Nettuno è il mio paese
“
Nettuno ist mein Zuhause, meine Stadt
”,
Nettuno è il mio paese, la mia città. “Avrei però
molto da dire ai miei concittadini nettunesi su
tutto quello che c’è a Nettuno, che ha un valore
unico e che va tutelato. Ricchezze che lo
distinguono e che altrove non ci sono”. Così si
esprime oggi Georg sulla sua città, Nettuno. Nel
1954 Georg e la mamma Elisabeth lasciano Anzio
e si stabiliscono a Nettuno. A tempo perso Georg
comincia a fare qualche quadro a tema libero con
l’inchiostro di china. Già da piccolo è
appassionato di antiche navi a vela e velieri, di
mari in tempesta, di battaglie navali. Ed ama
anche i paesaggi marini di Anzio e Nettuno.
ANettuno inizia le sue scorribande all’interno,
non più solo lungo la costa. Da sempre
interessato a tutto ciò che sa di storia, inizia a
visitare la campagna nettunese con occhio attento
alle antiche vestigia che si incontrano. In questo
viene consigliato anche da don Vincenzo Cerri.
Georg scopre, tra l’altro, i sotterranei del Borgo
medievale che, gli raccontano, un tempo esser
stati deposito per i cereali dell’antico popolo
volsco, infatti piazza Mazzini anticamente era la
piazza dei Pozzi di grano. Al pittore Georg Keil,
Nettuno non può non piacere e cos ì a i suoi
di segni prefer i t i , il mare e i vascelli al vento,
si aggiungono, adesso, Nettuno ed Anzio, con i
loro più svariati e caratteristici angoli. “
Meer und
Landschaft, sie passen nicht gut zusammen
”, mare e
paesaggi di campagna non stanno bene insieme.
Ma a Georg piace così.
E piace anche all’oste del ristorante “Pizzotto”
che gli ordina due quadri, il primo una tempesta
con i velieri e il secondo, un quadro del Borgo
visto da levante, prima del porto, col mare che si
infrange a riva, sugli scogli. Pizzotto è anche un
grande acquirente di barchette, come anche un
suo parente, gestore di un ristorante in via
Romana.
“Nettuno era prevalentemente rurale, al
contrario di Anzio, che era un posto per
signori, racconta Georg, e i nostri rapporti con
i nettunesi non saranno sempre facili. Non
eravamo turisti e non eravamo ricchi ed i
nettunesi non sapevano come considerarci, se
come turisti, però squattrinati, o come paesani,
che però parlavano e si comportavano non
proprio come loro ma un po’ da stranieri, da
forestieri. Non eravamo turisti ma gente normale,
quasi povera, bisognosa di guadagnarsi la vita
come tanti altri nettunesi in quel periodo difficile
del dopoguerra”. Tuttavia anche a Nettuno,
Georg conosce “persone di grande valore” come i
fratelli Guido ed Elfo Barattoni, i primi grandi
fotografi nettunesi, che danno alla fotografia il
posto che le compete, quello di opera d’arte.
Grazie a loro Georg ha ancora immagini di
molte sue opere di quel periodo. “E furono
sempre i fratelli Barattoni ad incoraggiarmi nel
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