Pagina 22 - costume di nettuno 2

Versione HTML di base

C
LEMENTE
M
ARIGLIANI
18
A
partire dalla seconda metà del Set-
tecento si registra uno spiccato inte-
resse verso il costume popolare. Per lo stu-
dio dei costumi della Campagna Romana
molto importante è la
Relazione del viaggio
fatto da mons. ill.mo tesoriere generale per lo
Stato ecclesiatico nell’anno 1775
ed il
Catalogo
delle manifatture dello Stato Pontificio. Anno
1787
1
. Nello stesso periodo (1782) Ferdinan-
do IV di Borbone commissionava la registra-
zione dei diversi modi di vestire nel Regno
di Napoli
2
. L’incarico di rappresentare i
variegati abiti del Regno fu assunto da
Alessandro D’Anna (1746-1810) e Saverio
della Gatta (1777-1827). La prima provincia i
cui costumi vennero ritratti fu la Terra di
Lavoro, confinante con la Campagna Roma-
na. Si trattò di un vero e proprio censimento
dei costumi degli abitanti del Regno
3
. Dal
pennello di Alessandro d’Anna, Saverio
della Gatta, a cui più tardi si aggiunsero
Antonio Berotti e Stefano Santucci, uscirono
le raffigurazioni dei costumi locali con tutto
l’incomparabile apparato di accessori quali
copricapo di lino, camiciole di pizzo, merlet-
ti e ricami, dovuti al lunghissimo e paziente
lavoro di tante donne.
Le tempere impresse dai pittori «si
impongono all’attenzione, sia per il loro
valore artistico, sia per quello documenta-
rio, come preziose testimonianze della più
antica e organica campagna di rilevazione
delle fogge del vestire in Italia» (Marilena
Mosco)
4
. Un’altra opera di fondamentale
importanza si deve all’Abate di Saint – Non
autore del resoconto del viaggio intrapreso
nel Regno di Napoli a partire dal 1761 e
pubblicato dal 1781 al 1786
5
.
Un eccezionale documento sui costumi
fu realizzato anche da Pietro Fabris che
dedicò l’opera al Cavaliere Hamilton amba-
sciatore inglese presso il re di Napoli
6
.
Infine è da ricordare l’opera straordinaria
di Philipp Hackert (1737-1807) con le sue
sfavillanti illustrazioni del regno di Napoli.
L’exploit di rappresentare i costumi popola-
ri si ebbe comunque nella prima metà
dell’Ottocento risalgono a questo periodo
infatti un numero impressionante di stam-
pe ed acquerelli, spesso di gran pregio.
Anche nel periodo del dominio napoleoni-
co negli anni a cavallo tra il 1809 ed il 1810
l’Amministrazione francese commissionò
un’inchiesta analoga a quella svolta dallo
Stato pontificio nel 1786. Da sottolineare
che anche i viaggiatori del
Grand Tour
si
appassionarono ai costumi popolari che
trascrissero nei loro appunti di viaggio; tra
i tanti basti ricordare come dapprima
Goethe (1787), successivamente lo stesso
Stendhal (1817) che frequentò con entusia-
smo l’elegante società italiana, non si limi-
tarono a descrivere gli abbigliamenti di
nobili o borghesi, ma predilessero gli abiti
dei personaggi più comuni. Ultima in ordi-
ne di tempo ma di notevole interesse è l’o-
pera curata da Francesco de Bourcard
Usi e
costumi di Napoli e contorni
(1866), impresa
che può essere considerata l’affresco più
sfavillante delle vestiture napoletane e il
resoconto più vivo dei mestieri per via
7
.
L’oggetto del nostro studio è limitato
all’iconografia dei costumi della Campagna
Romana e particolarmente del costume net-
tunese che tratterremo ampiamente a parte.
Delle varie fogge di costumi ci sono perve-
I C
OSTUMI POPOLARI NELLA
C
AMPAGNA
R
OMANA
Clemente Marigliani