C
LEMENTE
M
ARIGLIANI
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nel 1832 e varie scene di vita di contadini
24
.
Bisogna inoltre ricordare Ettore Roesler
Franz (1845-1907) a cui si devono le strug-
genti testimonianze della Roma sparita.
«Paradossalmente poco più di venti anni
dopo i fatti della Repubblica Romana, le
memorie storiche e i monumenti di Roma
avrebbero corso i maggiori pericoli proprio
in seguito alla libertà riacquistata e alla pro-
clamazione a capitale del Regno d’Italia, e
avrebbero trovato in Roesler Franz un testi-
mone fedele
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».
A questi artisti si debbono aggiungere
molti altri dediti ad una produzione di
album grandi o piccoli ad uso dei turisti
con figure spesso decisamente statiche e
poco espressive. Tra i tanti pittori che si
sono cimentati in questo genere ricordere-
mo Luigi Gregori (1819-1883)
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, Ernst
Schweinfurt
(1818–1877)
27
,
Salvatore
Marroni (attivo nella prima metà dell’Otto-
cento), autore dei
XXX Costumi di Roma e
suoi contorni disegnati da vari artisti ed incisi
da Salvatore Marroni
28
.
Numerose incisioni infine si devono al
Mochetti autore di “Organetti”
29
divisi in
due categorie: la serie della Corte pontificia
e la serie dei costumi popolari, acquistati
come ricordo dai turisti a seconda del gusto
degli stessi. Tra i costumi popolari più rap-
presentati spiccano quelli di Cori,
Borghetto, Sonnino, Sezze, Frosinone, Sora,
Cervara, Nettuno, Filettino, Genzano,
Velletri, Tivoli, Roma, Ariccia, Palestrina e
numerose scene di «Mestieri per via».
Un discorso a parte meritano le model-
le che fecero sognare i vari artisti. Su tutte
ricorderemo Vittoria Caldoni di Albano che
posò nei costumi tradizionali della cittadi-
na laziale e fu ritratta tra gli altri da: Johann
Friedrich Overbeck (1789 – 1869), Julius
Schnorr von Carolsfeld (1794 – 1872),
Horace Vernet (1780- 1863), Franz Ludwig
Catel (1778-1856), Heinrich Maria von Hess
(1798–1863). La Caldoni finì poi sposa del
pittore russo Làpcenko (1801 ca.–1876).
Scrive Rita Giuliani: «Vittoria si rivelò un
vero business per la sua famiglia: i von
Reden, temendo che la ragazza potesse tra-
viarsi se avesse iniziato a fare la modella a
pagamento, diedero ai genitori un ‘ingente
somma perché la figlia non posasse per
altri. All’epoca, la professione della model-
la era considerata peccaminosa e tale da
rovinare la reputazione di una ragazza; per
questo, almeno per i primi anni, i Caldoni
portavano la figlia a posare ad Ariccia per-
ché i compaesani non venissero a risapere
la cosa»
30
. Una vivace testimonianza sui
modelli ci è stata lasciata da Augusto
Jandolo: «Parlare di via Margutta e non
parlare dei modelli è cosa inammissibile.
Sono troppo strettamente collegate l’una
agli altri. Se via Margutta, per tanto tempo,
è stata ritenuta come un’oasi di pace e di
riposo per gli artisti, essa lo fu anche per i
modelli che sono le creature più vicine ai
pittori e agli scultori. Essi fecero di questa
strada un luogo di ritrovo, un posto di per-
manenza all’aria aperta per l’esibizione…
di loro stessi. Le più belle creature di
Anticoli e di Saracinesco, nei loro caratteri-
stici e vistosi costumi, tutti i giorni, fin dalle
prime ore del mattino, parlo di molti anni
addietro (nei primi anni dopo il 1870) si
davano convegno in questa via dove il vec-
chio, compianto portiere degli Studi Patrizi,
di primavera e durante l’estate, metteva
fuori banchi e sedie a loro disposizione.
Anche gli artisti che non avevano lo studio
in quella via, sapevano dove trovare il
modello che occorreva loro; si fermavano
quindi spesso per informarsi e per contrat-
tare»
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.
Alle rappresentazioni dei vari pittori si
devono aggiungere le testimonianze degli
scrittori che attratti dal
Grand Tour
o per
motivi diversi scendevano in Italia per
<