Pagina 16 - GEORG KEIL

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all’avanzata del fronte orientale, dove i
combattimenti contro le armate russe sono più
cruenti. Con l’aiuto dei nove prigionieri di guerra
italiani, in fuga subito dopo di loro per rientrare
in Italia, inizia un viaggio allucinante da Graz
verso il Tirolo, dove si sa che arriveranno gli
americani. E’ il viaggio più brutto nella memoria
di Georg. Bisogna attraversare l’ultima zona
ancora in guerra, dove la resistenza dei vinti è più
forte e la pervicacia dei vincitori più incisiva. In
mezzo ai bombardamenti, agli attacchi aerei, in
mezzo a tanti disperati come loro in fuga, in
mezzo a difficoltà di ogni genere. Chi può scappa.
Georg non ricorda quanti giorni ci siano voluti
per percorrere quella distanza in fondo non
eccessiva ma con montagne molto alte, neve,
freddo e cruenti combattimenti. E’ un viaggio
furchtbar
”, terribile. Arrivati nel Tirolo, ad Imst,
vengono ospitati da parenti della cuginetta
Giuseppina che vorrebbero tenere la nipotina con
loro e che, a sua volta, vorrebbe restare lì. Non
sarà facile per la madre di Georg riuscire a tenere
Giuseppina con lei. Ad Imst la guerra, la terribile
guerra comunque è finita, ci si può spostare con
maggiore libertà e sicurezza, i bombardamenti
però continuano altrove e gli alleati stanno
occupando tutto il Reich, la Germania e l’Austria.
Da Imst poi a Innsbruck, tutti e tre, Georg, la
madre e Giuseppina. Restano ad Innsbruck solo
per alcuni mesi, dur an t e i qua l i ad
E l i s abe t h
v i ene
d i agnos t i c a t o
un
gl aucoma . Nel 1946 da Innsbuck i tre “eterni
viaggiatori pellegrini” tornano di nuovo a Graz
dove pensano di stabilirsi definitivamente o,
perlomeno, per un periodo abbastanza lungo.
Anche loro hanno voglia di “tornare a vivere
normalmente”, infatti restano a Graz per due
anni e mezzo. Georg torna a frequentare
regolarmente la scuola e riesce addirittura ad
iscriversi e frequentare per quasi mezzo anno il
ginnasio. Elisabetta è conosciuta per la sua
bravura nel lavoro a maglia e il lavoro non le
manca. In quegli anni, a Graz, la lana la portano
gli stessi clienti ed i suoi guanti senza dita, con
disegni norvegesi, sono molto conosciuti ed
apprezzati. Il lavoro a maglia sarà sempre molto
utile ad Elisabeth, le permetterà di “restare a
galla”, non solo in Austria ma anche nel loro
periodo romano. Nel 1948 la madre di Georg
comincia a coltivare un “grande progetto”.
Anni prima, grazie alla vendita di una
collezione di francobolli, che lei negli anni aveva
raccolto, realizza una certa somma, piccola per la
verità, perché Elisabeth è sì esperta in francobolli,
racconta Georg, ma ignora il loro valore di
mercato e la collezione le viene pagata meno del
suo effettivo valore. Una parte della somma
inoltre serve anche per tirare avanti nei momenti
bui che ogni tanto si frappongono alla routine di
una famiglia che cerca di “tirare avanti” senza
scossoni economici. Il grande progetto consiste
nel lasciare l’Europa per stabilirsi definitivamente
G
IORGIO
P
AGLIUCA
- A
LBERTO
S
ULPIZI
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