Pagina 54 - NETTUNO LA SUA STORIA

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Una volta ritornato in possesso dei castelli e delle terre degli avi,
Marcantonio II si dedicò con slancio al suo passatempo preferito: la
guerra, soprattutto quella per mare. Grazie a una politica fiscale assai
esosa cui sottoponeva il suo feudo, come testimoniano, del resto, i
Capitula
pubblicati il 17 giugno 1560, lo stesso giorno dello
Statuto
dato ai nettunesi, in cui, a onta del pubblico diritto dei suoi sudditi,
egli mise divieti e balzelli di ogni genere: dalla tassa sulla semina dei
cereali a quella su ogni famiglia, sino ad arrivare a un vero e proprio
inasprimento della morsa fiscale nel 1568, allorché sottopose i nettu-
nesi a soprusi di ogni genere e a tasse ancora più pesanti sotto la
minaccia di gravi pene per chi non avesse pagato, e ancora come si
evince dall’episodio del 1575 allorché ordinò ad Andrea de Vergili,
Camerlengo di Nettuno, di esigere ogni anno dagli affittuari dei suoi
terreni ben 494 rubbi di grano, ovvero circa 44,50 quintali di grano ad
affittuario, -come dicevo- grazie a tale politica fiscale, poté acquistare
tre galee, ponendosi al servizio di Don Garzia di Toledo viceré di
Sicilia e, quindi, partecipando a una spedizione in Algeria e in segui-
to ad altre missioni contro i pirati barbareschi lungo le coste
dell’Africa settentrionale, sino a raggiungere l’apogeo della fama e
della gloria in qualità di ammiraglio della flotta pontificia (grado che
gli era stato conferito nel 1570, una volta tornato a Roma,dopo la pace
di Cateau-Cambrésis, e una volta reintegrato nel seno della Chiesa
cattolica) con la vittoria sui turchi a Lepanto, come luogotenente di
don Giovanni d’Austria, di cui, del resto, ho già dato notizia.
Però l’azione politico-amministrativa di Marcantonio II non si
distinse solo per la sua fiscalità esosa e per il disprezzo nei confronti
dei suoi sudditi che alcune volte lo portarono a non rispettare i diritti
di proprietà, tanto da usurpare alcune terre appartenenti alla comuni-
tà situata precisamente nel territorio di Sant’Anastasia come risulta da
una Deliberazione del 22 novembre del 1579 ad opera di certo
Domenico Guarellino, ma si distinse anche per alcune opere di carat-
tere architettonico come il restauro che fece fare nel 1565 del palazzo
di famiglia nel Borgo, o come quello delle antiche mura del Castello
per non tacere poi della costruzione di altre mura eseguendo, in tal
senso, il Breve di papa Pio IV dei Medici del 7 febbraio 1563 e rinno-
vato due anni dopo, il 10 agosto del 1565.
Mentre si svolgeva la parabola politico-militare di Marcantonio II
Colonna, Nettuno visse tre avvenimenti che segnarono in profondità
la sua storia: il primo di carattere religioso, il secondo di costume, il
terzo, infine, culturale.
Nel 1550, tra l’inverno e la primavera, per sfuggire a una tempesta
di mare durata tre giorni, approdò alla confluenza dell’antica insena-
tura del porticciolo
Caenon
colla foce del fiume Loricina, nei cui pres-
si sorgeva la piccola chiesa dell’Annunziata, la statua lignea della
Madonna col Bambino, o Madonna delle Grazie, che alcuni marinai
stavano trasportando su una nave dall’Inghilterra, specificamente da
Ipswich, a Napoli per sottrarla alla persecuzione iconoclastica, di
Enrico VIII prima, e di Edoardo VI poi, contro i cattolici in seguito allo
scisma anglicano.
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Lastra tombale del Capitano Moretto,
difensore di Nettuno.
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LA SUA STORIA
Il vecchio Santuario, che nel 1550 accolse
l’arrivo della statua della Madonna
proveniente dall’Inghilterra.