E’ interessante rilevare come ancor oggi si conservi questo dualis-
mo di attività e di vita del borgo: la parte religiosa naturalmente svol-
ta di fronte alla Chiesa di S. Giovanni, ulteriormente allargata con la
demolizione delle piccole abitazioni di fronte alla chiesa e quindi
messa in comunicazione diretta con il Palazzo, la parte ricreativa
“laica” nella piazza su cui affaccia anche Palazzo Pamphilj.
L’ipotesi di un insediamento romano all’interno delle mura, oltre
alle considerazioni sopra elencate, non può essere avvalorata da
ritrovamenti di ceramiche di epoca romana o resti murari strutturali
importanti, ma ciò non toglie che si potrebbe avviare uno studio più
approfondito “sul campo” per nuove ricerche o addirittura nuove
scoperte chiarificatrice sulla datazione della città. E’ certa invece, la
datazione consolidata, in un periodo compreso tra la fine del VI seco-
lo e l’inizio del VII, quando la popolazione che viveva nei pressi del
porto neroniano, per avere un rifugio in un luogo più alto e quindi
meglio difendibile, si spostò a ridosso del tempio dedicato al dio
Nettuno. Nei secoli successivi, X e XI, due papi si prodigarono nel
proteggere e fortificare l’abitato. Papa Giovanni X riuscì ad aggregare
l’esercito pontificio con le milizie dei ducati centro meridionali e la
flotta bizantina, creando la “Lega cristiana” e sconfiggendo i saraceni
con un’epica battaglia sul fiume Garigliano nel 916; il suo successore,
papa Benedetto VIII della famiglia dei Conti di Tuscolo, approvò la
fortificazione del nucleo abitativo di Nettuno, che gli stessi abitanti
dotarono di mura, torrioni, fossato e bastioni. Si gettarono le basi per
il “
Castrum Neptuni
”. Sotto il governatorato di Roberto Orsini, nel
1380, si porta a termine l’ampliamento del Castello di Nettuno. Le otto
torri della cinta muraria difensiva appaiono oggi tutte, più o meno,
smantellate e deformate. Le difese furono completate dalla parte di
terra deviando con un condotto artificiale l’acqua del Fosso del
Quinto, che oltre a riempire il fossato alla base delle mura alimentava
l’acqua del molino. L’acqua potabile era invece assicurata dall’abbon-
dante flusso della Fontana Vecchia. L’unico ingresso cittadino era
posto all’altezza della facciata del Palazzo Camerale che prospetta su
Piazza Mazzini. Dopo aver superato il fossato con un ponte di legno,
munito di rastelli, si accedeva nel posto di guardia; attraverso altre
due successive porte si poteva infine entrare in Piazza della Rocca, e
per un ripido vicolo, in piazza Colonna, dove prospettava la muraglia
compatta del Palazzo Orsini. Un potenziamento difensivo fu operato
intorno al 1625 da Urbano VIII con la costruzione del baluardo di sud
est. Nel tardo Ottocento, dopo aver interrato il fossato, fu aperto l’in-
gresso di levante dove in precedenza vi era una piccola posterla, detta
il
buco
, ed in epoca fascista quello di Via del Quartiere, sotto il baluar-
do di terra. Il cammino di ronda sopra le mura, dopo essere stato
interrotto nel Seicento dal Palazzo Pamphilj e da quello dei Segneri, è
stato in gran parte invaso da altre costruzioni private. Dopo il poten-
ziamento di Urbano VIII furono posti sulle mura due stemmi del pon-
tefice; uno nel nuovo torrione di levante in coppia con quello di mon-
signore Pier Donato Cesi ed un altro più spostato verso ponente;
questo secondo stemma papale è oggi scomparso.
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Torre e mura di terra
nella prima metà del Novecento.
di R. Alfonsi.
Demolizione delle case antistanti
la chiesa di San Giovanni.
I
L
“C
ASTELLO
”
DI
N
ETTUNO