A
lla fine del secolo scorso, il municipio si trova
in uno dei più antichi edifici di Nettuno, pre-
sente costantemente nella cartografia del
territorio e nell’antichità sede di residenza della
famiglia Colonna, casata nobiliare discendente dai
Conti di Tuscolo, proprietaria per quasi due secoli,
dall’inizio del 1400 fin quasi al seicento, del territo-
rio di Nettuno, fatto salvo il biennio 1501-1503, in
cui subirà la confisca dei beni da parte dei Borgia.
Il palazzo, già esistente al tempo degli Orsini,
viene ingrandito ed abbellito dai Colonna nella tipo-
logia architettonica che ancora adesso possiamo
osservare; importanza che rimane anche sotto la
giurisdizione della Reverenda Camera Apostolica.
Nel 1831 entrerà a far parte dei beni della fami-
glia Borghese, acquistato da don Camillo anche se
non sarà mai usato come abitazione in quanto i
Borghese gli preferiranno Villa Costaguti.
L’attuale palazzo Municipale, al numero 37
di viale Giacomo Matteotti ha poco meno di un
secolo di vita, da quando il consiglio comunale
decide di trasferire la sede del municipio dagli
storici ma poco pratici locali di palazzo
Borghese, al nuovo edificio dov’è tuttora.
Un parto difficile, andato avanti dal 1895 al
1915, fra dibattiti e adempimenti burocratici,
vicende giudiziarie e ritardi tecnici.
In questo periodo l’ambizione più grande per il
paese è che il comune abbia una sede propria, con
una dignitosa sala di rappresentanza ed i locali di
palazzo Borghese tenuti in locazione per un cano-
ne di duemila lire l’anno, appena sostenibile, non
risulta, nonostante il peso della storia, all’altezza.
La data fondamentale, per le sorti del futuro
municipio di Nettuno, sarà quella del 23 aprile 1906,
quando il sindaco Angelo Combi comunica che
i fra-
telli delle scuole cristiane, proprietari del fabbricato
iniziato e non ultimato in via Durand de la Penne
avevano stabilito di vendere il fabbricato stesso
e pro-
pone quindi di acquistare il fabbricato seppur allo
stato grezzo per progettarvi laResidenzaMunicipale.
La Domenica del Corriere del Marzo 1912
pubblicherà la foto della nuova sede del Palazzo
da poco terminato ed inaugurato, solo nella
breve vita del comune di Nettunia sarà sposta-
to presso il
paradiso sul mare.
Si presenta, secondo uno studio dell’architetto
Cesare Puccillo in
Il palazzo municipale, lo stemma
ed il gonfalone di Nettuno,
del 2003, con uno sche-
ma tipico del palazzo di rappresentanza, libero su
tutte e quattro le facciate, di stile rinascimentale.
Elementi medioevaleggianti come il corona-
mento a sporto su beccatelli raccordati ad archet-
to, e la torre dell’orologio, che ripete lo stesso
motivo, provvisto di merlatura guelfa, ci riman-
dano ad esempi tosco-umbri
.
L’edificio presenta peculiarità proprie: la rei-
terazione dello stesso prospetto sulle quattro
facciate e due principali fronti d’affaccio.
Il contesto urbano ne esalta la felice colloca-
zione e il valore architettonico: il mare a sud, ad
ovest il monumento ai caduti del Bazzani (ora
copia del Bruni) con la piazza per le cerimonie,
ad est, piazza dei martiri di Nassyria, mentre a
nord, edifici e parcheggi.
Gli interni sono sobri, lo scalone presenta pochi
elementi artistici; degna di nota al piano nobile, la
sala Giovanni Serra, quasi una galleria d’arte con
numerose opere pittoriche tra cui quelle di
Lamberto Ciavatta e di Giuseppe Brovelli Soffredini
mentre, allo stesso livello teche espositive si arric-
chiscono sempre più di preziose opere letterarie
come codici, incunaboli, documenti iconografici. Il
recupero del patrimonio culturale del paese, nasce
da un progetto del dott. Benedetto La Padula,
Cento
Libri per Nettuno,
tramite il quale, nel corso degli
ultimi anni sono stati ritrovati circa ottocento volu-
mi riguardanti il nostro territorio e pubblicati mol-
tissimi lavori nelle
edizioni del Gonfalone
in collabo-
razione con studiosi ed appassionati del territorio;
catalogati da Sandro Tofani sono a disposizione dei
cittadini presso il comune di Nettuno.
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A
LBERTO
S
ULPIZI
La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda
le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia.
Jean Cocteau
A chi nulla desia, soverchia il poco.
Salvator Rosa