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2004 - CENTENARIO
DI FRA ORSENIGO

DI
FRA GIUSEPPE MAGLIOZZI

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La vita di Fra Orsenigo

 

26 ANNI IN BRIANZA


Il lago di Pusiano nell'alta Brianza

La geografia di fra Orsenigo copre appena quattro località: Pusiano, Firenze, Roma e Nettuno. Nacque il 24 gennaio 1837 a Pusiano, un Comune dell'alta Brianza adagiato sulle sponde dell'omonimo laghetto morenico sito a metà strada fra Como e Lecco.
Al Battesimo, impartitegli nella Parrocchia di Santa Maria della Neve, ricevette il nome di Innocente. Finite le Scuole, aiutò la famiglia a gestire una salsamenteria. A 26 anni, essendo già morti i genitori e ben sistemati i sette fratelli, egli confidò al parroco, don Felice Mariani, il suo desiderio di consacrare la propria vita al Signore nel servizio dei malati.
Dori Mariani, che era parroco di Pusiano dal 1855 e lo conosceva perciò fin da adolescente, ben volentieri l'aiutò a preparare la documentazione richiesta per entrare dai Fatebenefratelli, l'Ordine ospedaliero fondato da san Giovanni di Dio a Granada nel 1539 e diffusosi in Italia fin dal 1574. Poiché gli mancava la Cresima, il parroco il 27 aprile 1863 l'accompagnò a Monza per riceverla dal Vicario Generale Capitolare, mons. Carlo Caccia Dominioni, ed in via eccezionale ottenne di fargli anche da testimone.
Ad ispirare la vocazione ospedaliera dell'Orsenigo fu forse il ricordo ancor vivo di un famoso chirurgo dei Fatebenefratelli nato anche lui sulle sponde del lago di Pusiano, fra Ambrogio Appiani, che entrò Novizio a Tivoli nel 1773 e dopo aver studiato Chirurgia a Venezia e Parigi, esercitò a Corfù e a Zara e nel 1802 divenne Chirurgo Maggiore a Milano, dove morì nel 1827.

 

ALLA SCUOLA DI PADRE NAPPI


Firenze: l'atrio dell'Ospedale
San Giovanni di Dio

Lasciato per sempre il borgo natio di Pusiano, il giovane Orsenigo fu accolto il 18 giugno 1863 dai Fatebenefratelli di Firenze nell'Ospedale San Giovanni di Dio che essi fin dal 1587 avevano in Borgo Ognissanti. L'atrio dell'Ospedale è assai suggestivo, con ai piedi della duplice scalinata le statue della Fede e della Speranza ed in cima, invece della statua della Carità, quella dell'eroe della Carità, San Giovanni di Dio, scolpita da Girolamo Ticciati nel 1738. Orsenigo posò lo sguardo su quella statua e promise in cuor suo che avrebbe seguito il Santo sulle vie della carità. Il famoso chirurgo fra Benedetto Nappi, che Fogazzaro immortalò nelle pagine del romanzo "Malombra", si fermò spesso in quegli anni a Firenze ed avendo notato la forza e destrezza che Orsenigo aveva acquisito a Pusiano nel maneggiare i taglienti, l'addestrò alla pratica dell'allora chiamata "bassa'' chirurgia e specialmente all'estrazione dei denti, che richiede mani con presa possente e ben coordinata.

 

ALL' ISOLA TIBERINA


Roma: Chiesa di San Giovanni Calibita
all' Isola Tiberina

Nel marzo 1867 Orsenigo lasciò Firenze per Roma, dove nell'Ospedale dell'Isola Tiberina, che resterà per sempre la sua Comunità, fu ammesso in Noviziato per la festa di San Giovarmi Battista e da allora fu questo il nome che assunse come frate. Terminato l'anno di Noviziato, la mattina del 9 agosto 1868 emise la Professione Religiosa ai piedi dell'Altare della millenaria Chiesa di San Giovanni Calibita. In essa, in cima all'arco dell'abside, due angioletti sorreggono un cartiglio con in latino la beatitudine promessa dal salmo 41 (40) a chi si prende cura dei poveri malati, cosa che egli seppe fare, con una dedizione senza limiti d'orario, nei restanti 36 anni di vita spesi all'Isola Tiberina. A Firenze il suo Priore, il chirurgo fra Benedetto Nappi, gli aveva donato una dozzina di ferri odontoiatrici e visto che li sapeva ben maneggiare, gli affidarono all'Isola un Gabinetto Dentistico aperto gratuitamente per i poveri e nel quale divenne subito popolare per l'abilità professionale e per il cuor d'oro.

 

 

LA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO


La venuta a Genazzano
(dipinto di J. Schopf 1779)

Nel 1467 a Scutari, una piazzaforte albanese tenuta dai Veneziani ma prossima a cadere in mano turca, un affresco della Madonna del Buon Consiglio si staccò dalla parete e portato dagli angeli volò fino a Genazzano, una cittadina laziale distante 48 km da Roma, fermandosi il pomeriggio del 25 aprile su di una parete della Chiesa di Santa Maria. All'indomani il popolo fece gran festa all'immagine e da allora ogni anno il 26 aprile rimase consacrato alla Madonna del Buon Consiglio, la cui devozione andò rapidamente estendendosi in tutta la Cristianità.
Nel 1787 Pio VI concesse ai Fatebenefratelli di inserire nel loro calendario la memoria della Madonna del Buon Consiglio; e nel 1869 Pio IX accolse la loro richiesta di darvi maggior rilievo liturgico. In quell'anno all'Isola Tiberina era già di Comunità come dentista fra Giovanni Battista Orsenigo, che vi divenne tra i più entusiasti devoti della Madonna del Buon Consiglio ed ottenne dal Superiore di utilizzare le offerte dei suoi pazienti per celebrare ogni anno in maniera particolarmente solenne nella Chiesa del Calibita la ricorrenza del 26 aprile.

 

 

L' INVOCAZIONE PREFERITA


Cappella dell' Ospedale di Nettuno
Madonna del Buon Consiglio

Dal 1871 e fino alla sua morte, ossia per 34 anni, fra Orsenigo riuscì sempre a far celebrare con gran solennità la festa della Madonna del Buon Consiglio, collocandone l'immagine in mezzo all'altar maggiore ed invitando le migliori corali sia per la Messa solenne, sia per la Benedizione vespertina, che si concludeva con il canto delle Litanie Lauretane, a chiosa delle quali fra Orsenigo faceva aggiungere l'invocazione "Madre del Buon Consiglio, prega per noi."
La volta che venne il card. Serafino Cretoni a presiedere il Rito, fra Orsenigo gli chiese di promuovere l'inserimento ufficiale di tale invocazione nelle Litanie Lauretane e davvero costui, appena divenne nel gennaio 1903 Prefetto della Congregazione dei Riti, mise subito allo studio la proposta, che fu infine approvata da Leone XIII il 22 aprile 1903.
In onore della Madonna del Buon Consiglio fra Orsenigo fondò un ospedale a Nettuno, inaugurato nel 1892, nella cui Cappella pose all'altar maggiore la Madonna del Buon Consiglio che tuttora vi è venerata: ha le stesse modeste dimensioni dell'originale di Genazzano, ma circondata da una raggiera di angioletti in ricordo del prodigioso volo del 1467.

 

 

OLTRE DUE MILIONI DI DENTI


Incisione del Vasi con in evidenza
il portone dell' Orsenigo

Erano tanti i pazienti che accorrevano da fra Orsenigo che gli dettero un locale che aveva direttamente sulla strada un suo proprio accesso, ossia quell'ampio portone, ora sempre chiuso, sito tra la spalletta di ponte Fabricio e l'ingresso alla Chiesa del Calibita.
Gli innumerevoli denti che estraeva li andò accumulando in tre cassoni. Ad una verifica del 1903 ve ne trovarono 2.000.744: cifra inaudita, tanto da meritar d'essere citata nel Guinness dei primati.
Ma un brutto male allo stomaco andò minando la salute di fra Orsenigo, che nell'aprile 1904 organizzò per l'ultima volta all'Isola Tiberina la festa della Madonna del Buon Consiglio: sull'Osservatore Romano del 27 aprile il cronista, nel complimentarsi con lui per la ben riuscita liturgia, sottolineava che s'era voluto alzar di letto nonostante la malattia e gli augurava pronta guarigione. Sperando in un miglioramento, fra Orsenigo provò a recarsi nell'ospedale che aveva fondato a Nettuno, dove rese la sua bell'anima a Dio il 15 luglio 1904.

 

 

CONFIDANDO NELLA MADONNA


Santa Maria Goretti
dipinto di E. Santos, 2003

Nell'0spedale che fra Orsenigo aveva fondato a Nettuno portarono verso le otto di sera del 5 luglio 1902 la non ancora dodicenne Maria Goretti, che un bruto aveva crivellato di colpi con un punteruolo. La giovinetta fu operata d'urgenza, ma non disponendosi allora di antibiotici per debellare la sopraggiunta peritonite, spirò alle 15,45 del 6 luglio. In quelle ore di agonia le fu costantemente vicino il cappellano fra Martino Guijarro, che non solo le impartì i Sacramenti ma la incoraggiò a perdonare l'assalitore, tanto che oggi la stanzetta dove santamente morì è stata trasformata in una cappellina dal suggestivo nome di "tenda del perdono". Fra Martino notò la profonda devozione della fanciulla per la Madonna e le propose perciò di iscriversi tra le Figlie di Maria: ella fu felice d'accettare il suggerimento e ricevette con viva emozione la medaglia dell'Associazione. Chi va a Nettuno per venerare l'urna della Santa, vedrà che ha la medaglia al collo ed indossa la bianca uniforme di Figlia di Maria.

 

BENEAMATO DAI NETTUNESI


Nettuno: Sanatorio e Farmacia Orsenigo 1903

Fra Orsenigo fu sempre assai stimato dai suoi Confratelli, che se non poterono nominarlo Priore effettivo di qualche Ospedale per non privare il Gabinetto Dentistico dell'Isola Tiberina della sua figura carismatica, gli conferirono però il titolo di Priore onorario dell'Ospedale che per un tempo ebbero a Cesena.
Non meno beneamato fu dai Nettunesi. Il Comune, grato per il Sanatorio che egli fece sorgere a Nettuno con le offerte da lui raccolte a Roma tra i pazienti, gli conferì nel 1889 la cittadinanza; ed il popolo, ignorando la denominazione ufficiale del Sanatorio, prese a chiamarlo semplicemente Ospedale Orsenigo., tanto più che a lui era comunque intitolata l'annessa Farmacia, sul cui ingresso spiccava a grosse lettere il suo cognome.
Oggi che sull'antico tracciato della ferrovia corre l'ampio lungomare che collega Anzio a Nettuno, chi vi passa non nota più l'insegna della Farmacia Orsenigo, trasferita a piazza Mazzini, ma in compenso il Comune ha denominato Via Orsenigo la traversa che si dirama lungo il fianco dell'edificio e sulla quale affaccia la Cappellina allestita nella stanza dove morì Santa Maria Goretti. La traversa parallela, che si dirama lungo il lato opposto dell'Ospedale, l'ha invece intitolata ad un altro Fatebenefratello, San Benedetto Menni, che potenziò l'Ospedale di Nettuno e nel 1910 ne affidò il Reparto femminile alle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù da lui fondate in Spagna e tuttora presenti nella vicina Casa di Riposo ''Villa Miramare'".

 

TRADIZIONE DENTISTICA


Illustrazioni dal libro del Ferrara
(Venezia 1596)

La tradizione dentistica dell'Isola Tiberina risale almeno al 1599, quando vi fu eletto Priore il celebre chirurgo fra Gabriele Ferrara, autore di un trattato di chirurgia uscito a Venezia nel 1596 e che ebbe per oltre un secolo numerose riedizioni e traduzioni; in esso vari strumenti chirurgici sono non solo descritti con accuratezza, ma anche disegnati ed illustrati, come le due pinze riprodotte qui a fianco, che egli spiega "servono a cavar denti a chi ne ha bisogno, acciò che ognuno possa essercitar la carità a benefìtio delle creature".
In questo spirito di carità auspicato dal Ferrara vari suoi confratelli continuarono a cavar denti non solo all'Isola Tiberina ma anche nei vari altri Ospedali che sorsero in Italia. Ancor oggi persiste il ricordo di alcuni di loro, come fra Pasquale Mariani che dal 1888 al 1925 in Perugia, a somiglianza di fra Orsenigo, raccolse casse di denti; peccato che quelle dell'Isola furono gettate a Tevere e quelle di Perugia finirono ancor più ignominiosamente come brecciolino nel vialetto interno dell'Ospedale!
Altri confratelli rimasti famosi furono fra Michele a Milano; fra Probo e fra Siro a Varese; fra Celestino e fra Antonio a Lodi; ed altri che vedremo più avanti.

 

UN DENTISTA SANTO


Isola Tiberina:
dettaglio del quadro di San Riccardo Pampuri

Con la nuova legislazione sanitaria del 1927 fu esplicitamente vietato al personale paramedico "ogni manovra, cruenta o incruenta, nella bocca del paziente" per cui da allora solo ai Confratelli laureati in Medicina fu consentito continuare ad estrarre denti. Fu per questo che nel nostro Ospedale di Brescia l'incarico fu passato a fra Riccardo Pampini, che era medico e che perciò il 3 maggio 1928 potè ufficialmente informare il Prefetto d'aver iniziato a "dirigere l'ambulatorio dentistico per i poveri annesso alla Casa di Salute Fatebenefratelli". Fra Riccardo, ben lieto d'aiutare i poveri, non s'accontentava di sistemare loro la dentatura ma anche, se li vedeva smunti, offriva loro qualcosa da metterci sotto, però nel modo più discreto possibile, magari celiandoci bonariamente, come quel giorno che venne da lui uri ragazzetto proprio malmesso: egli gli curò il dente e poi, serio serio, gli chiese la parcella. "Ma io non ho soldi!" esclamò il ragazzo, e fra Riccardo, pronto, gli mise in mano due lire dicendogli: "Visto che non paghi tu, pago io!''.
Fra Riccardo, che oggi veneriamo come Santo, morì il primo maggio 1930, ma quella sua breve esperienza odontoiatrica viene ricordata ancor oggi con commozione e c'è chi lo vorrebbe proclamato Patrono dei dentisti, essendosi distinto non solo per la competenza professionale, ma per il garbo e l'amore con cui avvicinava i pazienti.

 

TRA DENTI E GATTI


Isola Tiberina bassorilievi in ricordo
di fra Stanislao Onori

All'Isola Tiberina la tradizione di fra Orsenigo venne ripresa da fra Probo Blumtritt, un tedesco patentato in bassa chirurgia, che però nel 1910 si ritirò per l'età; il Superiore Generale dei Fatebenefratelli, che era san Benedetto Menni, incaricò pel momento un medico laico, cui poi nel 1913 fu possibile affiancare fra Stanislao Onori, che si ritirò solo a 76 anni, nel 1954. Fra Stanislao i ferri li adoperava ed anzi con tale bravura che seppe introdurre modifiche in pinze e leve; e fu tanto instancabile da riuscire ad estrarre fino a trecento denti al giorno!
Quand'era ancora novizio, un giorno che stava porgendo il cibo a Menni, il Santo gli disse celiando: "Vorrei un piatto d'amor di Dio". Fra Stanislao lì per lì rimase perplesso, ma poi nel suo lungo servizio ai malati fu davvero capace d'offrire quel tipo di piatto ai pazienti.
E quando a 77 anni lasciò l'Ambulatorio, prese con lo stesso zelo a prodigarsi nel Refettorio della Comunità, trovando modo d'esprimere amore non solo ai Confratelli, ma anche ai tanti gatti dell'Isola cui era felice di distribuire gli avanzi. Nel 1962, ricorrendo il suo 50° di Voti, il priore fra Silvio Crosato incaricò lo scultore Attilio Ragni d'eternare la figura di questo simpatico dentista e "gattaro" con due bassorilievi in marmo incastonati in una fioriera in peperino lunga cm. 170.

 

 

ALL'ALTEZZA DEI TEMPI


Isola Tiberina: Ambulatorio Odontoiatrico
(foto di Luigi di Cecca)

Nel 1954 la plurisecolare tradizione dentistica dell'Isola Tiberina compi un salto di qualità con l'istituzione di un Reparto Odontoiatrico, che il Primario dr. Enzo Casella organizzò con criteri d'avanguardia. Oggi, in seguito ad una convenzione con l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", il Reparto si è trasformato in Unità Operativa di Odontostomatologia, di cui è Direttore il prof. Alberto Barlattani. L'Unità dispone di 12 letti di degenza e di due per Day Hospital. nel 2002 le ammissioni sono state rispettivamente 1.153 e 203. L'Ambulatorio, che è dotato delle più moderne attrezzature, ha nel 2002 registrato 17.500 prestazioni in convenzione e 14.860 a pagamento; vi vengono praticate tutte le branche dell'odontoiatria, eccellendo per i servizi di protesi, implantologia, pedodonzia ed ortodonzia. L'Unità viene inoltre utilizzata per le attività didattico-formative del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria e del Corso di Laurea per Igienisti Dentali. Riguardo la formazione degli Igienisti Dentali merita ricordare il ruolo pionieristico svolto dall'Ospedale dell'Isola Tiberina che, quando ancora non esisteva la laurea, organizzò per essi corsi professionali riconosciuti dalla Regione Lazio: il primo corso, cui s'iscrissero 45 allievi, prese il via il 19 novembre 1983 sotto la guida del dr. Sabatino Confini





DELEGAZIONE FILIPPINA DEI FATEBENEFRATELLI
Tel: 00632/736.2935 Fax: 00632/733.9918E-mail: ohmanila@ph.inter.net
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