Sabato 2 agosto 1986, data storica!
Alle ore 10,30, s'inaugura il porto turistico nettunese che realizza l'annosa aspirazione della popolazione a possedere un proprio approdo; rinnova una tradizione marinara che risale alla remota antichità e si ricollega alle radici del celebre "Cenone"; risolve il problema delle infrastrutture di supporto al diportismo nautico in un ambito che trascende i limiti locali.
L'occasione offre l'opportunità di una sintesi storica sulla Portualità Nettunese
Dal Porto Cenone
Ai popoli primitivi che già dimoravano lungo la nostra insenatura, dedicandosi ai traffici transmarini, subentrano (IX - VIlI sec. a.C.) i Volsci che s'insediano sull'acropoli di "Antium" (eminenza di Villa Borghese), fruendo del preesistente Porto Cenone, ubicato - per concorde memoria storica e fino a contraria prova - a levante della stessa, nella parte bassa, presso la foce del Loracina. Circa la corretta collocazione del "Cenone". Chi scrive va sostenendo, fin dal 1983, (1) che "il fiume - in epoca remota più ricco d'acque e, forse, anche parzialmente navigabile - forma, in una depressione del terreno,... (omissis)... un ampio stagno... (omissis)... prima di sfociare in mare al centro d'un bacino circoscritto da due prominenze poi erose, nei millenni, dall'azione perenne di onde, correnti e maree." Per cui si "ritiene essere stato lo specchio lacustre piuttosto che quello marino, l'antico porto: infatti, quest'ultimo, pur conformato a rada, avrebbe offerto scarsa protezione in caso di forti traversie."
Ipotesi ora confortata dall'opinione di Sisto ORLANDINI (2) che cenna circa caratteristiche ambientali atte a formare lago o laguna per impaludamento d'un corso d'acqua quando, provenendo "dalla sorgente, incontra il cordone litoraneo delle dune più recenti che, più elevate del terreno circostante ne argina il deflusso a mare", così come avviene ancora pei laghi pontini.
L'area portuale, pertanto, potrebbe corrispondere all'ex-"Palude di Nettuno" che gli anziani ricordano (3) come un avvallamento abbastanza ampio e piuttosto profondo alle falde della collinetta centrale, da un lato e di quelle di Cretarossa, Ponserico ed ex-Tiro a Segno, dall'altro, esteso dal lungomare verso il cimitero civile (attuali zone Villaggio dei Bagnanti con adiacenze, Campo Sportivo e Parco Loricina) e completamente colmato negli "Anni '30" del nostro secolo, in concomitanza con la costruzione della nuova ferrovia, utilizzando la terra proveniente dallo sbancamento del piazzale di stazione, dal taglio della trincea e dalla perforazione della galleria.
Le attrezzature del "Cenone" vengono così illustrate (4) dal sullodato studioso: "Strutture in spesso tavolame di quercia, rinforzate ad intervalli regolari da grossi pali confitti nel fondo, si devono supporre messe in opera sia per regolarizzare alcuni punti, sia per arginare il Canale di accesso al mare allo scopo di proteggerlo da insabbiamenti. Anche banchine e pontili dovettero essere di costruzione lignea... (omissis). Cittadella, foro e magazzini furono probabilmente ubicati lungo il ciglio del costone arenaceo parallelo all'odierna v. S.Maria, mentre per arsenali e ricoveri per le navi non si vide luogo più favorevole di quello immediatamente sottostante la falda di macco (roccia tenera di colore giallo, tipica locale; n. d'A.) "in cui, per di più, si potevano anche ricavare con estrema facilità ambienti adatti ai più disparati usi, tra cui, in primo luogo, rimessaggi per le navi. Tutto l'insieme dovette essere recintato da opere difensive sotto forma di una o più linee di palizzate con antistante fossato".
Com'è noto, il tutto sussiste fino al 338 a.C. quando i Romani, battuti definitivamente i Volsci dopo duecento anni di lotte, conquistano Anzio e ne distruggono il "Cenone" incendiandolo insieme al naviglio, affinché nessuno possa mai più servirsene; in effetti, già dal III sec. a.C. non ne rimane traccia, sicché il geografo Strabone può lapidariamente definire Antium "urbs importuosa", cioè priva di porto.
...al Porto turistico
Verso la metà degli "Anni '60". profittando delle provvidenze previste dalla Legge 589, che comporta contributi del Ministero dei Lavori Pubblici, per iniziativa municipale è intrapreso l'impianto d'un porticciolo di quarta classe per imbarcazioni indigene alla cui disponibilità i nettunesi ambivano da quando (5) vennero ingiustamente esclusi dallo scalo innocenziano sito in Anzio - al quale, peraltro, avevano contribuito con proprie gabelle -conseguenza della costituzione di detta località in comune autonomo (1° gennaio 1857). Così, come al compiersi d'un ciclo storico, la nuova opera sorge sui bassi fondali dinnanzi al Palazzo Civico, in posizione assai prossima a quella del celebrato "Cenone": i due moli che ne delimitano il primo bacino, pressoché paralleli fra loro e perpendicolari al lungomare, si spiccano dalle scalee congiungenti la Passeggiata all'antemurale Dotti e alla Marciaronda, lato levante.
Contestualmente alla costruzione insorge l'insabbiamento per limitare il quale, a seguito di studi svolti presso l'Università di Padova, si decide la realizzazione di un terzo molo innestato alla Marciaronda, lato ponente, per addivenire alla creazione dell'avamporto, con pannelli protettivi l'imboccatura, e del secondo specchio, disposti in fregio a quel Borgo Medioevale che tanti artisti ispirò per atmosfera romantica e suggestione scenografica.
Frattanto, finiscono i fondi e la rnunicipalità (6) "non potendo disporre di elevati capitali per l'attuazione di opere di ristrutturazione e rifinitura dell'approdo, tentata ogni via per portare a termine i lavori" accetta, dopo patteggiamenti, le "proposte di convenzione presentate dalla "Marina di Nettuno S.p.A." (costituita dalla 'lmpreinvest', gruppo 'FIAT')" accordando la <<concessione cinquantennale con cui la suddetta società assume l'onere e il rischio delle nuove opere>> senz'alcun aggravio per le casse comunali.
Ciò, nell'intendimento di evitare il deprecabile degrado del manufatto e per dotarsi di un potenziale volano per lo sviluppo del terziario turistico che valorizza le bellezze naturali di aria, sole e mare e le ricchezze d'arte, storia e cultura possedute dalla nostra cittadina e ne incrementa le attività economiche dirette (ricettività, ristorazione ecc.) ed indotte (artigianato, commercio ecc.).
La planimetria portuale, descrive in dettaglio quanto realizzato a partire dal gennaio 1984 procedendo secondo i programmi previsti: pontili su pilastri per circa 900 posti-barca, ciascuno munito di prese acqua, luce e telefono, con altrettanti posti-auto (oltre ai parcheggi pubblici) ricavati dall'ampliamento delle banchine che ospitano, inoltre, posto rifornimento carburanti, magazzinetti, locali igienici con docce, cabine elettriche e palazzina con la capitaneria.
A riva, è ultimando il centro commerciale che contempla oltre trenta diverse attività per forniture di beni e servizi ed il cantiere navale attrezzato per alaggio e varo di scafi cui offre adeguata assistenza per operazioni di manutenzione, riparazione e rimessaggio.
Il complesso, è collegato alla cittadina con apposita arteria che raddoppia il viale Giacomo Matteotti.
Per i pescatori, oltre alla darsena nel bacino nuovo, c'è, nell'avamporto, una particolare piattaforma corredata da celle frigorifere e depositi attrezzature.
Previsto in progetto anche l'ormeggio pubblico di transito e l'attracco aliscafi,
Paolo BLASIMME-ZARONE
NOTE
(1): cfr. Paolo BLASIMME-ZARONE " Cenni storici sui porti di Anzio, Nettuno e Isole pontine" in La Bussola 1983 - '84 pagg. 21 ./. 32 - Ed. Publioffset.
(2): cfr. Sisto ORLANDINI "Genesi, ascesa e tramonto dell'antica marineria anziate" in ..Dimensione città n01; febbraio/marzo 1986 pagg. 23 ./. 30- Ed. Soc. Coop. arl. "Scuola di Barbina".
(3): dalle testimonianze del sig. Paolo ROSSETTI, responsabile dei trasporti nei cantieri appresso citati.
(4): cfr. grafico, riprodotto dall'op.cit. in nota (2).
(5): cfr. Vincenzo CERRI "Nettuno e la sua Chiesa collegiata" pag. 50- Edizione Charitas, 1974.
(6): cfr. Società Marina di Nettuno - Circolo Nautico Città di Nettuno: da una idea un progetto - il porto turistico nello sviluppo della città - Edizione Società Marina di Nettuno, 1985.
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