Pagina 19 - S ANTONIO ABATE

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RADIZIONI DI
S.A
NTONIO
A
BATE
17
Iconografia
La popolarità della vita del santo – esempio
preclaro degli ideali della vita monastica -
spiega il posto centrale che la sua
raffigurazione ha costantemente avuto
nell’arte sacra. Una delle più antiche immagini
pervenutaci, risalente al VIII secolo, è
contenuta in un frammento di affresco
proveniente dal monastero di Bawit (Egitto),
fondato da Sant’Apollo. A causa della
diffusissima venerazione, troviamo immagini
del santo nei codici miniati, nei capitelli, nelle
vetrate (come in quelle del coro della
cattedrale di Chartres), nelle sculture lignee
destinate agli altari ed alle cappelle, negli
affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei
luoghi di culto. Con l’avvento della stampa la
sua immagine comparve anche in molte
incisioni che i devoti appendono nelle loro
case o addirittura nelle loro stalle. Nel periodo
medievale, il culto di Sant’Antonio fu reso
popolare soprattutto per opera dell’ordine
degli Ospedalieri Antoniani,
che ne
consacrarono altresì la iconografia: essa ritrae
il santo ormai avanti negli anni, mentre incede
scuotendo un campanello (come facevano
appunto gli Antoniani), in compagnia di un
maiale (animale dal quale essi ricavavano i
grasso per preparare emollienti da spalmare
sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina
spesso (come nel dipinto di Matthias
Grünewald per l’altare di Isenheim) con una
croce a forma di
tau
che gli Antoniani
portavano cucita sul loro abito (
thauma
in
greco antico significa stupore, meraviglia di
fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli
Ospedalieri è famoso quello di Issenheim
(Alto Reno), mentre in Italia deve essere
ricordata almeno la precettoria di
Sant’Antonio in Ranverso (vicino a Torino)
ove si conservano affreschi con le storie del
santo dipinte da Giacomo Jaquerio (circa
1426). Di fronte alla mole delle manifestazioni
artistiche che hanno per oggetto la vita del
santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni. In
numerosi dipinti l’immagine di Sant’Antonio
è associata a quella di altri santi, in
contemplazione spesso di una scena sacra.
Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola
del Pisanello (ca.1440-50) conservata alla
National Gallery di Londra, che raffigura una
visione della
Madonna col Bambino
che appare
ad un rude e barbuto Sant’Antonio e ad un
San Giorgio elegantemente vestito; ed ancora
la tavola con il nostro santo accovacciato
assieme a San Nicola di fronte alla scena della
Visitazione
in una tavola di Piero di Cosimo
(circa 1490) conservata alla National Gallery of
Art di Washington. Grande popolarità ebbero
anche le scene di incontro tra Sant’Antonio e
San Paolo eremita, narrate da San Girolamo.
Nel Camposanto di Pisa il pittore fiorentino
Buonamico Buffalmacco affrescò (circa 1336) –
con un linguaggio pittorico popolare ed
ironico alquanto dissacrante – scene di vita che
hanno per protagonisti i due grandi eremiti
ambientate nel paesaggio roccioso della
Tebaide. Il tema dell’incontro dei due santi
eremiti venne ripreso innumerevoli volte:
citiamo la tavola del Sassetta alla National
Gallery of Art di Washington (circa 1440), la
tela di Gerolamo Savoldo alla Gallerie
dell’Accademia in Venezia (circa 1510) e quella