Pagina 34 - GEORG KEIL

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G
IORGIO
P
AGLIUCA
- A
LBERTO
S
ULPIZI
L’amica poi gli restituisce il cucciolo e questo
Georg lo terrà. “Allevavo i cuccioli con
responsabilità, quando potevo”. Nella nuova casa
dove si trasferiscono, nella zona di Cretarossa
accadrà ancora una volta “il fattaccio”: un cane
randagio, dopo aver saltato il recinto divisorio del
giardino di Georg, ingravida la sua cagnetta.
Georg se ne libererà come la prima volta. Ma
qualcuno questa volta lo denuncia. Arrivano da
Roma due agenti della Protezione Animali che gli
chiedono come se ne sia sbarazzato. Georg,
pensando che la cosa sia permessa come in
Austria, racconta per filo e per segno della botta
in testa, per non farli soffrire, e del secchio
d’acqua per annegarli. Il seguito sarà una
denuncia alla Pretura di Anzio “per aver
soppresso crudelmente sette cuccioli neonati”.
L’avvocato Verlezza, amico dei fratelli Barattoni,
consiglierà a Georg di fare opposizione.
L’avvocato Verlezza difende Georg che ancora
ricorda una sua frase: ”Loro, i Keil, sono meglio
di noi. Noi abbiamo i mezzi e facciamo poco per i
cani abbandonati, loro non hanno i mezzi ma li
aiutano ugualmente”. Nel frattempo si viene a
sapere che “gli ignoti” che hanno denunciato
Georg altri non è che il signore ebreo, già loro
padrone di casa che non ha accettato le proteste
della famiglia Keil la quale, arrivata l’estate e i
villeggianti con i soldi, viene relegata in una
soffitta isolata, calda e piccola, dal difficile
accesso con una scaletta a chiocciola, non
rispettando gli accordi presi. Ad ogni loro giusta
recriminazione li apostrofa quali “nazisti”.
Spesso, per non incontrarlo, Georg entra in casa
da una finestra.
Ricorda che quando la madre va a protestare
con il signore ebreo lui le risponde con una frase
che Georg ancora rammenta “Chi ha il colpo in
canna spara, adesso ce l’ho io”. Arriva il giorno
del processo per la soppressione dei cuccioli.
Oltre all’avvocato Verlezza in qualità di difensore,
c’è anche una delegazione del Consolato
Austriaco di Roma, presente al processo “per
contribuire a difendere un cittadino austriaco
denunciato per vendetta”. I Barattoni andranno
da un loro amico, il maresciallo in pensione Ripa,
per raccontare come i Keil siano tutt’altro che
nazisti ma, a loro modo, vittime del nazismo. Sarà
il maresciallo a spiegare al padrone di casa: “Fate
un grosso sbaglio, quelli sono vittime della
guerra”. Georg non sa come, ma i due agenti della
Protezione Animali, al processo, dichiareranno di
aver forse capito male la deposizione di Georg o
forse Georg ha compreso male le domande. Tutto
terminerà con un nulla di fatto: problemi
linguistici . La sentenza, a due anni
dall’accaduto, è: “Assoluzione per mancanza di
prove”. Georg, ad anni di distanza, ci tiene a
precisare, addirittura con un suo scritto:”…sono
un uomo pieno di difetti ma appassionato
conoscitore della storia, perciò senza paraocchi
ideologici o razziali.
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