Il territorio di Nettuno si trova al margine della fascia litoranea della pianura Pontina chiusa verso NORD-OVEST dai rilievi vulcanici dei monti Albani e verso NORD-EST dai rilievi calcarei dei Lepini.
Presenta una morfologia piuttosto piatta, tuttavia non mancano dei rilievi dunari che raggiungono al massimo una settantina di metri sul livello del mare nonché delle depressioni che raggiungono quote negative intorno al metro.
La costa è a falesia in alcuni punti del territorio di Anzio ed è formata da una arenaria calcarea fossilifera chiamata "MACCO", và gradatamente appiattendosi avvicinandosi a Nettuno.
Andando verso Torre Astura, il mare è penetrato un pò nell'entroterra erodendo depositi dunari e di terreni sottostanti mettendo in evidenza stratigrafie interessanti, formando piccole insenature caratteristiche, seppellendo vestigia romane.
Il territorio è solcato da due piccoli fiumi: il LORICINA che attraversa Nettuno, in parte con percorso sotterraneo, in parte a cielo aperto; è alimentato da numerose sorgenti ed ha come letto uno strato di torba. In un non troppo lontano passato il fiume doveva avere un importanza maggiore: impiantato su una sinclinale, il suo letto era molto più grande dell'attuale così come la sua portata e probabilmente sfociava in una laguna che si doveva trovare a centinaia di metri dalla costa attuale formando un porto naturale protetto, forse utilizzato dalle navi volsche.
L'altro fiume, più grande del primo è l'ASTURA, anch'esso alimentato da numerose sorgenti e con il suo corso condizionato dalla presenza di depositi piroclastici formati da materiale più duro rispetto al terreno circostante più o meno sabbioso.
La storia geologica del territorio di Nettuno inizia quando si hanno le prime avvisaglie di emersione da un mare "pliocenico" che ricopriva tutta la regione ed era più alto dell'attuale di 100-120 m. Testimonianze della linea di riva di questo mare sono i fori di litodomi che si osservano nella grotta del Fossellone a quota 100-120 m. sul livello del mare nel monte CIRCEO. In questo mare profondo qualche centinaio di metri si andavano depositando potenti serie di argille grigio azzurre "piacenziane". Il fondo di questo mare non era stabile, ma cedeva al peso dei materiali di accumulo.
Lo spessore del corpo argilloso, in alcuni punti raggiunge alcune centinaia di metri. Siamo in un epoca lontana di 5-6 milioni di anni; le correnti convettive subcrostali spingevano sempre più il "cratone" AFRICA verso il Continente europeo, le Alpi e gli Appennini completavano la loro formazione.
Il clima, all'inizio del Pliocene. era più caldo dell'attuale, di tipo subtropicale. Si sono trovati resti di faune calde di questo periodo come leoni, ippopotami, cervi, rinoceronti, elefanti, giraffidi in zone emerse quali: Villafranca d'Asti in Piemonte e nel Valdarno in Toscana. Questa fauna era un pò diversa da quella che attualmente si trova in Africa. Con il passare del tempo la fossa di deposito della argille si andava riempiendo, il mare diventava sempre più sottile ed i sedimenti da argillosi si trasformavano in sabbiosi, ricchi di conchiglie e dei loro resti.
Alla fine del periodo Pliocene, circa un milione e 800 mila anni fa, si verificarono importanti cambiamenti: il clima si era andato raffreddando, una migrazione di fauna e flora di regioni più fresche andava a sostituire quella VILLAFRANCHIANA di caratteristiche tropicali; iniziava l'apertura dello stretto di Gibilterra tra l'Atlantico ed il Mediterraneo determinando l'apporto di nuove specie di molluschi e foraminiferi che si troveranno come fossili nei depositi di terreni di Nettuno.
Alla fine del Pliocene, probabilmente, qualche regione di Nettuno emergeva, tuttavia non sono stati trovati ancora dei reperti sicuri, anche perché le successive ingressioni di mare nei periodi successivi al Pliocene hanno in parte eroso e distrutto i sedimenti precedenti. I depositi del Pliocene inferiore (5-6 milioni di anni) costituiti da argille turchine piacenziane" passanti in alcuni punti a marne sabbiose con una variazione di facies, affiorano a Nettuno in una culminazione anticlinale in località tra Lavinio e Tor Caldara, a Tor Caldara, tra Tor Caldara ed Anzio. Esse costituiscono anche il basamento impermeabile che si trova a qualche centinaio di metri non solo nella zona di Nettuno ma anche di quasi tutta la costa tirrenica fino alle pendici degli Appennini. Queste argille a marne a Nettuno sono poco ricche di fossili macroscopici: si possono trovare alcuni livelli di Ostrea Coclear e sparsi Chlamys Angeloni, Nucule, Turritelle, Venus, Dentalium; mentre più numerosi sono i microfossili con predominanza di planctonici: Globigerine, Amphistegine, Globorotalie, Bulimine, Cassidulinee Discorbis.
Il Pliocene medio e superiore (4-2 milioni di anni) é caratterizzato da una arenaria calcarea fossilifera chiamata "MACCO". Affiora a Nettuno Anzio; a Tor Caldara, tra Tor Caldara ed Anzio, tra Anzio e Nettuno fino quasi al porto di Nettuno, vicino alla Scuola guardie di PUBBLICA SICUREZZA, dietro al Cimitero americano, nella zona "LA CAMPANA". Nel centro storico di Nettuno, il "MACCO" sta a debole profondità, mentre andando verso Torre Astura gli strati s'immergono verso Sud-Est e si rintracciano a profondità variabili da i 10 ai 30 ai 50 metri andando verso Est e Nord-Est.
Piuttosto che una monoclinale con culminazione Tor Caldara-Anzio e con inclinazione costante verso Sud-Est, il "MACCO" ci sembra come una serie di blocchi in alcuni punti rialzati, quasi affioranti, in altri, affossati, con faglie trasversali distensive lungo le direttrici Tor Caldara-Casale Nuovo con un Horst, Loricina-Aprilia con un Graben, Torre Astura - Le Ferriere con un Horst, e altre direttrici minori tra Borgo Sabotino e Cisterna. Movimenti postpliocenici hanno interessato sedimenti pliocenici fagliandoli e riducendo la monoclinale ad una serie di blocchi rialzati ed abbassati.
Il contatto tra argille (Pliocene inferiore) e "MACCO" (Pliocene medio e superiore) è continuo, mentre in alcuni punti, tra Tor Caldara e Anzio le argille vengono a contatto netto con le marne, nate in una situazione batimetrica diversa delle argille. Il "MACCO" è nato quando il mare pliocenico andava assottigliandosi.
Il "MACCO" è notevolmente fossilifero: si possono osservare livelli a Terebratula Ampolla, livelli ad Echinidi, e sparsi Spondilus, Nassa semistriata, Pecten e frantumi di molte altre conchiglie. Tra i foraminiferi prevalgono i bentonici con Nonion, Discorbis, Textularia, Hastigerina, Briozoi. Il "MACCO" è sede anche della falda idrica più importante della zona.
Dopo il Pliocene, importanti avvenimenti hanno interessato la zona: le glaciazioni, il rinnovo della fauna e della flora condizionato al clima; la presenza nel mare e quindi nei sedimenti di "ospiti nordici", cioè specie di: molluschi "freddi" provenienti dall'Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra durante i periodi anaglaciali e successivamente di ospiti tropicali durante periodi interglaciali; la presenza dell'uomo con i suoi manufatti litici. Nel Quaternario, la soglia dello stretto di Gibilterra si abbassa ulteriormente facendo riversare e quindi colmare il Mediterraneo, che si era andato restringendo nei primi periodi glaciali, di acque calde provenienti dall'Africa con i loro ospiti "caldi".
La stratigrafia del territorio "pleistocenico" (inizio e medio Quaternario) presenta particolare complessità perché, a determinare la facies e l'assetto delle diverse formazioni hanno concorso, oltre ai fattori isostatici, eustatici e climatici d'influenza generale, anche fattori locali, che, in concomitanza e talora in contrasto con quelli, né hanno complicato gli effetti. I fattori locali sono rappresentati dall'Astura ed affluenti e dal vulcano Artemisio che è stato attivo per più di 700 mila anni.
L'Astura e la sua foce subirono durante il Quaternario notevoli spostamenti con conseguenze sia nell'assetto dei depositi direttamente legati al regime fluviale sia nell'accumulo che nell'estensione dei depositi marini litorali. I prodotti del vulcanismo coprirono a più riprese il paesaggio circostante, colmando le valli e deviando i fiumi.
L'Era quaternaria, in generale, inizia un milione e 800 mila anni fa con una trasgressione marina apportando nei sedimenti "ospiti nordici", ossia molluschi che vivevano nell'Atlantico del Nord in mare freddo (Arctica islandica, Mya truncata, Crisodumus sinistrorsus, Panopea norvegica, Buccinum undatum, Tectonia affinis, Chlamys islandica, ecc.).
Questo inizio di Quaternario, chiamato piano "SANTERNIANO" (Galabriano dei vecchi autori) non si è trovato a Nettuno in quanto, essendo la regione in parte emersa, non si è deposto, oppure, di piccola potenza, è stato eroso dalla successiva trasgressione EMILIANA-SICILIANA. Una prova che alla fine del Pliocene una parte dell'Agro Pontino era emersa è data dalle numerose perforazioni della zona che hanno trovato sul Pliocene e sotto il Siciliano, degli strati continentali a Tapes senescens e Plicatula.
Ben rappresentata invece, è la trasgressione "SICILIANA" (circa un milione di anni fa) che ha portato il mare ad un livello di 60-80 metri più alto dell'attuale. I sedimenti sono formati in gran parte da marne sabbiose e secondariamente da sabbie gialle e piccole brecce con ciottoli di selce, calcare, ed elementi vulcanici (magnetite, biotite, augite ecc.) con conchiglie e flora.
Le marne si possono osservare a SUD di Nettuno lungo il litorale del Poligono di tiro incominciando ad un centinaio di metri dal depuratore, vicino alla cava Fornace Morronese, alle Grottacce fino alla cava di Vallone Carnevale.
Il mare Siciliano invadeva tutta la regione fino alle falde dei monti; il clima era freddo, siamo nelle fasi della glaciazione "CASSIO" (GUNZ alpina) ed il mare ospitava specie "nordiche" provenienti dall'Atlantico (come Arctica islandica e Crisodomus sinistrorsus).
Arctica islandica si trova in grande quantità sopra le marne in un conglomerato tipo panchina; è raro trovarla intera per una certa fragilità del guscio e l'ambiente non favorevole. Nelle marne si possono trovare belli esemplari di lsocardia, Turritella tricarinata, Nassa semistriata, Venus, Dentalium.
Tra i microfossili, in ottima conservazione, si assiste alla presenza di specie di acque relativamente profonde e fredde come Uvigerina, Bolivina, insieme a quelle di acque sottili e temperate come le Miliolidi, Elphidium, Rotallia, Globigerina.
Caratterizza il periodo Siciliano tra i foraminiferi: "HYALINEA BALTHICA" di cui si sono trovati numerosi esemplari nelle marne non costiere, ma all'interno del territorio di Nettuno in perforazioni per pozzi, alla profondità di circa 40 m. rispetto al livello del mare. Infatti lo strato delle marne siciliane è esteso al di sotto del livello di campagna del territorio di Nettuno dai 17 ai 40 e più metri a seconda dei punti e costituisce il letto serbatoio della prima falda acquifera.
Alla fine del periodo "SICILIANO" (700-800 mila anni fa) il mare andava assottigliandosi, la regione emergeva lentamente (ne sono testimoni i sedimenti sabbiosi e brecciformi sopra le marne). Si svegliava l'attività vulcanica, si formavano spaccature da dove uscivano fuori vapori, pozzolane, lave; il grande cratere dell'Artemisio iniziava la sua attività che doveva durare per circa 700 mila anni. Si formavano casi i primi tufi grigi depositatisi in un mare poco profondo, ricchi di inclusi calcarei del substrato, di leucite, di biotite, di augite e di fossili marini e terrestri.
Per centinaia di migliaia di anni continuò l'attività vulcanica con la deposizione di ceneri, lave, pozzolane, e la formazione di tufi. Caratteristico e diffuso nella zona di Nettuno è il tufo "Lionato" di colore rossastro con scorie di pomici nere mentre è verdastro ad Anzio. (Questo tufo è stato datato con il metodo K/Ar avere 430 mila anni).Il mare "siciliano" andava sempre più regredendo anche perché si era entrati in un periodo di forte raffreddamento, infatti siamo nella glaciazione "Nomentano" ("Riss" alpina). Questa regressione chiamata "ROMANA" ha portato il livello del mare a -200 m circa sotto il livello attuale; in questa configurazione la Corsica si saldava alla Sardegna, Malta alla Sicilia e due terzi dell'Adriatico erano diventati terra asciutta. Il mare si trovava al di sotto della soglia dello stretto di Gibilterra ed era diventato una gran pozza come nel periodo "Miocene", variando la salinità e facendo scomparire molte specie animali, specie quelle fredde. Interrompeva per un certo periodo questa grande regressione, una nuova trasgressione dovuta forse in parte allo scioglimento dei ghiacci ed in parte all'intensificarsi di movimenti tettonici che portavano l'area lungo tutta la costa ad abbassarsi.
Questa trasgressione chiamata "CROTONIANA" (Milazziana dei vecchi autori) ha lasciato i suoi segni con depositi sabbiosi, travertini, marne e tufiti sempre poggianti trasgressivamente sui tufi. In questa serie limno salmastra sono stati trovati piccoli cerastoderma con le loro impronte, le sabbie sono, fino ad ora, risultate prive sia di macrofossili che di microfossili, nei travertini e nelle marne sono stati trovati ossa di Elephas Antiquus, Bos, Cervus, ippopotamus. ed una mandibola di Ursus Deningeri oltre che manufatti litici piccoli su selce ed alcuni grossi bifacciali di probabile tecnica "ACHEULEANA".
I livelli di questa trasgressione raggiungono in alcuni punti i 35-40 m, così si possono interpretare anche i fori di litodomi nella grotta d'Andrassi al Circeo alla quota 35-40 m. sul livello del mare come lasciati dalla trasgressione "CROTONIANA".
La presenza dell'uomo, tipo "erectus", nella regione è così confermata in questo periodo, cioè nel Paleolitico inferiore circa 250-280 mila anni fa.
Esso è stato testimone di spaventosi eventi naturali e si è difeso con abnegazione e fede e soprattutto con l'intelligenza riuscendo a superare ostacoli di ogni genere per perpetuare e migliorare la specie, rispettando e conservando l'ambiente naturale per tramandarlo ai suoi discendenti intatto, ricco di storia matrice di vita.
Dopo la trasgressione "CROTONIANA" il livello del mare si è stabilizzato intorno ai 15-20 m, superiore al livello attuale. Il clima si è andato mitigando fino a raggiungere, nell'interglaciale RISS II e WURM I, intorno ai 2OO mila anni fa, una fase calda tropicale. Questo periodo, caratterizzato da più cicli sedimentari con oscillazioni trasgressive dovute a movimenti eustatici del terreno si chiama, in senso generale, "TIRRENIANO".
L'ultimo diaframma della soglia dello stretto di Gibilterra ha ceduto sotto i movimenti orogenetici e le acque dell'Atlantico tropicale si sono riversate con forza nel nostro Mediterraneo colmandolo e riportando la salinità a valori normali, trasportando "ospiti" atlantici di mare caldo (Strombus bubonius, Cardita senegalensis, Mytilus senegalensis, Conus testudinarius, Cymatium trigonum ecc.).
Tra i cicli sedimentari del TIRRENIANO ben rappresentato a Nettuno è il ciclo TIRRENIANO II o EUTIRRENIANO con una spiaggia fossile di sabbia gialla fina che potremo chiamare a Glycymeris data la quantità di questo bivalve nel sedimento.
Il TIRRENIANO II si trova all'altezza di 13 m in località Quadrato, Acciarella. Il fossile che caratterizza il piano è lo Strombus bubonius ospite proveniente dall'Africa.
Sono stati trovati all'Acciarella una quindicina di esemplari insieme a Mytilus senegalensis, Cardita senegalensis, Cassis undulata, Spondiius gaederopus, vari tipi di Glycymeris, Purpura haemastoma. Nelle microfaune i fossili ritrovati sono quasi tutti bentonici con associazione di foraminiferi aderenti ed arenacei; Discorbis globularis, varie forme di Cibicides lobatulus, Textularia gramen, Nonion granosum, briozoi, articoli di crinoidi, pochi ostracodi.
Il TIRRENIANO II a Nettuno ricopre in parte i tufi o le sabbie grigio gialle o le marne del siciliano. Non si trova sempre ad uno stesso livello: allo sbocco del fiume Loricina si trova a -13 m sotto il livello del mare, a l'Acciarella a + 13 m sopra il livello del mare, a Borgo Sabotino a -13 m sotto il livello del mare.
Ciò porta a queste considerazioni: dopo il SICILIANO si sono avuti dei movimenti che hanno ripetuto vecchi motivi dei periodi precedenti con culminazioni Tor Caldara - Casale Nuovo e Grottacce - Acciarella - Borgo Montello e dei "Garben" cioè ribassamenti del terreno, Loricina - Aprilia e Borgo Sabotino - Cisterna di Latina.
Una nuova regressione post Tirreniana ha portato il mare a -100 m al di sotto del livello attuale. Siamo nel periodo glaciale "PONTlNO" (Wùrm alpino). La regressione marina è stata accompagnata da crisi climatiche sviluppatesi in senso oceanico e freddo. Queste crisi sembrano essersi ovunque iniziate con un clima moderatamente freddo e molto umido di tipo oceanico e di aver poi evoluto verso un clima intensamente freddo determinando l'estinzione della fauna calda.
La regressione post TIRRENIANA ha fatto emergere tutta la pianura costiera che fu ricoperta da sabbie dunari e quindi da foreste.
Negli acquitrini interdunari si formarono le torbe e si depositarono strati di "lehm" (sabbia fine argillosa). Da un clima caldo umido del TIRRENIANO, si passa al freddo umido della fase iniziale dell'ultimo periodo glaciale <<WURM>>ed al freddo intensissimo degli stadi successivi WURM I, WURM Il, WURM III.
Di tutti i periodi glaciali questo ultimo, il WURM, è stato il più intenso nella nostra regione, determinando la scomparsa di molti animali, compreso l'uomo di Neanderthal che circa 100 mila anni fa aveva sostituito l'Homo erectus nella regione disseminando la stessa di utensili di selce dì tecnica musteriana.
L'uomo di Neanderthal scompare completamente e misteriosamente dalla regione, forse non aveva saputo adattarsi al freddo intensissimo, circa 35 mila anni fa.
La vegetazione di tipo mediterraneo con la vite, il leccio, la sughera, la roverella, il cornus, il pino marittimo, passa ad un querceto misto con il cerro, il farnetto, la farnia, il carpino, faggi, abeti, fino alla formazione di una abetaia pura con Abies alba e Pinus mugo e silvestre che si trovano attualmente sui 2000 metri.
Una ultima trasgressione, la "VERSILIANA" o FIANDRIANA, ha riportato il mare da quota -100 m al livello attuale, colmando depressioni, formando i laghi costieri e le formazioni a rias dunari.
Attualmente la zona é in via di abbassamento a causa della costipazione dei materiali sedimentari e all'emungimento della falda freatica fatto senza studi precisi.
Claudio Tamburino
Studi eseguiti nell'ambito
del Centro Studi Archeologici
e Storico-Artistici "Neptunia"
e del Centro Studi per
l'Ecologia del Quaternario
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