Pagina 60 - costume di nettuno 2

Versione HTML di base

C
LEMENTE
M
ARIGLIANI
56
Rossi
46
che ha donato la sua collezione al
Museo Nazionale delle Arti e delle
Tradizioni Popolari
47
.
Quali erano gli elementi costitutivi del-
l’abito popolare pur con le numerose
varianti a seconda dei vari centri dissemi-
nati per la Campagna Romana? Un primo
elemento era la camicia indossata a diretto
contatto con il corpo; il busto a protezione
del seno, busto che per le donne dei Castelli
prendeva la caratteristica forma detta a
“sellino”, o a “vassoio” mentre per le altre
zone rimaneva dritto, quasi a ricordare il
vitino imposto da Caterina de’Medici
48
.
Nella collezione Attilio Rossi sono con-
servate tre varianti dei corsetti: «con scollo
quadrato, maggiormente corrispondente al
tipo autoctono qual’è rinvenibile nelle
immagini ottocentesche, con la scollatura
leggermente sagomata, in parte accostabile
a quella detta “a vassoio” che trova, come
già il copricapo “a tegola”, riscontri nel-
l’area di Frascati, ed infine con scollatura a
“V”, probabilmente secondo un gusto più
moderno in quanto non è ulteriormente
documentato»
49
. A completare il corsetto e
costituire quasi una giacca provvedevano
due maniche staccate, una pratica che risa-
le al XV secolo e che si è a lungo tramanda-
ta dovuta alla «necessità di risparmiare tes-
suto pur rinnovando gli abiti: ancor oggi è
comune il detto “è un altro paio di mani-
che” a intendere “è proprio un’altra cosa”.
E questo era infatti il fine ultimo della
manica staccabile»
50
.
L’abito da festa faceva eccezione e insie-
me ad esso si esibivano i “casacchini” con-
fezionati con stoffe di pregio quali sete e
tessuti broccati. La gonna assumeva le colo-
razioni più varie, spesso rigonfia alla vita
per mezzo di accorgimenti ai fianchi in
modo da permettere alle pieghe di riaprirsi
ed alla gonna di mostrarsi in tutta la sua
bellezza. Spesso sull’orlo della gonna com-
parivano ricami più o meno ricchi che sta-
vano ad indicare la dote di cui disponeva la
ragazza. Altro elemento essenziale del
costume era il grembiule «guarnizione
costituente parte integrante del vestito, in
seta, in merletto di grandissimo lusso, che
ebbe un ritorno elegante verso il 1814, e si
sbizzarrì in forme capricciose tra il 1830 e il
1860»
51
. Sul capo le donne sistemavano un
panno a forma di “tegola” che veniva
acconciato in vari modi e poteva essere di
stoffa diversa, la “tegola” era arricchita con
dei nastri che dovevano indicare la condi-
zione della donna. Quindi a seconda dello
stato della donna venivano fissati dei nastri
rossi per le donne coniugate, verdi per le
celibi e paonazzo o nero per le vedove.
Spesso la “tegola” veniva fissata da uno
spillone o da un ferro argentato a forma di
“spadino”. Scrive Rosita Levi Pisetzky: «le
trecce sono fissate da uno spillone d’argen-
to dal nome gentilmente belligero di “spa-
dino” che in certe contingenze disperate
diventava veramente un arma in mano alle
donne rissose»
52
. Bisogna comunque ricor-
dare che spesso gli spilloni erano portati in
gran numero per ornare la testa «fino a 70
messi a raggiera intorno al capo, come si
usava in Lombardia, oppure usati in nume-
ro minore fino ad uno singolo, come spesso
compare nelle stampe ottocentesche di
Pinelli e di Ferrari»
53
.
Avolte le donne facevano scendere dalla
vita lungo la gonna dei nastri di diverso
colore, questo era il segno di un voto fatto
alla Madonna o a qualche santo
54
. Per quan-
to concerne le calzature (quando le condizio-
ni economiche le consentivano) sono quasi
sempre basse. Secondo Emma Calderini: «la
calzatura attraverso varie modificazioni e
trasformazioni o anche deformazioni locali,
si può raggruppare sotto il tipo unico della
suola di pelle caprina che si rialza sopra il
piede, sul quale si fissa e si annoda median-