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Incenzo
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dato alla guerra, essendo terra marittima e
assai atta a potervisi sbarcar della vettova-
glia e de’ soldati per mare
11
».
studi più accurati sull’abbigliamento
popolare vennero attivati soltanto dalla
seconda metà del settecento è in questo
periodo che lo stato pontificio e il Regno di
napoli commissionarono studi e testimo-
nianze pittoriche per conoscere gli abiti dei
sudditi allo scopo di trarne informazioni
per le manifatture dei rispettivi stati
12
.
a Roma per esempio «fra le attività
produttive della parrocchia la prima, per
entità e numero di addetti, era l’industria
dell’abbigliamento. basti dire che essa sola
occupava il 13% della popolazione attiva
nel 1705 e l’11% nel 1797. e per valutare
appieno la importanza di questo settore
andrebbe tenuto conto anche della produ-
zione e vendita di tessuti praticate dai più
grossi commercianti della zona, i mercanti
ed i merciai, con cui esso arriverebbe in
entrambi gli anni intorno al 15% degli occu-
pati e a ¼ degli esercizi totali. tale premi-
nenza non era un fatto nuovo: già dal cen-
simento del 1527 si apprende che di 537
fuochi recanti indicazioni professionali, nel
rione Parione, ben 127 erano intestati ad
addetti al settore dell’abbigliamento.
a Roma, infatti, vigeva l’abitudine di
riunire in determinate zone - un po’ per tra-
dizione ed un po’ Per obbligo - gli artigiani
ed i commercianti di certi generi, in modo
da stimolare fra di loro una forma di con-
correnza e facilitare la scelta dei clienti. La
zona di s. Lorenzo in damaso, commercia-
le e residenziale insieme, per la sua colloca-
zione centrale aveva attirato in particolare
tutta l’industria del lusso e, fra l’altro,
anche quella dell’abbigliamento. al contra-
rio di oggi, gli abiti e le calzature erano allo-
ra beni preziosissimi e costosi, che poteva-
no durare anche l’arco di una vita ed essere
trasmessi in eredità ai figli; gli abiti signori-
li, poi, anche quelli di tutti i giorni, con le
complicate fatture e le abbondanti stoffe
richieste dalla moda dell’epoca, potevano
valere il bilancio annuale di un’intera fami-
glia ed oltre
13
».
È da considerare che sino alla fine del
settecento il costume locale, nei piccoli
centri, veniva indossato sia dai ceti popola-
ri che dai componenti dell’aristocrazia ter-
riera
14
.
bisogna sottolineare che anche i viag-
giatori del
Grand Tour
si appassionarono ai
costumi popolari che trascrissero nei loro
appunti di viaggio; tra tanti basti ricordare
come dapprima Goethe (1787)
15
e successi-
vamente lo stesso stendhal (1817)
16
che fre-
quentò con entusiasmo l’elegante società
italiana, non si limitarono a descrivere gli
abbigliamenti di nobili e borghesi, ma pre-
dilessero gli abiti dei personaggi più
comuni. Proprio da un viaggiatore il dome-
nicano padre Labat (che visitò nettuno nel
giugno del 1711) ci viene una preziosa tes-
timonianza del costume delle donne di
nettuno «ce lieu [nettuno] aussi bien que
tout le reste de la côte, ayant été exposé aux
ravages des sarrazins pendant le VIII et le
IX siècle, fut détruit, ruiné, renversé, et ses
habitans emmenés en esclavage par ces
barbares, qui à la fin s’aviserent, on ne sçait
pas pourquoi, d’établir une colonie de leur
nation en cet endroit. Les chrétiens ayant
pris le dessus chasserent ces Infideles, ou
les tuerent, et ne firent grace qu’aux
femmes et aux enfans. Il ne fut pas difficile
de les attirer à une religion, qui leur ouvroit
le Paradis que mahomet leur avoit fermé, et
qui leur donnoit à chacune un mari, au lieu
que dans leur secte, un mari a autant de
femmes qu’il en veut avoir. on prétend
donc que les habitans presens de nettune
viennent de ces femmes sarrasines, qui en
embrassant la Religion chrétienne, n‘ont
pas tellement quittées les coûtumes de leur