ressantissimi, quanto rari, dati, ed aprendo inaspettate prospettive
di ricerca.
Sinora, infatti, almeno a quanto risulta, non erano mai stati indivi-
duati nell’area di Torre Astura resti archeologici appartenenti al perio-
do preistorico dell’eneolitico (età del Rame), mentre erano già noti in
altre aree del Lazio meridionale, a sud del Tevere, dove sono già cono-
sciuti e attestati insediamenti e necropoli di questo periodo, molti dei
quali appartenenti alle cosiddette facies di Rinaldone o di Gaudo. La
scoperta, databile intorno alla metà del terzo millennio a.C., ha, quin-
di, un notevole valore e non solo perché attesta per la prima volta la
presenza di una probabile necropoli eneolitica lungo la costa di
Nettuno. La sepoltura rinvenuta, infatti, non sembra essere isolata.
Il rinvenimento è avvenuto nell’ambito di un intervento d’urgenza,
effettuato congiuntamente dal Comando Carabinieri per la Tutela del
Patrimonio Culturale e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del
Lazio, e ha portato al recupero di importanti e rari materiali archeolo-
gici prima della loro definitiva perdita. Infatti la sepoltura, posta pres-
so l’attuale battigia, era in corso di erosione e distruzione, invasa,
durante l’alta marea, dal mare, il cui moto ondoso aveva già causato
danni, asportando e cancellando definitivamente tutta l’originale por-
zione superiore della sepoltura, che si presentava al momento dell’in-
tervento parzialmente ricoperta da una coltre di sabbia di recentissi-
ma formazione. Tale azione distruttrice è probabilmente da attribuire
anche alle mareggiate invernali di questi ultimi anni.
In tutto il suolo di riempimento presente al momento dell’interven-
to, sono stati rinvenuti, accanto ai reperti antichi, materiali e proiettili
“moderni”, che erano stati trascinati dal mare e deposti anche all’in-
terno del vasellame rinvenuto.
Lo scavo è stato effettuato con attenti criteri stratigrafici, e ha rap-
presentato una vera sorpresa: solo durante l’intervento, quando sono
cominciati ad emergere i vasi del corredo tombale, ci si è resi conto
dell’importanza della scoperta.
La sepoltura era costituita da una tomba a fossa di forma ovaloide
(per quanto è stato possibile accertare nonostante i pesanti fenomeni
di erosione marina), approssimativamente lunga m. 1,70 e larga m.
0,85, scavata nell’argilla.
Al suo interno, direttamente deposto sul sottostante banco natura-
le di argilla, è stato rinvenuto lo scheletro di un adulto, deposto supi-
no, con arti inferiori distesi e superiori flessi sul ventre.
L’inumato era orientato in senso est-ovest, con cranio rivolto a
nord, sebbene non sia possibile stabilire se la rotazione della testa sia
avvenuta in seguito al processo di disgregazione dei legamenti (rota-
zione tafonomica), o spostato da ingressione marina, oppure se faces-
se parte di un prestabilito rituale inumatorio, che prevedeva il direzio-
namento volontario dello sguardo verso un luogo ritenuto sacro.
Molte delle ossa, infatti, non si trovavano più nella loro posizione ori-
ginale, presumibilmente spostate dallo sciabordio delle onde. Lo
scheletro, come anche gli oggetti di corredo, erano totalmente immer-
si in acqua marina, che ha gravemente contribuito alla disgregazione
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I
L GUERRIERO DI
A
STURA
Vasi del corredo tombale.