo: dal marinismo tutto gio-
cato sulla metafora, al concettismo tutto tramato sul paralogismo e
le
agudezze
, si pensi al Gracian e in area italiana al Tesauro e al
Pellegrini.
In questo clima di rinnovamento politico-economico-culturale non
solo si inscrisse la storia di Sacchi che dipinse a Nettuno la pala del-
l’altare della chiesa di S. Francesco situata di fronte alla fortezza fatta
edificare da papa Borgia, chiesa che la tradizione vuole fondata diret-
tamente dal poverello d’Assisi, durante un suo viaggio a Gaeta, e solo
di passaggio quella del Mola, ma anche e soprattutto quella di Paolo
Segneri. Questi, nato a Nettuno, educato nel Collegio Romano, entrò
all’età di 13 anni, precisamente il 2 dicembre del 1637 nella
Compagnia di Gesù, e ordinato sacerdote nel 1653, si distinse e per
aver rinnovato l’oratoria sacra dell’epoca con la sua predicazione in
cui confluivano le letture delle Sacre Scritture, dei Padri della Chiesa
e delle orazioni di Cicerone, e per le sue missioni rurali in Italia con-
dotte insieme con il Pinamonti, per le quali si serviva di un attenta e
studiata coreografia atta a stupire il popolo: dalla processione di peni-
tenza in cui risuonava la sua parola accesa, alla flagellazione corpora-
le che si infliggeva sul pulpito, nonché dalla copiosissima produzione
di testi quali i
Panegirici Sacri
, il
Quaresimale
,
La Concordia
,
La Manna
dell’Anima
,
Il Cristiano Istruito
, etc... La fama e la stima di cui godette
all’epoca lo fecero spesso richiedere come consigliere e/o mediatore di
questioni difficili da risolvere persino da personalità politiche come
quella del Granduca Cosimo III, presso la cui corte a Firenze egli spes-
so soggiornò.
Come dicevo, in questo clima di rinnovamento si inscrisse anche la
storia di Nettuno, la cui situazione politica, ormai stabilizzatasi con il
passaggio del Castello dai Colonna alla Santa Sede, favorì un ben visi-
bile e concreto sviluppo economico. Difatti, almeno sino al 1656,
Nettuno visse un periodo di relativa prosperità economica, grazie
soprattutto alle ingenti somme di denaro ivi confluite e destinate
all’edilizia pubblica e privata.
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Andrea Sacchi.
N
ETTUNO
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LA SUA STORIA
Pala di altare di Andrea Sacchi.
Madonna di Loreto e Santi
nella Chiesa di San Francesco.