La tradizione è una bellezza da conservare
non un mazzo di catene per legarci.
Ezra Pound
A
LBERTO
S
ULPIZI
267
N
el
medio evo
si hanno scarse notizie
circa
l’efficacia
dei trasporti postali, poi-
ché i mittenti ricorrono a portatori occa-
sionali, più spesso a piedi che a cavallo, i quali
eseguono l’incarico secondo possibilità.
Nel
1300,
segnala Pasquale Vasio nell’opera
“Il Postiglione” (Editalia), Giovanni Villani si
stupisce che un messaggio arrivi in soli 11 gior-
ni dal conclave di Bologna a Parigi per mezzo di
corrieri di mercanti.
Nel
Quattrocento
i corrieri del Fondaco dei
Tedeschi a Venezia, viaggiando a cavallo, giun-
gono in quattro giorni a Norimberga alla media
di 125 chilometri al giorno.
Agli inizi del
Cinquecento
in Europa abbia-
mo, per esigenze politiche, una prima regola-
mentazione oraria dei trasporti postali.
In Italia, non esistono prescrizioni tassative.
Chi ha corrieri propri riesce ad ottenere servizi
solleciti: nel
1513
la notizia dell’elezione di
Leone X viene portata a Firenze dalla Curia
Romana, tramite un corriere in dieci ore, alla
velocità media di trenta chilometri l’ora.
Nel
1522
l’annuncio della Consacrazione di
Adriano VI, già precettore di Carlo V, giunge
all’imperatore che si trova a Trento in sole 50
ore (300 km/giorno). Se non si hanno a disposi-
zione corrieri speciali si sopporta che i traspor-
ti siano lenti e incostanti.
Dalla corrispondenza di Machiavelli con la
Signoria di Firenze, si desume che una lettera
da Roma a Firenze impieghi circa 5 giorni, ma
in seguito le cose migliorano soprattutto nei ter-
ritori imperiali austriaci che impongono un
rigoroso impiego del tempo in ciascuna fase del
viaggio della posta, considerando che i corrieri
conducono i cavalli al trotto anziché al galoppo
a causa del peso dei sacchi postali.
In Italia i corrieri impiegano partendo da
Milano, circa dieci ore per Torino, venti per
Bologna, due giorni e mezzo d’estate e tre e
mezzo d’inverno per Roma, dieci giorni per la
Spagna. E’ celebre per la sua eccezionalità, la
celerità dei corrieri americani addetti al servi-
zio
Pony Express
che coprono in dieci giorni un
percorso di 3200 chilometri.
Con l’impiego delle carrozze postali si sviluppano
i viaggi delle persone ma a scapito della velocità di
trasporto della corrispondenza che si riduce ad una
media fra il messo a piedi ed i corrieri a cavallo.
In Francia, un decreto del
1623
ordina che i
cocchi coprano la distanza di 9 leghe, circa 35
km al giorno d’estate e di 8 leghe d’inverno.
Alla fine del
Settecento,
la velocità delle cor-
riere postali non supera i 6 km l’ora. Nel
1786
Goethe, viaggiando nel nostro paese, si compia-
ce d’aver percorso in 39 ore più di 24 miglia
tedesche alla media di cinque km l’ora.
In Italia, la corriera che nel
1805
impiega 12
giorni per andare da
Roma
a Milano,
nel 1848
copre lo stesso percorso in soli 4 giorni.
Da segnalare che la durata dei viaggi è sem-
pre sensibilmente inferiore al tempo di conse-
gna di una lettera, infatti
nell’Itinerario
Italiano Vallardi del 1816
si segnala che fra
Roma e Recanati, per esempio, la distanza è
percorsa in diligenza in 32 ore mentre le lettere
giungono solo dopo tre giorni.
Bisogna tener conto che nelle tabelle di marcia
delle diligenze non è compreso il tempo occorrente
per il cambio dei cavalli e per il ristoro dei viaggiato-
ri, né per l’attraversamento dei centri urbani, né del
tempo impiegato dagli uffici postali di transito per le
timbrature, che non sono poche. Infine c’è da segna-
lare che le diligenze, come già i corrieri a cavallo,
viaggiano solo una o due volte la settimana, perciò la
perdita d’una corsa provoca una giacenza più omeno
lunga della corrispondenza nell’ufficio postale.
Se c’è l’interesse a rispondere sollecitamente,
si scrive in fretta la risposta ad un biglietto
appena ricevuto onde non perdere la partenza
della diligenza di ritorno.