Pagina 66 - NETTUNO LA SUA STORIA

Versione HTML di base

numerosi ospiti che riceveva nella sua villa tra i quali va ricordato il
famoso archeologo tedesco Winchelmann, spesse volte suo ospite e
compagno. Fortunatamente la gran parte dei pezzi rinvenuti li ven-
dette, il 15 dicembre 1733, al prezzo di 6000 scudi romani, al papa
Clemente XII Corsini, il quale li fece collocare nel museo capitolino.
Una seconda villa venne costruita dal Cardinale Neri Maria Corsini
di fronte al porto tra il 1735 e il 1740, per questo «suo casino al mare
[…] magnifico palagio che torreggia dirimpetto al porto neroniano» il
Cardinale Corsini si avvalse della manodopera di un cospicuo nume-
ro di galeotti, di ciurme e maestranze deputate ai lavori del porto e -
come è stato scritto- di «una fornace fatta costruire da Innocenzo XIII
per gli edifici camerali», nonché di una «grande quantità di materiali
da costruzione prelevati da quel vasto cantiere di rovine romane che
aveva all’intorno».
Certo i 20.000 scudi che servirono per la costruzione della villa anche
se non furono attinti direttamente dal patrimonio del Cardinal Corsini,
dovettero in un certo senso contribuire a incrementare l’economia locale
che già dal 1730 aveva avuto una notevole spinta in avanti, allorché gli
abitanti di Nettuno, che vivevano per lo più di agricoltura, dettero inizio
al disboscamento di una vasta zona dell’entroterra, mettendovi a coltu-
ra un vitigno detto «cacchione» da cui si otteneva una uva dalla cui lavo-
razione si produceva un vino che trovò consenso a Roma, dove veniva
consumato nella bottega di «Falcone» a Sant’Eustachio e di «Padron
Clemente» dietro San Gallicano, e dove giungeva trasportato in carri dai
nettunesi, dopo una sosta notturna a Fontana di Papa.
Sempre nel 1730, precisamente il 22 marzo, morì il Cardinale
Benedetto Pamphilj-Aldobrandini, il Plenipotenziario del porto che
tanta parte aveva avuto in vita per le sorti di Nettuno e dei suoi abi-
tanti, cui successe il nipote Camillo Junior.
Con la costruzione di sontuose ville, con la produzione del «cac-
chione» ottenuto da uva da terre recentemente messe a coltura, si
ebbe un innalzamento del tenore di vita dei nettunesi che, come più
importante e tangibile conseguenza, portò a un aumento demografi-
co tale che, nel 1738, si dovette demolire l’antica chiesa Collegiata
divenuta ormai troppo piccola per la cittadinanza e in più in cattivo
stato, per costruirne un'altra più grande e accogliente che rispec-
chiasse però lo stesso modello della precedente. Di diverso parere è
Giancarlo Baiocco, secondo il quale la Chiesa Collegiata prese il
posto della medievale chiesa di Santa Maria Assunta che, a sua volta,
aveva sostituito una più antica chiesa paleocristiana eretta – come
egli scrive - «per tradizione, nell’area di un tempio pagano, dedicato
al dio Nettuno» La nuova costruzione, realizzata su progetto dell’ar-
chitetto Carlo Marchionni, fu ultimata dieci anni più tardi, nel 1748,
e dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista e alla Vergine
Santissima assunta in cielo, come si evince anche dalla pala
dell’Altare Maggiore dipinta dal viterbese Vincenzo Strigelli, forma-
tosi alla scuola romana di Pietro Conca, il quale l’anno precedente
aveva lavorato per la Parrocchiale di Sant’Angelo Romano, territorio
dei principi Borghese, dove aveva affrescato la volta della chiesa di
66
G. Van Wittel, Veduta di Nettuno, 1710.
Nettuno,
Collegiata dei Santi Battista ed Evangelista,
V. Stringelli, La Vergine in gloria fra i santi
Giovanni Battista ed Evangelista.
N
ETTUNO
-
LA SUA STORIA