m
arina
S
ciarelli
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gli abitanti odierni di nettuno discendano
da queste donne saracene»
17
.
«nettuno è per la campagna di roma
come procida per il golfo di napoli: ha con-
servato nei costumi delle donne un monu-
mento senza replica della sua origine elle-
nica. giovani e vecchie, le nettunesi esibi-
scono al sole i loro corsetti verdi broccati
d’oro e i loro lunghi abiti scarlatti tagliati
alla greca. calzate di eleganti scarpe cremi-
si, portano tutte, quelle sui loro capelli
bianchi, queste sui loro capelli neri, un velo
di lino ricamato che è piegato a cercine qua-
drato sulla fronte, e che ricade ad angoli
retti sulle spalle; questa pettinatura è sovra-
stata come la chesa degli italo – albanesi,
alla quale d’altronde assomiglia, da grosse
spille d’argento scolpite a giorno»
18
.
«le stranissime origini di questo costu-
me saracino o turchesco si perdono nelle
nebulosità della leggenda. chi vuole che il
paese venisse fondato nel nono o nel deci-
mo secolo dai saraceni, chi dai napoletani
attratti dalla pescosità del suo specchio d’ac-
qua, chi ancora dai greci. Verso la torre cal-
dana c’è una sorgente d’acqua, detta acqua
del turco, o acqua dello Schiavo, che sgor-
ga da alcuni massi. a questa sorgente veni-
vano a rifornirsi d’acqua i corsari turchi
durante le loro scorrerie nel tirreno»
19
.
allora, proviamo ad immaginarci l’ab-
bigliamento di quelle ragazze ipotizzando
un’abito che abbia gusti orientali, ma con
fattezze che richiamano l’italia popolare
del cinquecento.
nettuno fu preda di scorribande sarace-
ne: si racconta di matrimoni con i primi abi-
tatori del castello con donne abbandonate
insieme alle vettovaglie, ma io vorrei soffer-
marmi sulla possibilità che le donne abban-
donate non fossero le loro, ma le loro schia-
ve: da qui la mia idea che il costume fosse
greco. «la vendetta turca non tardò ad arri-
vare, nell’autunno 1455. Venti trireme turche
comandate da Junusberg, muovono verso
chios, nonostante che una tempesta ne
disperde la maggior parte, i turchi conqui-
stano senza combattere Focea nuova, gover-
nata a quel tempo da paride giustiniani, che
gli si consegna spontaneamente. Questo non
impedì il saccheggio del porto, la profana-
zione delle chiese e la messa in schiavitù di
buona parte della popolazione». oggi a
rodi troviamo ancora un costume delle fat-
tezze descritte dal gregorovius.
Senza approfondire tagli, stoffe ed orna-
menti di quel periodo del mondo arabo, che
spero di approfondire in una prossima pub-
blicazione, concludo con un’immagine che
sintetizza lo studio da me proposto.