Pagina 220 - costume di nettuno 2

Versione HTML di base

V
INCENZO
M
ONTI
216
ni, « e che nella prima domenica di Maggio
se ne celebrasse solennemente la festa; lo che
si osserva sino ad oggi»
8
.
Un cenno particolare deve essere fatto
della macchina sulla quale poggiava la sta-
tua della Madonna durante la processione.
Don Signori sottolinea che i nostri antenati
la vollero a forma di vascello «che galleggia
sulle onde del mare. Fu costruita di nuovo
nel 1778 ed è molto verosimile, che si lavo-
rasse sul disegno della vecchia, e perciò ella
stessa può servir benissimo di memoria a
confermar sempre più la verità del prodigio-
so avvenimento. Come dissi, ha la base in
forma di vascello, che non si presenta di
punta, sebbene nella sua lunghezza. La
poppa termina al naturale, mentre la prora è
fermata da una balena, che enorme sporge
con la sua testa, e col collo, nascondendo il
resto sotto le acque. S’ignora da che avesse
origine un tal disegno, seppure non ci arrida
l’idea, essersi voluto con ciò indicare la
denominazione del vascello, forse intitolato:
-
La Balena.
- Ovvero, che siasi, voluto poetica-
mente simboleggiar la gioia dei muti armen-
ti, il cui re può ben caratterizzarsi nella bale-
na, quasi si recassero a gloria in quel faustis-
simo giorno di trasportar sul loro dorso il
venturoso naviglio, che conteneva la Regina
dell’universo. Su questa base si innalzano a
più volute due fusti, che reggono con sim-
metria dei cornucopii ai lati, e nella sommi-
tà un baldacchino. Serve di fondo alla mac-
china una copiosa luce di raggi, nel cui cen-
tro adorno de’ più ricchi abbigliamenti si
colloca il prodigioso simulacro nella solenne
ricorrenza della sua festa»
9
.
Alle Maestre Pie Filippini incombe
l’onere di conservare fin dal 1862 gli oggetti
preziosi (donati dalle famiglie più abbienti)
che conservano con premure e devozione.
Tra i tanti benefattori si ricordano: il prin-
cipe D. Camillo Pamphilj che offrì in dono
due belle corone d’argento con pietre di
diverso colore, Alessandro Mancinelli, che
pur estraneo al paese fu un fervido promoto-
re della festa raccogliendo sostanziose elemo-
sine per far crescere il decoro e il lustro della
ricorrenza. Inoltre il can. D. Carlo Saverio
Cipriani fece dono nel 1833 di un primo
manto bianco ricamato ad oro, il sig Luigi
Trovarelli che nel 1868 ne regalava un secon-
do e nel 1900 un nuovo manto veniva dal can.
Benedetto Brovelli Soffredini, per non parlare
di tante offerte ed oggetti preziosi donate da
tutto il popolo per le grazie ricevute.
Commovente è la descrizione che il
Signori ci ha tramandato sulla solenne pro-
cessione della Madonna delle Grazie «È il
sole già presso al tramonto, e compiuto il
canto dei solenni Vespri, dall’insigne
Chiesa Collegiata, per vie cosparse di fiori
ed olezzanti verzure, tra il festoso concento
de’sacri bronzi, e le dolci armonie dei musi-
cali strumenti muove in bell’ordine il mae-
stoso cortèo. Precedono le numerose schie-
re delle due Confraternite di N.S. del
Carmine, e del SS. Sacramento, nella quale
interviene anche la priora con due assisten-
ti in abito di costume. Segue la cittadina
banda musicale, e quindi il Rmo Capitolo
colle insegne corali. Finalmente tutta, la
popolazione di Nettuno fa seguito all’ordi-
nato drappello, che lentamente s’inoltra al
Santuario. Nè solo gli abitanti di Nettuno,
ma e quelli di Anzio, ed i moltissimi fore-
stieri, braccianti formano una folla così
immensa da sembrarti un rigonfio torrente,
che impetuoso si riversi fuor dei ripari.
Si percorre intanto la via colla devota reci-
ta del Rosario, e giunti al cospetto della Sacra
Effigie la si saluta col canto dell’antifona
Regina coeli.
S’intona quindi l’
Ave maris stella
, e
levandosi a braccio la macchina per estrarla
fuori del Tempio, oh Dio! Le voci di giubilo,
gli evviva, l’incessante domandar-
Grazie, o
Maria-
e-
Grazie
-ripete l’immensa moltitudine
al vederla comparir fuori del Santuario, e il