C
LEMENTE
M
ARIGLIANI
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drata, mentre sul seno le due estremità di
esso s’incrociano per andarsi a perdere
sotto l’annodatura del grembiule, restando
così il terzo lato nel mezzo del dorso.
Sul seno, che resta nudo per la scollatu-
ra, una fine pettina di batista ricamata a
giorno, ove sopra cadono parecchie file di
perle, detti
vezzi
, che girano intorno al collo.
Sulla testa poi un’acconciatura speciale
fatta di batista inamidata, ed orlata di mer-
letto, formante come un triangolo, i cui ver-
tici, abbassati verso le spalle, ed aventi nelle
estremità fiocchetti d’oro, scendevano in tre
pizzi, due dei quali ai lati del volto, mentre
il terzo cadeva dietro la nuca.
Questo curioso apparecchio chiama-
vasi volgarmente le
tre gambe
, e per tener-
lo fermo sul capo usavasi un lungo spillo
crinale, che aveva alla estremità un fiore
con relative foglie, il tutto in filigrana di
argento; e perché il detto fiore muovevasi
ad ogni piccola scossa della testa, così
tutto l’oggetto appellavasi comunemente
il
tremolante.
Completavano l’abbigliamento, orec-
chini di brillanti con grossa perla a pera nel
fondo; spilla d’oro sul petto; bracciali d’oro
con pietre preziose, e molti grossi anelli con
diamanti alle dita. Mezzi guanti di seta
colorata alle mani; ventaglio di raso ricama-
to in oro, a stecche di avorio; e finalmente ai
piedi sandali di raso bianco ad alto tacco,
con ricami in seta ed oro.
Non meno ricco e caratteristico di quel-
lo femminile era il costume degli uomini,
che componevasi di un giubbino a quarti
ed a vita, molto corto, con maniche strette,
bavaro ampio, e risvolti sul petto, con dop-
pia bottoniera dorata, e confezionata di vel-
luto in seta color verde scuro.
Giustacuore a due petti di velluto rosso
con bottoni dorati, ed un rialzo della stessa
stoffa dietro il collo, che veniva così ad inter-
porsi tra questo ed il bavaro del giubbino.
Pantaloni corti, parimenti di velluto
rosso, con ricami in oro all’estremità, sotto
il ginocchio, e bottoni dorati alle piccole
aperture laterali, non che alla
brachetta
che
aprivasi anteriormente, in alto, sull’epa.
Una fascia di seta turchina cingeva i
lombi, e terminava nel lato sinistro a fiocco
con svolazzi.
Calze di seta bianca, e scarpa bassa di
cuoio nero con fibbia d’oro.
In testa rete di seta verde, e capello a
mezzo staio di felpa o di castoro bianco o
nero, a tese spianate.
Camicia bianca di lino, con colletto
rovesciato a lunghi risvolti che cadevano sul
petto, senza alcuna cravatta. Alle orecchie
due semplici cerchietti d’oro. Completava
l’abbigliamento un alto bastone di canna da
zucchero, con un pomo di oro.
Nella stagione invernale si portava la
cappa
, ovvero un nostro mantello ordinario,
di panno blu, con bavaro e mostreggiature.
Nello stesso tempo, le donne del popo-
lo indossavano veste colorata comune di
cotone o di panno alquanto corta; il busto a
sellino, però meno ricco di quello delle bor-
ghesi; le maniche, staccate, da infilarsi
sopra quelle di un corpetto qualsiasi, erano
sempre di scarlatto; sulle spalle, un fazzo-
letto di cotone o di lana secondo le stagioni
foggiato a scollatura come quello delle bor-
ghesi, però non annodato al dorso, ma
incrociato sul petto e rientrante anterior-
mente nel sellino; grembiule ordinario di
cotone, e qualche volta di panno; in testa,
una rete di seta o di cotone, costantemente
di color paonazzo, entro la quale racchiu-
devasi, nella parte posteriore del capo, il
nodo dei capelli della donna, mentre a
destra ed a sinistra, sulle orecchie scende-
vano due bende lunghe una ventina di cen-
timetri, della stessa qualità e colore della
rete: un lungo ago crinale di argento, termi-
nante con una mano a pugno, teneva ferma