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l più vetusto riferimento letterario al
costume nettunese è riportato in una
lettera del XVI secolo scritta da un’anonima
dama in viaggio verso nettuno. «da questo
alloggiamento partimo vedendo che il
tempo mutava faccia, e con assai buon cam-
mino a nettuno ci conducemmo[…], ci ven-
nero a visitare alcune donne della terra
assai piacevoli e belle, in abito molto diver-
so da ogn’altro italico e, secondo che esse
raccontano, molto al moresco somigliante,
all’occhio molto piacevole, come noi possia-
mo aver veduto anco qua a Roma nel
tempo della quaresima. dopo le solite acco-
glienze e salutevoli parole, elle si misero a
cantare alcune ballatette con graziosissime
voci; con la qual compagnia festevolmente
tutto quel giorno trapassai»
1
.
Informazioni dell’abito nettunese nel
cinquecento vengono riportate da Giuseppe
brovelli soffredini che dedicò tutta la sua
attività di scrittore e pittore prevalentemente
ai paesaggi, al folklore, alle manifestazioni
religiose che coinvolsero la città di nettuno
2
.
«nell’anno 1575 il Pontefice Gregorio XIII
fece invito alla cristianità di partecipare al
Giubileo Romano. trecentomila persone si
recarono in Roma all’apertura della Porta
santa e il concorso di gente durò tutto l’anno;
si contarono circa centomila forestieri, venu-
ti da tutte le parti d’europa e specialmente
dalla Provincia (muratori).
Fu di conseguenza che il popolo di
nettuno prendesse parte a tale solennità;
famiglie intere partirono: le donne erano
vestite nel caratteristico costume, del
quale i nettunesi erano scrupolosi e gelosi
osservanti.
Questa foggia di abito di antichissima
origine, era prettamente orientale. Le
donne saracene, unitesi con i primi abitato-
ri del castello, malgrado che avessero
abbracciato la religione cristiana, fedeli, per
quanto potevano, alle avite usanze, man-
tennero tale acconciatura importata dalle
regioni arabe, e proseguirono ad indossar-
la, trasmettendola alle loro discendenti»
3
.
nel seicento troviamo un richiamo al
costume di nettuno nella
Secchia rapita
del
tassoni edita nel 1624.
Le donne di Nettun vede sul lito
In gonna rossa e col turbante in testa;
rade il porto d’Astura ,ove tradito
fu Corradin nella sua fuga mesta;
or l’esempio crudele ha Dio punito,
ché la terra distrutta e inculta resta.
Quindi monte Circello orrido appare
col capo in cielo e con le piante in mare
4
.
alla metà del seicento risale anche la
più antica testimonianza iconografica del
costume nettunese ad opera di Pier
Francesco mola ( coldrerio / canton ticino,
1612 – Roma, 1666). Il mola tra il 1651 ed il
1652 eseguiva gli affreschi per il Palazzo
Pamphilj di nettuno. nel ciclo pittorico è
inserita una scena di corteggiamento nella
quale figurano un giovane e una ragazza in
abito rosso con un turbante in testa che si
affacciano ad un parapetto
5
. si fa subito evi-
dente il richiamo alla descrizione del
tassoni.
bisogna tuttavia notare che il turbante
raffigurato è in realtà la «
tovaglia
graziosa-
mente ripiegata sul capo delle popolane del
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Clemente Marigliani - Vincenzo Monti