G
EORG
K
EIL
Nettuno 2010
Sembra un ragazzo, con i suoi settantacinque
anni. Mentre è al timone della sua barchetta a vela
sa essere un fiume in piena nel raccontare la sua
vita, quando non si lascia cullare, in silenzio,
dallo sciabordio delle acque lungo la fiancata
della sua barca.
E’ una barchetta diversa da quelle che faceva
nei suoi primi anni italiani. Non è un veliero a tre
alberi e con le vele spiegate, è una Alpaesse, una
barca piccola e maneggevole, che ha già qualche
annetto ma che sa essere anche molto
“malandrina” se non si è pronti a reagire alle
improvvise raffiche giocando con il boma o con il
timone. Georg racconta di varie “scuffiate” e di
una che ha risolto solo con l’aiuto di altri.
Non prende più di frequente la sua barchetta,
ma quando è a bordo non scenderebbe mai.
Anche con questa è un autodidatta ed è autosuf-
ficiente. Sa come tirare il sartiame, come armarla
e come disarmarla da solo, come riparare i danni,
anche un piccolo squarcio prodotto dalla caduta
di un altro scafo durante una tromba d’aria. Sa
come prepararla alla pausa invernale e alla buona
stagione.
Conosce i nomi di tutte le parti della barca,
alcuni solo in italiano. Arriva in mattinata allo
stabilimento “Le Sirene”, dove è socio, con la sua
vecchia bicicletta e le sue cose, porta la barchetta
a riva e, da solo o in compagnia, “sparisce” per
alcune ore nel mare di Nettuno. Da riva si vede
solo una piccola vela bianca, una delle tante
barche in acqua.
Da mare Georg vede la sua costa, vede
Nettuno con il nuovo porto che lui non ama
molto. Come tutti i vecchi nettunesi ricorda con
nostalgia il mare davanti la marciaronda, lo
scoglio Orlando e la scogliera sotto il Comune,
posti e nomi ormai patrimonio dei ricordi e della
nostalgia di pochi vecchi nettunesi.
Mentre governa con mani e gesti sicuri il
vecchio timone di legno, se chi è a bordo con lui
lo chiede, racconta di sé, della sua vita e se l’inter-
locutore conosce il tedesco allora racconta più
volentieri, passando dall’italiano al tedesco per
ritornare poi all’italiano e poi nuovamente al
tedesco... e avanti così, dipende dall’argomento
che racconta se è più vicino alla sua indole
austriaca oppure italiana. “Volevo essere
semplicemente accettato per quello che sono.
Sarebbe stato utile prendere la cittadinanza
italiana ma avrebbero comunque continuato a
chiamarmi il tedesco. Ora quando mi chiedono se
sono tedesco, rispondo che sono nettunese”. Ogni
tanto va al mare per fare il bagno. Ottimo
nuotatore da sempre, è abituato a lunghe nuotate
al largo ed ai rimproveri dei bagnini che a volte lo
raggiungono con il pattino di salvataggio per
salvare qualcuno che non ha bisogno di essere
salvato e che sta benissimo laggiù in mezzo
all’acqua, per lui elemento naturale.
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