Pagina 13 - NETTUNO LA SUA STORIA

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Questo ha come asse portante il Fosso del Quinto che nasce e scor-
re interamente in territorio nettunese.
Dopo aver segnato, alle Pinete della Campana, il confine con la pro-
vincia di Latina riceve, prima di Cadolino, l’apporto del Fosso
dell’Armellino che nel suo tratto finale modifica il nome in Fosso dello
Sbirro.
Ai Pantani, bassura con sorgive posta tra la Via dei Frati e la strada
per Velletri, vi confluisce il Fosso della Seccia, e prende il nome stori-
co di Loricina. A Santa Maria del Quarto riceve il Fosso Cacamele o
dei Tinozzi, e poco prima della foce il Fosso di Ponserico.
Più modesto è il
bacino imbrifero del Foglino
che, dopo aver raccolto
le acque di due sorgenti, poste nel vicino omonimo bosco, apre con la
sua foce il basso cordone dunale che si snoda verso Astura.
Caratteristiche vegetazionali
I boschi
Il territorio di Nettuno è ancora rappresentativo dell’ambiente fore-
stale che un tempo caratterizzava gran parte della pianura costiera del
Lazio meridionale, dove la foresta mediterranea sempreverde si com-
penetrava con quella a foglie caduche.
Della selva di Nettuno, che agli inizi dell’Ottocento occupava
11.000 ettari, rimangono ancora lembi isolati, ma significativi, come il
Bosco di Foglino
e la
Sughereta della Campana
.
Nel bosco di Foglino dove il suolo è profondo e con discrete possi-
bilità idriche sono prevalenti le querce a foglie caduche come il cerro
(
Quercus cerris
), il farnetto (
Quercus frainetto
) e la farnia (
Quercus robur
– peduncolata
). Lungo i fossi permane qualche esemplare di olmo
(
Ulmus minor
), di pioppo tremulo (
Populus tremula
) e di pioppo cane-
scente (
Populus canescens
). Nel sottobosco è presente la felce aquilina,
il biancospino, il pungitopo, il rovo, l’edera e il ciclamino.
I suoli più rilevati ed asciutti, in genere i più interni, erano ricoper-
ti da un manto sempreverde di lecci (
Quercus ilex
) e di sughere
(
Quercus suber
), con sottobosco di erica arborea, fillirea, corbezzolo,
alaterno e con numerose rampicanti come lo stracciabrache, il tamaro
ed il caprifoglio. Di questi ambienti rimane un bosco di sughere alla
Campana ed una piccola lecceta all’interno di Villa Borghese; esem-
plari isolati di lecci e sughere sono ancora presenti lungo i margini
delle strade campestri.
La compenetrazione di questi due tipi di bosco, a foglie caduche e
sempreverdi, ha portato alla formazione di ibridi come la pseudo
sughera (
Quercus crenata
) e la “Quercus Nettuno”, ritrovata per la
prima volta in questo territorio nel 1988.
Il manto boschivo è completato da alcune pinete di origine artificia-
le, impiantate dalla famiglia Borghese. La più vecchia, risalente alla
metà dell’Ottocento, è nell’interno del parco di Villa Borghese; la
pineta litoranea di Astura e l’altra interna, in località Campana, risal-
gono agli anni 30 del Novecento.
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Foglie di Cerro.
Foglie di Farnia.
Foglie di Farnetto.
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ORFOLOGIA DEL TERRITORIO