Un nobile gentiluomo, non è gran tempo che restò vedovo, con una figliuola, unico frutto delle sue nozze onorate; e perché la figliuola, troppo vivace, volea per ogni modo ragionar1 con un giovane suo vicino, l'ammonì il padre più volte, e la minacciò, ma senza profitto. E questo medesimo è sempre un gagliardo indizio, per condannare le conversazioni pericolose dei giovani con le giovani, vedere che non si tien da costoro conto veruno delle correzioni, che loro fanno opportunamente i maggiori2. Nella febbre acuta, dicono i medici, che se l'ammalato divenga sordo, apparecchisi da legarlo, perché tra poco il meschino diverrà pazzo, e pazzo ancora furioso: In acuta febri aures surdescere, furiosunfi. Ove, a chi corregge, ri-spondesi: "Non v'è male: non me ne dite più: voglio fare in ciò a modo mio". Si può afferrnare, che se questi amanti non hanno ancor perduto il giudizio, sono in procinto di perderlo bruttamente. Tanto intervenne alla giovane sventurata, la quale continuando la sua libera tresca, giunse a segno di perdere l'onestà11. Né le valse il negare, perché il padre tornato un giorno a casa improvvisamente, vide con gli occhi proprj spettacolo tale, che a non vederlo avrebbe desiderato non aver occhi. Allora mancò poco, che con un pugnale sfoderato non corresse a vendicare l'oltraggio che gli facea la figliuola; ma temperando l'ira, si risolvette di prendere una vendetta più moderata, ma più anche significante. Scacciò di casa subito la malvagia, spargendo nuovas per tutto il vicinato, che ella era morta. Indi, poste a bruno le stanze e la servitù, chiamò i parenti al funerale solenne; e fatta portare una bara6, e sopra di essa una cassa da morti, vestito anch'egli di nero, celebrò il mortorio alla giovane con parole di sommo duolo. Finalmente: "Giacché, disse, la morte mi ha tolta quell'unica mìa figliuola, che doveva esser l'erede del mio lignaggio, conviene trovarne un altro"; e fé' testamento, lasciando il suo ad uno de' suoi più prossimi, con tanta risoluzione, che a chiunque in successo di tempo^ si provò ad intercedere presso lui per quella meschina, non rispose altro mai che queste parole: "La mia figliuola è già morta, parliamo d'altro".
* II Cristiano instruito nella sua legge, Seconda parte, Ragionamento undecimo (ed. cit., pp. 96-104). Il Ragionamento dimostra che 41 peccato da la morte dell'anima^, molto più grave e disonorevole di qualsiasi altra mone. La "morte di colpa- - che supera la "morte di pena- ("del corpo- o "di passaggio", da cui si risorge) e la "morte seconda" (ovvero "del corpo e dell'anima") - si regge su vaste responsabilità sociali e deve esser contrastata con ogni mezzo soprattutto da chi vuole onorare la propria nobiltà, come nel caso di questo inesorabile padre (cfr. par. XIV, p. 102).
1 Ragionar, frequentare.
2 I maggiori: i genitori (lat. maiores).
3 In acuta... furìosum: "Nella febbre acuta le orecchie diventano sorde e (l'ammalato) pazzo...". Si tratta di una nozione di medicina epidemiologica tratta dalle Coacae praenotiones, di Ippocrate, come ci avverte lo stesso autore (nel Seicento circolava una bella edizione parigina di quest'opera, curata da Ludovico Dureto, BilSaine, 1621).
4 Onestà: onore, qui probabilmente con riferimento alla verginità.
5 Nuova: notizia.
6 Bara: Qui, come nella novella V, si intende lettiga funebre o catafalco.
7 In successo di tempo: col passar del tempo.
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