Un cavaliere (sentite caso terribile, e inorridite) un cavaliere chiaro di nascita, ma sordido di costumi, invaghitesi di una certa fanciulla, benché moresca1, se la teneva già da molti anni in casa per suo libidinoso trastullo, poco prezzando le ammonizioni, o severe dei sacerdoti, o piacevoli degli amici. Perocché, per trarsi d'attorno chiunque gli ragionava di licenziarla, rispondea, con maniere austere e sdegnose, un dispettoso "Non posso"; quasi che pretendesse di persuadere esser necessità di natura quello ch'era elezione della libidine. Non volendo egli però ritirarsi dalla perfida compagnia, venne, come accade, la morte per distaccamelo. S'ammala lo sfortunato sul fior degli anni, si abbandona, si colca, ed essendo già dichiarato pericoloso2, ne viene ad esso un religioso a me noto, per disporlo a quel passo estremo. Entra in camera, s'avvicina al letto, il saluta, e con prudenti maniere comincia ad insinuarsi: "Signore, ben m'awegg' io esservi maggiore occasion di sperare, che di temere. Siete per altro fresco di età, vigoroso di forze, sincero di complessione. E molti sono campati di male simile al vostro. Ma molti anche ne sono morti. E quantunque ci giovi il credere, che voi dobbiate esser de' primi, che vi nuoce l'apparecchiarvi3, come se aveste ad essere dei secondi"? "Dite pure, ripigliò l'infermo animosamente, dite quel che conviene che io faccia, ch'io son per ubbidirvi. Ben conosco per me medesimo la gravezza del mio pericolo, maggiore ancor che non dite: e quantunque io abbia menata cattiva vita desidero tuttavia, quant'ogni altro, di sortire una buona morte". Non si può credere, quanto cuore pigliasse il buon religioso a queste parole. Avrebbe voluto venir subito al taglio di quella pratica scellerata, che con suo cordoglio e stomaco eguale, vedea nella camera stessa del moribondo, il quale sotto pretesto or di un servizio, or d'un altro la volea sempre efficacemente vicina. Nondimeno la prudenza gli persuase di andarlo disponendo prima con richieste più facili ad una più faticosa. Gli dice però4: "Orsù dunque, già ch'io per favor divino vi scorgo così bene animato, parlerowi con quella libertà, che mi dettano, e la santità del mio abito, e '1 zelo del vostro bene. I medici unitamente v'han disperato5, però se volete compor le vostre partite, se volete nettar la vostra coscienza, poche ore vi rimarranno". "Tanto più dunque, soggiunge l'altro, affrettiamoci. Che ho da fare"? "Avreste, ripigliò il padre, per avventura alcun creditore, a cui vi convenisse di sodisfare"? "Gli avea, ma gli ho sodisfatti". "Avreste niente d'altrui, che dovreste rendere"? "L'avea, ma l'ho parimente renduto". "E se per i'addietro aveste portato malevolenza ad alcuno, non la deponete dall'animo"? "La depongo". "Perdonate a chi v'ha offeso"? "Perdono". "Vi umiliate a chi avete offeso"? "Mi umilio". "Non volete dunque per ultimo ricevere i sa-gramenti, come conviensi ad uom cristiano, per armarvi centra le tentazioni dell'inimico, e contra i pericoli dell'inferno"? "Volentierissimo gli riceverò, se voi padre, vi compiacerete di amministrarmeli". "Ma sapete pure, che questo non si potrà, se prima non licenziate da voi quella giovane"? "O questo, non posso, padre, non posso". "Oimé che dite? Non posso? Perché non potete? E potete, e dovete, signor mio caro, se volete salvarvi". "Io dicovi, che non posso". "Ma non vedete, che tanto vi converrà partir da lei fra brev'ora? Che gran cosa è dunque, che vi risolviate a scacciare per elezione6 quel che dovrete ad ogni modo lasciar per necessità"? "Non posso, padre, non posso". "Come? Ad un Dio per voi crocifisso, che ve la chiede, non potrete far questa grazia? Egli è per voi lacero, egli è per voi sanguinoso, egli è per voi morto, miratelo: eccolo qua. Non v'intenerisce il vederlo, non vi compunge"? "Non posso, vi torno a dire, non posso". "Ma voi non parteciperete de' sagramenti". "Non posso". "Ma voi perderete il ciclo". "Non posso". "Ma voi precipiterete all'inferno". "Non posso". "Ed è possibile, ch'io non vi debba trar di bocca altra voce? Meschino uditemi. Non è pur meglio perder solo la donna, che perdere, e la donna, e la riputazione, e '1 corpo, e l'anima , e la vita, e l'eternità, e i Santi, e la Vergine, e Cristo, ed il Paradiso, e così essere dopo morto sepolto da scomunicato, da bestia, in un letamaio"? Allora quello sfortunato gittando un crudo sospiro: "Non posso, tornò a replicare, non posso"; e raccogliendo quelle deboli forze che gli restavano, afferrò improvvisamente la perfida per un braccio, e con volto acceso, e con voce alta proruppe in queste precise parole, alle quali io mi protesto7, che niuna aggiungo, ninna levo: "Questa è stata la mia gloria in vita; questa è la mia gloria in morte; e questa sarà la mia gloria per tutta l'eternità". Indi per forza stringendola, ed abbracciandola, tra per la veemenza del male, per la violenza del moto, per l'agitazione dell'affetto, l'esalò su le sozze braccia lo spirito disperato.
* Quaresimale, Predica XI, "Nel Lunedì dopo la II Domenica-' (ed. cit. nella nota ai testi, pp. 182-200). La predica, che si propone di "sgannare insieme e di smuovere quegli audaci che differiscono la penitenza alla mone", nella prima parte agita la minaccia di un 'improvvisa e cattiva fine per chi ha mal vissuto: il demonio, infatti, è sempre in agguato e fa di tutto per distogliere dal pentimento il peccatore in punto dì morte; né Dio è tenuto a concedere in excremis la sua grazia. Nella seconda parte si ricorda che, comunque, gli "aiuti sufficienti" saranno inviati anche agli impenitenti, ma si ammonisce il peccatore incallito con questo terribile racconto dell'ultima ora di un cavaliere (cfr. pp. 197-9).
1 Moresca: di origine araba, e quindi di fede musulmana (ma il termine può anche alludere ai moriscos, Mori di Spagna convcrtiti tardivamente al Cattolicesimo ed oggetto di odio e di persecuzioni).
2 Pericoloso: in pericolo di morte.
3 Apparecchiarvi: prepararvi a morire
4 Però: perciò (qui come spesso altrove, nella prosa del Segneri)
5 V'han disperato: disperano di salvarvi.
6 Per elezione: per libera scelta.
7 Mi protesto: dichiaro in fede.
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