citato documento del 1426, e sotto questi ultimi iniziò un lento proces-
so di decadimento.
Molte sono le fonti antiche che citano l’intera zona e il suo utilizzo
in epoca romana: Cicerone, Livio, Plinio, Svetonio. Essi descrivono
l’area e ne parlano come luogo di soggiorno estivo, o come scalo, sia
marittimo che terrestre. Livio, in particolare, racconta dell’antica città
di Astura e dell’omonimo fiume, narrando dell’importante battaglia
ivi svoltasi nel 338 a.C. e combattuta dall’esercito romano, guidato dai
consoli L. Furio Camillo e C. Maenio, contro Latini e Volsci. Strabone
riferisce dell’esistenza alla foce dell’Astura di una città e di un appro-
do naturale, e ne sottolinea l’importanza precisando che per chi navi-
gava verso sud si trattava dell’ultimo luogo di attracco possibile sino
a quello del Circeo, essendo il tratto di costa intermedio totalmente
esposto al vento di S.O.
Plinio narra che Caligola da qui si imbarcò per Anzio e, ad infausto
presagio, una remora (pesce d’acqua salata appartenente alla famiglia
Echeneida
.) si attaccò al timone della nave. Qualche tempo dopo l’im-
peratore, giunto a Roma, venne ucciso. Anche per Ottaviano l’area fu
luogo di sventura: come tramanda Svetonio, qui contrasse la malattia
che lo portò alla morte. Stessa sorte toccò a Tiberio.
Le ultime notizie su Astura in età romana risalgono agli imperato-
ri Settimio Severo e Caracalla. Successivamente, le invasioni barbari-
che provocarono il suo abbandono e la conseguente decadenza, dovu-
ta anche ad impaludamenti e alla derivante diffusione della malaria.
Nell’area sono state svolte diverse ricerche archeologiche, soprat-
tutto ricognizioni di superficie. Indagini furono effettuate anche da
Antonio Nibby, che individuò come importante l’area della torre e, al
di sotto di essa, i resti di una villa repubblicana da lui attribuita a
Cicerone, e successivamente divenuta di proprietà imperiale. E’ infat-
ti riconoscibile un nucleo originario e più antico in
opus reticulatum
, e
un successivo ampliamento in laterizi.
Secondo l’Asbhy, invece, i ruderi su cui insiste la costruzione
medievale, e ora parzialmente sommersi dal mare, non facevano parte
delle proprietà di Cicerone, che pure aveva una villa in questi luoghi.
Proprio nell’amata villa di Astura, come Cicerone stesso la definisce
nelle sue lettere ad Attico, egli vide morire la figlia Tullia, tanto che
nacque la leggenda, infondata, che essa fosse stata sepolta nel monu-
mento sepolcrale conosciuto anche come
Torraccio (o Torre) del
Monumento
; egli, inoltre, trovò rifugio in questa sua proprietà, in cui
si recò con il fratello Quinto, quando gli venne annunciato il decreto
di proscrizione.
Numerosi resti di strutture pertinenti a diverse ville costiere e
marittime databili tra la fine dell’età repubblicana e gli inizi di quella
imperiale sono state individuate in tutta l’area, e i resti archeologici
più antichi sinora rinvenuti non andavano oltre l’età del Ferro, con
scarsissime testimonianze precedenti.
In questo ambito si colloca l’importante ritrovamento di una
sepoltura eneolitica, che ha sicuramente contribuito ad integrare la
situazione nota di utilizzo antropico dell’area, fornendo nuovi inte-
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N
ETTUNO
-
LA SUA STORIA
Vasi del corredo tombale.