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Muore il 6 maggio 1970, stesso mese e
stesso giorno del papà di Marietta.
Nella memoria collettiva, con i suoi
risvolti culturali, quando si racconta di
un personaggio che ha terminato i suoi
giorni in modo tragico, potrebbe
verificarsi di solito la seguente
situazione.
i posteri che rivisitano la sua
esperienza umana, amano fermare la loro
attenzione su di un flash-symbol che per
la sua carica emotiva si impone sugli
altri. Di solito la morte o i momenti che
la precedono.
l’interesse viene calamitato in quell’arcipelago dove commozione
e sentimento dominano sovrani. Nella cineteca dell’immaginario, di
frequente però un fotogramma subisce un tale ingrandimento da
coprire l’intera sequenza del film.
la ricerca della sintesi inoltre sembra offrire vantaggi solo
all’apparenza. Sono motivazioni inconsce, elaborate in una
vastissima gamma di esperienze vissute, ma dalle quali a nostro
parere conviene prendere le distanze.
Con l’andare del tempo, quando i contorni del personaggio in
questione divengono più sfumati, il ricorso al flash-symbol che
dovrebbe “racchiudere” una vita, rivela risvolti devianti.
Staccato dal contesto, tagliato dalle sue radici, esiliato dalla sua
terra, quel fotogramma diviene storia a sé.
Un primo risultato è quello di condurre lo spettatore a
confrontarsi con un leader astratto e senza corpo. Un approccio
talmente appesantito dal suo stesso spessore straordinario, da
apparire lontano e irraggiungibile.
ora quell’uomo e quella donna sono “eroi” dai messaggi
indecifrabili, fino a divenire vuoti ed inutili. il tipico odore dei fiori
di plastica.
Nessuna meraviglia se questo fenomeno ha investito come un
boomerang il personaggio Maria Goretti.
la retorica tentazione dello slogan, l’etichetta che deve
“racchiudere una vita”, il ripiego su messaggi tratti dalla fiera del
l’
iCoNoGrafia e la Storia Di
S. M
aria
G
oretti