Pagina 57 - NETTUNO LA SUA STORIA

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Marcantonio III che appena quattro giorni prima aveva avuto un
figlio da Orsina Damasceni Peretti, al quale era stato imposto il nome
di Marcantonio IV, morì alla giovanissima età di venti anni. Da lì a
otto mesi, il 27 luglio 1596, morì a Roma Felicia Orsini, la vedova di
Marcantonio II e madre sfortunata di Fabrizio che per i lutti che la col-
pirono, (nel 1580 la perdita del figlio e quattro anni dopo quella del
marito), si autodefinì «l’infelice Felicia Orsini». Se con la morte della
vedova di Marcantonio II si concludeva la lunga parabola spesso con-
traddittoria nella sua evoluzione politico-economica della famiglia
dei Colonna sul Castello di Nettuno, miglior sorte certamente non
toccò ai nettunesi una volta passati direttamente sotto il governo della
Santa Sede. Ne è testimonianza una lite sorta nel 1598 tra l’affittuario
di alcune terre, tale Savelli, e la comunità di Nettuno che -come scrive
Vincenzo Monti in un suo documentatissimo saggio- ricorse a papa
ClementeVIII, invocando l’intervento del Cardinale Cesare Baronio
per risolvere la controversia.
Quest’ultimo, il 28 giugno di quell’anno, scrisse ai nettunesi da
Ferrara, assicurandoli della volontà del pontefice di risolvere in loro
favore la lite.
Il 21 maggio 1599, papa ClementeVIII emanò una disposizione, la
Barberina
, detta così perché la sua stesura fu affidata al chierico di
camera Maffeo Barberini, il futuro Urbano VIII, con la quale furono
imposti ai nettunesi nuovi e pesanti sacrifici. Il Consiglio Civico, con
un atto del 22 novembre di quell’anno, proposto dal consigliere Paolo
Segneri, deliberò di andare a Roma con una grande rappresentanza di
popolo, per protestare contro la Barberina.
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Ritratto di Antonio Ongaro che declama l’Alceo alla corte dei Colonna.
(cm 400x260) Comune di Nettuno.
D
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C
INQUECENTO AL
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ETTECENTO
Ritratto di Papa Clemente VIII.