40
N
ETTUNO
I
POGEA
9
G. G
ROSSI
M.,
“Nuovo metodo di esplorazione elettromagnetica del sottosuolo,
Roma, 1927.
10
G. D
E
A
NGELIS
D’O
SSAT
,
“Studio geo-idrologico dell’Anziate” “Pontificia Accademia delle Scienze Nuovi Lincei“,
Anno LXXXV, sessione III,
21 febbraio 1932.
11
A
LBERTO
C
ARLO
B
LANC
,
“Delle formazioni quaternarie di Nettuno e loro correlazione con la stratigrafia dell’Agro Pontino“,
Boll. Soc. Geol. it.,
Vol. LIV-1935, Fasc. I.
“...Partiti da Roma in ferrovia col treno delle 6.18, giunsero alle 8.30 a Nettuno, e
nonostante il vento che soffiava impetuosissimo, proseguirono subito per S. Rocco,
con l’intenzione di percorrere la spiaggia.
Giunti al ponticello sul corso d’acqua Loracina, il prof. Meli indicò i resti in mura-
tura dell’antico ponte, demolito in gran parte dall’azione delle onde ed ora giacente
entro mare. Dalla lapide murata sull’attuale ponte si rileva che questo fu costruito nel
1852 per la quarta volta, sempre più lontano dalla spiaggia per il continuo avanzarsi
del mare entro terra.
Da ciò si può facilmente dedurre quanto quel tratto di costa, da Nettuno lungo i
tumuli, fino verso il ponte di Foglino, sia soggetto ad erosione.
Arrivati all’altezza della piccola chiesa di S. Rocco, lo stato agitatissimo del mare,
e le onde, che impetuose si avanzavano, frangendosi sulla costa, non permisero di
continuare il cammino sulla spiaggia, d’ordinario praticabile, e si dovette per necessi-
tà seguire la strada entro terra, allungando notevolmente il percorso della escursione.
Sotto S. Rocco, fu osservato il lavoro di corrosione della costa, fatto dalle onde del
mare, che in quel giorno vi battevano incessanti.
Il Comune di Nettuno a preservare dalla corrosione la strada rotabile, che, passan-
do a destra del muro di cinta della chiesa, conduceva al poligono militare costruito
circa il 1886; vi eseguì, anni indietro, un robusto muro di sostegno, formato di massi
squadrati di tufo vulcanico murati a calce, ma, dopo pochi anni, il muro, minacciando
rovina per la corrosione operatavi alla sua base dal mare, si dovette di nuovo restau-
rare e per sempre più preservare la strada soprastante, si foderò esternamente il muro
con robusti tavoloni e traverse di quercia, collegate fra loro da forti chiavarde in ferro;
ma, in cinque o sei anni, i lavori fatti per mantenere il muro di sostegno della strada,
furono demoliti dalla corrosione del mare e si dovette tracciare un’altra via, quella, che
passa alla sinistra della chiesa, per andare al poligono militare, e sbarrare al transito la
vecchia via, che per metà è già rovinata e non tarderà a scomparire per intero, minata
dalla corrosione delle onde del mare, che la percuotono, quando è agitato”.
Nel 1927 Mario Grossi
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fa le prime esperienze geofìsiche italiane per ricerche d’ac-
qua ad Anzio.
Nel 1932 G. De Angelis D’Ossat
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esegue uno studio geoidrologico, assiste alla tri-
vellazione di due pozzi nel casale del principe Borghese, rispettivamente a 65 e 100
metri di profondità.
Constata che l’acqua in maggiore quantità e migliore qualità provengono dal
banco di Macco.
Nel 1935, è il dott. Carlo Alberto Blanc
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, paletnologo di fama mondiale e scoprito-
re del cranio neanderteliano del Circeo, che studia il nostro territorio inquadrandolo
nell’Agro Pontino.
Raccoglie alle Grottacce lo Strombus bubonius e la Nassa semistriata.