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RADIZIONI DI
S.A
NTONIO
A
BATE
25
luglio con la partecipazione di molte
Confraternite di sant’Antonio Abate di altri
paesi limitrofi. A
San Marco in Lamis
(Foggia), presso la parrocchia a lui intitolata,
dopo la celebrazione vespertina sul sagrato
della Chiesa vi è la benedizione degli animali
domestici. Secondo antica tradizione la festa
di sant’Antonio Abate segna l’inizio del
Carnevale. Da qui un detto: “a sant’Antonio
maschere e suoni”. A
Filattiera
(MS) Nella
sera del 16 gennaio si celebra la festa di S.
Antonio Abate. Come oramai da tradizione
alle ore 18,00 dopo la funzione religiosa e la
processione del Santo con il tocco della prima
campana si procede con l’accensione dei
fuochi disposti nelle località comunali della
“Porta” e in località “Volpino”. Nel centro
storico, alla “Porta”, accanto al castello
malaspianiano all’ingresso del borgo, i
filattieresi si riuniscono per festeggiare
goliardicamente il santo, tutti intorno al fuoco
a cuocere salsicce e costine con canti e balli in
compagnia di buon vino. Tutt’oggi i contadini
prendono un tizzone ardente e lo pongono
nelle stalle a protezione del bestiame. Parate,
processioni,
giganteschi falò,
prodotti
gastronomici tipici consumati all’aperto, canti,
balli e rievocazioni storiche. Talmente
importante è la figura di Sant’Antonio Abate
nella storia da essere ricordato anche dalla
Chiesa Luterana e da quella Copta. Si tratta
quindi, di una festa folkloristica, oltre che
canonica, tra le più studiate dal punto di vista
etnoantropologico, che trae le sue radici da
tradizioni popolari di antica provenienza.
Religiosità popolare e riti contadini antichi, un
connubio magico che sprigiona tutto il suo
fascino agli occhi di chi partecipa.
Dall’Abruzzo alla Toscana, dal Veneto alla
Campania, dalla Lombardia alla Puglia, dalla
Sardegna al Molise, e in molte altre regioni
d’Itali la festa di Sant’Antonio è qualcosa di
più che una semplice festa Cristiana, ricca di
segni, simbolismi e tradizioni che si perdono
nella notte dei tempi. A
Collerotto
, in Molise,
tradizione vuole che siano gli appartenenti alle
diverse contrade ad innalzare le cataste di
legno che poi, dopo la benedizione del
parroco, verranno incediate a partire da quella
più vicina alla chiesa. A
Casacalenda
, invece,
dopo aver acceso i falò, viene distribuita alle
persone la “pezzente”, una minestra a base di
legumi, che i contadini usavano consumare
nell’attesa che si spegnessero i fuochi.
L’associazione del fuoco con il Santo deriva dal
racconto che vedeva Sant’Antonio recarsi
all’Inferno per sottrarre anime al Diavolo. Ma
oltre ai falò, la tradizione vuole che, dopo la
messa, il parroco imponga la benedizione ai
campi, al bestiame e al raccolto. E’ interessante
come in alcune località questa festa venga
associata al maiale. In
Emilia Romagna
viene
associata alla cerimonia della “smettitura del
maiale”, chiamata anche
fira del bagòin
,
momento in cui il maiale viene preparato per
farne ogni sorta di prodotto, come salumi,
costolette, salsicce, da consumare nel corso
dell’anno, il tutto fatto all’aperto nella piazza.
Il maiale è l’animale che nell’iconografia
tradizionale accompagna da sempre l’Abate.
Ciò deriva dal fatto che all’ordine degli
Antoniani fu dato il permesso di allevare
maiali all’interno dei centri abitati, perché il
grasso di questi animali veniva usato dai