qualcosa e lei mi ha comprato una grande
quantità di barchette, Lo faceva per aiutarmi.
Conosceva il mio bisogno di guadagnare quattro
soldi”. Ad Anzio Georg conosce e frequenta
“Garzia padre” proprietario del ristorante
“Garda”, che dà sul porto.
“Ennio Silvestri, altro mio estimatore ed
acquirente. Non aveva tanto tempo per me,
sempre occupato come direttore dell’Ente
Turismo di Anzio, ma avevamo un ottimo
rapporto”.
“Ho tanti bei ricordi legati a diverse persone:
Amerigo Salvini, un benemerito, molto
importante per me e che ha parlato di me alla
radio locale, grazie a lui, mi sono state
commissionate delle vedute di Anzio; ne ho
preparate quattro, in una cartella, ma purtroppo
non le hanno poi volute ed io le ho regalate a Don
Vincenzo Cerri.
E poi Patrizio Colantuono, già da allora
impegnato con le sue ricerche di fotografie,
libri e storie di Anzio, e anche suo fratello, Ennio,
che gestiva il Bazar in piazza Pia, altro importante
acquirente di barchette”.
Georg non dimentica il molo di Anzio, l’arrivo
dei pescatori, la gente del porto, le grida incom-
prensibili in dialetto, gli odori, dove quello del
pesce sovrasta tutti gli altri in tutte le stagioni
dell’anno. Gli piace, come gli piace ancora oggi,
“l’ambiente marinaro”, un ambiente che gli
fornisce l’ispirazione per molte opere.
La gente di Anzio è cordiale con loro anche se
qualcuno, a sproposito, esclama: ”Sti tedeschi!”.
La reazione di Georg e sua madre è sempre:
”Siamo austriaci!”. A questa risposta Georg
ricorda le facce perplesse dei “portodanzesi” e il
commento di alcuni:”Ah, non sono tedeschi”,
dimostrando i propri limiti geografici e storici.
“Ma tutto si calmava e tutto andava bene”.
Passa molto tempo nella parte alta dell’Arco
muto, là dove lo sguardo può spaziare senza
limiti e senza confini, sempre con il suo
fedele cane. Lì si appollaia a intagliare gli scafi
per le barchette che poi a casa rifinisce.
Una cosa che colpisce molto Georg è il
disinteresse verso la magnificenza dei resti
romani dell’Arco muto, oltraggiati dall’incuria e
dalla spazzatura che, in un periodo, viene
addirittura gettata “a camion” dall’Arco muto fin
giù, in acqua.
“Lo scenario delle mie giornate ad Anzio era
l’Arco muto con i suoi ruderi che mi
affascinavano, poi Tor Caldara e Lavinio” la costa
dei Cesari intrisa di romanità fino al midollo.
A Tor Caldara Georg scava e trova il fondo di una
lucerna con raffigurate tre maschere del teatro greco.
G
IORGIO
P
AGLIUCA
- A
LBERTO
S
ULPIZI
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