Pagina 15 - S ANTONIO ABATE

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ITA
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RADIZIONI DI
S.A
NTONIO
A
BATE
13
Proverbi e modi di dire
Esiste, riferita a Sant’Antonio, una sorta di
giaculatoria scaramantica, abbastanza diffusa
a livello popolare, nella quale si invoca il Santo
per ritrovare qualcosa che si è smarrito.
Questo modo di dire si trova nei luoghi dove
c’è tradizionalmente maggiore devozione al
Santo, e si declina in modi differenti secondo i
dialetti e secondo la tradizione. Uno dei modi
più strutturati si trova nel Comune di
Teora
,
in Irpinia e dice: “
Sant’Antonij Abbat’ cu rr’
ccauz’ arrup’zzat’ cu lu cauzon’ dd’ vullut’ famm’
truvà quedd’ ch’ agg’ p’rdut’
“, traducibile
letteralmente in italiano come “
Sant’Antonio
Abate, con le calze rappezzate, con i pantaloni di
velluto, fammi ritrovare ciò che ho perduto
“. In
questa cittadina si tiene annualmente il “falò
di Sant’Antuono” presso la chiesa di San Vito
ove alloggia la statua di Sant’Antonio Abate.
Il riferimento all’abito di velluto diventa più
generico,
sempre al sud,
nel detto
Sant’Antonio di velluto, fammi ritrovare quello
che ho perduto
“. A
Varese
, in Lombardia, la
festività di sant’Antonio Abate - qui detto
sant’Antonio del porcello - è molto sentita; qui
il detto si declina in “
sant’Antoni dala barba
bianca famm’ truà che’l che ma manca,
Sant’Antoni du’l purscel famm’ truà propri che’l
(ossia “
sant’Antonio dalla barba bianca fammi
trovare quello che mi manca, sant’Antonio fammi
trovare proprio quello
“). Più in generale, al nord
l’espressione si limita a “
sant’Antoni dala barba
bianca fam trua quel ca ma manca
“. In
Piemonte
è invece diffusa l’espressione “
sant Antòni pien
ëd virtù feme trové lòn ch’i l’hai perdu
“ (ossia
sant’Antonio pieno di virtù fammi trovare quel
che ho perso
“), anche se in questo caso il detto
non è chiaramente riferito all’uno piuttosto
che all’altro Santo (
S.Antonio da Padova
). Nel
già citato Comune di Teora si usa dire “
Chi
bbuon’ carnuval’ vol’ fà da sant’Antuon’ adda
accum’enzà
“, (ossia “
chi buon carnevale vuole fare
da sant’Antonio deve iniziare
“) e “
Sant’Antuon ...
masc’ch’re e suon’
“ (ovvero “
Sant’Antuono.....
maschere e suoni
“). Si dice anche “Per S.
Antonio abate, maschere e serenate”. In
Veneto
vige il detto
“a Nadal un passo de gal e a
sant’Antonio un passo del demonio”
riferendosi
al progressivo allungamento delle giornate.
Nella tradizione contadina
umbro-
marchigiana
,
sempre in riferimento
all’allungarsi delle giornate, si usa dire “
a
Natale ‘na pedeca de cane a Sant’Antò un’ora ‘vò
(“
a Natale un passo di cane a Sant’Antonio un’ora
in avanti
“). Ugualmente in
Serrano
si dice “
A
Sent’Endon ‘llong n’or
“, con riferimento al fatto
che a partire dal 17 gennaio, la durata media
del giorno, inteso come ore di luce, è di un’ora
in più rispetto al giorno più corto,
tradizionalmente fissato nel giorno di Santa
Lucia, ossia il 13 dicembre. In
Piemonte
si
dice: “
sant’Antoni fam marié che a son stufa
d’tribilé
“ (“
Sant’Antonio fammi sposare che sono
stufa di tribolare
“), invocazione che le donne in
cerca di marito fanno a sant’Antonio per
potersi presto sposare. In
Napoletano
si usa:
Chi festeggia Sant’Antuono, tutto l’anno ‘o pass’
bbuon
“. A
San Polo dei Cavalieri
si dice:
Sant’Antogno allu desertu se magnea li maccarù, lu
diavulu, pe’ despettu, glji ‘sse pià lu forchettò. …
Sant’Antogno non se ‘ncagna: collemani se li magna!!!“
è una filastrocca che viene insegnata ai bambini del
paese per far capire loro che la necessità aguzza
l’ingegno e che con l’umiltà si può fare tutto.