Pagina 190 - costume di nettuno 2

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A
LBERTO
S
ULPIZI
186
Nettuno celibe
(notare il colore verde, in
alcuni dettagli, per le donne non maritate
) e
Nettuno sposa
(figg. 21-22).
Nel panorama locale va annoverata
inoltre una cartolina riproducente un qua-
dro con
Donna in costume di Nettuno,
edita
forse dalle maestre pie Filippini (fig. 23).
Nell’immediato dopoguerra le cartoline
diventano
grandi,
di formato 10 per 15 e la
carta verso i primi anni Cinquanta prevalen-
temente
lucida
, per un po’ ancora stampate
in
bianco e nero
prima di passare definitiva-
mente al colore. La presenza del costume di
Nettuno in cartolina, assume minore impor-
tanza, va comunque segnalato, un bel
Saluti
da Nettuno
con Priora, Castel Sangallo, pro-
prietà dei principi Barberini e la riviera di
levante, databile fine anni Quaranta od ini-
zio Cinquanta ed il folto gruppo di priore al
borgo per la sua particolarità, è probabil-
mente uno dei rarissimi se non l’unico grup-
po di priore in cartolina, databile tra gli anni
Cinquanta ed i primi anni Sessanta;
(figg. 24-
25) poi il costume tradizionale tenderà a
scomparire per fare comparsa di nuovo in
quest’ultimo decennio grazie a fotografi ed
editori locali sensibili e presentando nella
nuova cartolina con formato cm 12 per 17,
(ironicamente detta
tovagliolo
dai puristi che
amano solo la
piccola),
un prodotto comun-
que molto valido.
Al termine di questa carrellata che
ripercorre un secolo di storia della cartolina,
abbiamo visto come quest’ultima si sia rive-
lata uno strumento didattico iconografico,
un modo per valorizzare le proprie radici, il
proprio costume, come possa contenere una
informazione reale, concreta, sostituendosi
dalla fine dell’Ottocento in parte alla pittu-
ra. Si può affermare che la cartolina illustra-
ta dalla sua origine fino all’avvento della
televisione sia stata il mezzo principale
nella comunicazione di massa, l’unico che
abbia trasferito immagini di città e paesi da
un angolo all’altro della penisola, diffon-
dendola tra le classi più varie non solo del-
l’aristocrazia, consentendo di custodire,
archiviare testimonianze di un passato
variamente vissuto. Ricordo in conclusione,
le parole di Benedetto Croce che sosteneva:
«la cultura storica ha il fine di serbare viva
la coscienza che la società umana ha del
proprio passato, cioè del presente, cioè di se
stessa, di fornirle quel che le occorre sempre
per le vie da scegliere, di tener pronto quan-
to per questa parte potrà giovarle in avveni-
re. In questo alto suo pregio morale e politi-
co si fonda lo zelo di promuoverla e di
accrescerla, la gelosa cura di preservarla
incontaminata, e insieme con ciò, il biasimo
severo che infligge a chi la deprime, la
distorce e la corrompe».
F. A
RRASICH
,
Regionalismo Italiano,
Edizione Millecartoline,
Roma 2004.
Idem,
L’ABC della Cartolina,
Edizione Millecartoline, Roma 2006.
G. C
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,
Retrospettiva Fondiana,
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C. F
ELIGIANI
,
Memorie visive dei Castelli Romani 1860-1940,
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Graf 1990.
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Lazio in cartolina,
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Saluti da Velletri,
Ed. Il Gabbiano 1995.
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Saluti da Tivoli
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2003.
NOTE