Pagina 30 - S ANTONIO ABATE

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È un ‘antichissima tradizione, che perdura
egregiamente anche se col tempo è andata
leggermente affievolendo. Fin dai tempi
immemorabili i nettunesi, specialmente i
vignaroli, sono sempre stati devoti a S.
Antonio. Lo svolgimento dei festeggiamenti sì
sono sempre fatti presso la chiesa di S.
Francesco sede della Confraternita che contava
una cinquantina di confratelli, oggi cifra
raddoppiata come racconta il professor
Rondoni in Nettuno otto/900. Facevano
sempre a gara per custodire, fino alla festa
dell’anno successivo, la bandiera su cui era
ricamato il Santo. Per questo, all’annuale
ricorrenza, i confratelli si recavano a messa di
prima mattina, avendo tempo fino a
mezzogiorno, per dare l’adesione (che
avveniva dentro una scatola nera metallica)
per concorrere all’estrazione del Priore,
infilando un biglietto arrotolato con il proprio
nome nell’urna. Tale rito era concesso solo agli
iscritti della Confraternita in regola con la
quota. Nella funzione del pomeriggio, dopo la
messa, si procedeva all’estrazione del Priore,
mediante preventiva immissione di un altro
biglietto con sopra scritto S. Antonio. Il
confratello che usciva successivamente
dall’urna, dopo quello di S. Antonio era Priore.
In pari tempo avveniva un grande scampanio
con suono di musica nel piazzale, dove c’era il
popolo festoso, non contenuto dalla Chiesa, e
si annunciava ad alta voce il nome del Priore
in carica, che si presentava sul Sagrato con la
fascia di S. Antonio a cinta. Il Priore in uscita
doveva portare la bandiera del Santo, in corteo
con i Santantoniani e simpatizzanti, musica in
testa, presso l’abitazione del nuovo Priore,
dovunque fosse. All’arrivo venivano ospitati
in casa i confratelli e i musicanti dove veniva
loro offerto del vino (uno o due barili) con
almeno una canestra di ciambelle e biscotti, a
cura e spese del Priore uscente. Ecco perché è
stata sempre chiamata la “festa dei
mbriaconi!” Anticamente i Priori non
potevano riconcorrere nei tre anni successivi,
regola in vigore tuttoggi. Nei primi anni del
secolo vi era Cencio Leggi detto “Cuccone”,
con la sua numerosa famiglia, tutti abbastanza
fanatici di S. Antonio, i quali partecipavano
sempre in famiglia, alla estrazione del Priore.
Tanto è vero che la moglie, Maria Grazia
Pennafina, diceva “Ma stà sempre quà sto
stennardo!?” “Cuccone” quando usciva il
Priore attribuito ad un fratello o ad un figlio, si
precipitava sul Sagrato strillando: “Musica -
musicanti! Sonete, sonete Antonio è uscito a
che gnatri!”
Quando invece l’attribuzione capitava a
“Cencio Cuccone”, era un figlio che usciva a
sollecitare la musica dicendo:
“Sonete, sonete! Che S. Antonio è uscito
a Tata!”
E Cencio, tutto festoso, poi cantava:
Viecci, viecci S. Antò
Viecci a casa de Cuccone
che se famo ‘no boccione!
Durante i festeggiamenti si facevano anche
altre manifestazioni, prima del sorteggio,
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N
ETTUNO
, F
EDE E FOLCLORE NELLA FESTIVITÀ DI
S.A
NTONIO
A
BATE
Nettuno: Festa di sant’Antonio Abate