entrate, finendo con il rovinare in modo irreparabile quella marina, poi-
ché, non essendovi più la fortezza, Nettuno si sarebbe spopolata e spo-
polandosi i massari di quel Castello sarebbero stati facile preda dei cor-
sari. Ma Giovanni Carafa, nonostante l’opposizione del Duca di
Somma, restò irremovibile nel voler far abbattere le fortificazioni di
Nettuno. A tale pervicace ostinazione i nettunesi si ribellarono e scac-
ciato il presidio francese, sbarrarono l’ingresso del Castello e inviarono
le chiavi a Marcantonio II che si trovava nel campo del viceré di Napoli,
il Duca d’Alba. Questi, su insistenza di Marcantonio II, cui il feudo di
Nettuno stava a cuore poiché da esso traeva tutto il grano e le vettova-
glie per le sue armate, ma soprattutto perché -come scrive in un suo bel-
lissimo saggio Alberto Sulpizi- su quel Castello aveva fatto grandiosi
progetti, ripromettendosi un giorno di armare una propria flotta supe-
riore persino a quella che a Palo tenevano gli Orsini, questi -come dice-
vo-, su insistenza di Marcantonio II decise di attaccare di sorpresa
Nettuno e Ostia, in quanto proprio a Ostia avrebbe potuto porre le basi
marittime della sua spedizione con lo scopo di chiudere, da un lato, la
navigazione del Tevere, e dall’altro, di pressare da vicino Roma. Dopo
una spedizione esplorativa affidata al famiglio dei Colonna, Muzio, che
riuscì a raccogliere notizie sulla scarsa consistenza del contingente fran-
cese a guardia della fortezza, nonché sulla disponibilità delle persone
più influenti del Castello ad accogliere come liberatori gli spagnoli e i
colonnesi, Marcantonio II affidò a Filippo Moretto il Calabrese un con-
tingente di 150 uomini armati al fine di andare in aiuto dei nettunesi.
Giunti a Torre Astura, il Moretto fece spargere ad arte la voce che lo
stesso Marcantonio II stava per arrivare con altre forze. A tale notizia i
nettunesi, preso coraggio, assaltarono il Castello, facendo prigionieri i
pochi difensori. Da Velletri subito si mosse una compagnia di soldati
francesi, ma questi vennero respinti dall’eroismo del Moretto. Nettuno
immediatamente, una volta liberata, si rivelò un punto strategico di
notevole importanza per il Duca d’Alba, in quanto qui poteva ricevere
vettovaglie e munizioni provenienti da Napoli e Gaeta e quindi inviar-
le a Porcigliano e Ostia dove era acquartierato l’esercito spagnolo. Per
difendere il mare di Nettuno si armarono quattro fregate. Ma il nemico
per riconquistare Nettuno e chiudere la via d’acqua alle vettovaglie
inviò da Civitavecchia ben dodici galee francesi. Ancora una volta
l’eroica difesa del capitano Moretto e il valore dei nettunesi ebbero
ragione delle navi francesi, favoriti anche da una forte marea nel frat-
tempo sopraggiunta.
Marcantonio II riuscì a riabilitarsi definitivamente, nonché a ritor-
nare il legittimo signore del Castello di Nettuno nel 1559, con la morte
di papa Paolo IV Carafa, il pontefice che lo aveva accusato di infamia
e tradimento. Difatti, quando fu eletto, il 25 dicembre del 1559, il
nuovo papa, Pio IV, Giovanni Angelo Medici, a questi Marcantonio II
prestò subito atto di obbedienza, offrendo i propri servigi alla Santa
Sede. A suggello della riconciliazione che segnò, dopo quasi cinque
secoli di lotte, il ritorno dei Colonna nella sfera Vaticana, suo figlio
primogenito Fabrizio sposò nel 1562 la nipote del papa, Anna
Borromeo, nonché sorella del Cardinale Carlo Borromeo.
53
Stemma della Famiglia Carafa.
Paolo IV Carafa.
D
AL
C
INQUECENTO AL
S
ETTECENTO