Pagina 13 - S ANTONIO ABATE

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RADIZIONI DI
S.A
NTONIO
A
BATE
11
Le reliquie
Nel 561 le sue reliquie vennero traslate ad
Alessandria d’Egitto, presso la chiesa di San
Giovanni.
Verso il 635,
in seguito
all’occupazione araba dell’Egitto, furono
spostate a Costantinopoli. Nel XI secolo il
nobile francese Jocelin de Chateau Neuf le
ottenne in dono dall’Imperatore di
Costantinopoli e le portò in Francia nel
Delfinato.
Nel 1070 il nobile Guigues de Didier fece
costruire nel villaggio di La Motte presso
Vienne una chiesa dove vennero traslate. Per
la prima volta nella storia, nel gennaio 2006, in
occasione del Giubileo antoniano, le reliquie
di sant’Antonio abate hanno lasciato la città di
Arles (Francia). Dal 6 al 13 gennaio 2006 sono
state ospitate nel Comune di Novoli in
provincia di Lecce, comune che ne conserva la
reliquia del braccio.
Dal 13 al 17 gennaio 2006 sono state accolte
sull’Isola d’Ischia. Il 20 agosto 2006 sono
giunte ad Aci Sant’Antonio.
Attributi iconografici
Croce a tau, spesso di colore rosso, sulle vesti
o all’apice del bastone.
Bastone, se raffigurato in abiti monacali,
spesso con una campanella.
Pastorale, se raffigurato in abiti da abate,
talora con una campanella.
Mitria, se raffigurato in abiti abaziali, sulla
testa, ai piedi o sorretta da angeli.
Campanella, in mano o legata al bastone,
talora più di una.
Libro delle sacre scritture, in mano,
generalmente aperto, sostenuto da angeli.
Fuoco, sul libro o ai piedi.
Maiale, ai piedi, talora altri animali, come il
cinghiale.
Serpente, schiacciato dal piede.
Corona del Rosario, in mano o pendente /
Aquila, ai piedi.
Patronati e tradizioni.
Sant’Antonio fu presto invocato in
Occidente come patrono dei macellai e
salumai, dei contadini e degli allevatori e come
protettore degli animali domestici; fu reputato
essere potente taumaturgo capace di guarire
malattie terribili. A Vasto, in provincia di
Chieti, e a Termoli, in provincia di
Campobasso, esiste un’antica tradizione
popolare che si rinnova il sedici gennaio di
ogni anno, vigilia della ricorrenza della
festività di Sant’Antonio Abate.
Un gruppo di persone con una fisarmonica
gira la città, facendo visita a famiglie amiche,
per cantare “lu sant’antunie”: una lunga
stornellata che racconta la storia del grande
Abate. Vengono enfatizzate soprattutto le lotte
che dovette sostenere contro il demonio,
perciò uno del gruppo indossa una lunga
veste rossa e agita un lungo forcone
impersonando così il diavolo tentatore.
Alla fine del canto ai membri del gruppo
vengono offerti panini con la “salsiccia”, un
salame locale a base di carne di maiale
insaccata.