Gaetano Valeri,
era figlio di Filippo e
Amelia Benedetti e fratello di Lucia, Rosa, Egle
e Nannina. Il padre gestiva una trattoria con
giardino in Piazza della Sgrillara ora Piazza
del Mercato dove oggi vi è una gelateria; più
tardi prese in gestione lo stabilimento balneare
del “Vittoria”. Gaetano era di carattere
gioviale, devoto alla Madonna, e frequentò da
piccolo la chiesa di S. Giovanni, facendovi
anche il chierichetto. In origine abitava in
Piazza Segneri da dove con una scusa o
un’altra si squagliava per stare sempre in
mezzo ai preti. Divenne presto pratico delle
funzioni e processioni religiose. Lo si vedeva
sempre vestito di scuro, vicino o a fianco
dell’arciprete, come se fosse un camerlengo.
Quando sposò la bella Ada Venturi, di Anzio,
insieme a lei mise un emporio sull Piazza
Umberto I°, nell’ex Palazzo Camerale (dove
una volta vi era la guardia del Borgo) ed ora è
Piazza Mazzini. L’Emporio oggi è tenuto da
Luigi Colantuono, suo nipote, con gli articoli
sportivi. Ma le cerimonie religiose lo
affascinavano preminentemente e all’emporio
lasciava la moglie. Si dedicava interamente e
prevalentemente alle opere benefiche della
parrocchia, del Comune e di altri Enti pubblici.
Sempre di umore scherzoso, compose una
preghiera a S. Francesco, del cui ordine era
“terziario”, che si riporta qui sotto per intero e
che inviò alla moglie per farsi meglio capire e
perdonare.
Preghiera a S. Francesco
Tu lo sai, S. Francesco mio, / che de mi
mojete voglio più bene io.
Se t’è venuta a Assisi a visità / Te prego,
nun me la fà più ritornà, /
Senza che te lo dico, tu lo sai / che a casa
nun se sta zitta mai /.
E se sta croce ancora dovrò portà almeno
muta fammela ritornà!
So certo che diventerei un vero santo / e me
la mandi
presto a camposanto!
Così me sarverei l’anima mia. / Te prego, S.
Francesco. E così sia.
Io credo che sia fio de S. Francesco chi della
moje se ne sta lontano; /
perché, se s’avvicina, se ne sta fresco! / Con
“affetto, alla cara moglie. (Valeri Gaetano).
Fu anche il promotore nella polisportiva
della prima squadra di calcio del Nettuno.
Essendo del Comitato festeggiamenti di S.
Antonio Abate,
istituì la corsa ai
maccheroni”, consistente in una corsa
podistica, che partiva dalla Piazza S.
Francesco, attraversava Piazza Umberto I°,
passava davanti il Municipio, girava per Via
C. Colombo e dopo aver superato Piazza
della Stazione, risalendo per Via Cavour a
Via Sangallo, per rientrare a Piazza San
Francesco dov’era il traguardo. I primi cinque
classificati, legati con le mani dietro le spalle,
dovevano salire su di un palco, dove era stato
preposto un tavolo con cinque catini di
coccio, di quelli smaltati di verde, colmi di
spaghetti fumanti, con due dita di sugo
sopra, che dovevano essere mangiati nel più
breve tempo possibile, per vincere.
In quel
periodo, intorno all’anno 1934, chi vinceva
sempre la gara podistica era Pierino, che alla
prova dei maccheroni però, perdeva punti,
anzi arrivava per ultimo, perché se li
pasteggiava proprio con tutto gusto.
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N
ETTUNO
, F
EDE E FOLCLORE NELLA FESTIVITÀ DI
S.A
NTONIO
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BATE