Pagina 14 - GEORG KEIL

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G
IORGIO
P
AGLIUCA
- A
LBERTO
S
ULPIZI
italiano prigioniero lo prende sottobraccio e via di
corsa…al rifugio, mentre già cadono le bombe.
Ich habe für das erste Mal geweint
”, ho pianto
per la prima volta, ricorda Georg. Quando escono
dal rifugio non vi è più nulla in piedi; gli aerei
alleati cercano forse di colpire la ferrovia che
corre a fianco della Wienerstrasse ma sbagliano
bersaglio. Poche le lezioni, continui gli allarmi.
Più tempo negli scantinati della scuola che in
classe. Lo scoppio terribile delle bombe e il
“canto” delle schegge che gli ricordano “il suono
di un violino”. Gli torna in mente “
ein komisches
Gebäude
”, un palazzo strano, colpito da un
bombardamento alleato nel 1945, con la sola
facciata esterna ancora in parte intatta e lui che
gioca tra le macerie della casa distrutta con altri
bambini; le stanze “a cielo aperto” e un grande
spadone appeso ad una parete, irraggiungibile.
Un lungo filo nero, semicoperto dalle macerie e
Georg ricorda che dopo averlo tagliato, nel
negozio di alimentari lì vicino non funzionerà più
il telefono. Gli rimane impresso l’abbattimento di
un bombardiere alleato, la sua caduta che per un
po’ sembra avvenire sulla loro casa, deviando poi
e schiantandosi poco vicino: rottami, motori
fumanti, corpi straziati.
Poi la fine del nazismo. Nel Tirolo i nazisti però
non ci sono già più. Se ne sono già andati. La
gente è felice dell’arrivo degli alleati, ed è nella
piazzetta centrale del paesino in attesa.
Nel ristorante della piazza vi sono ancora dei
genieri tedeschi affacciati alle finestre. Gli
americani offrono loro da bere: ma questi non
accettano. L’espressione dei tedeschi è triste. Gli
americani tirano fuori dai loro sacchi molte
bottiglie ed i paesani bevono felici e contenti.
Le armi vengono consegnate agli americani.
Maschere ed elmetti non vanno consegnati e così
diventano i loro giocattoli.
Ricorda la visita degli americani a casa loro e la
madre che aggiusta con ago e filo un passante
della cintura di un soldato e gli altri mi l i tar i che
scherzano con loro. “A noi bambini hanno dato
cioccolate”. Nel 1942 la madre dà le dimissioni
dal riformatorio. Da qualche mese non riceve
stipendio perché “oppositrice del regime”.
Decide di vivere da sola con suo figlio,
n o n o s t a n t e i genitori paterni lo reclamino fino
al punto di citarla in tribunale per incuria, cosa
che la costringe ad una sua contro citazione nei
confronti dei suoceri.
Riceve definitivamente l’affido del figlio.
Georg frequenta il Kepplergymnasium di Graz.
A scuola se la cava. La frequenta fino alla
partenza per l’Italia.
Allo stesso tempo è iscritto alla scuola d’arte
del Professor Cozet. La sua vena artistica
comincia a trovare estimatori ed i primi
rudimenti tecnici che il professor Cozet
trasmette al giovane Georg saranno un bagaglio
culturale che contribuirà fortemente alla
formazione del futuro artista.
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