m
arina
S
ciarelli
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giacchino, tutta la bordura compresa la
falda del giacchino e il rettangolo della pet-
torina; tessitura di seta gialla per orlo dei
polsi e rifinitura pettorina; filo ecrù e filo
rosso per merletto ad uncinetto per cami-
ciola e rifinitura dei polsi; tela grezza ecrù
per fodera giacchino e intelaiatura corpetto
veste; cotonina bianca a fiorellini rossi per
orlo detto “pedana” (normalmente l’orlo
era fatto di tessuto diverso dalla gonna,
usato per impedire l’usura della stessa);
nastri di vari tessuti per i due fiocchi: raso
crema, trine color avorio, raso di seta ecrù,
seta damascata; tela di cotone bianco grez-
zo per la camiciola senza maniche; lino
grezzo per tegola: anticamente chiamata
“
mantricella
”; fili di seta neri, rossi, azzurri,
oro per i disegni fatti a tessitura per la tego-
la; cartone per irrigidimento tegola; nastro
di cotone grezzo, di rifinitura bustino veste.
non sono state ritrovate né calzature,
né gioielli.
le calzature, descritte minuziosamente
da illustri scrittori, sono pianelle di velluto,
di raso, di seta per le festività.
Solo al castello Sforzesco di milano è
conservata una camicia di tela di cotone
bianco relativa all’abbigliamento femminile
della zona di nettuno: maniche lunghe,
merletti ai polsi e al collo, arricciatura al
collo, bordo di pizzo montato su strisce di
cotone, come avviene per gli jabot.
i gioielli delle donne di nettuno non
sono citati nelle collezioni museali, ma
sono dispersi nelle eredità familiari o docu-
mentati come ornamento laziale.
per le scampagnate fuori porta sembra
che le donne si adornassero i capelli “con
spilloni d’argento e ghirlanda fitta nelle
trecce (pallino o spadino per le fanciulle,
con la rosa d’oro tremolante per le spose).
avevano tre o quattro collane d’oro, orec-
chini a campanello e 4 o 5 anelli per ogni
dito delle mani”.
«è tutta una festa di colore e di gaiezza
che ridda fra i vecchi broccati del ‘700 e le
lane intessute negli antichi telai ereditati
dalle figlie degli albanesi e dei Saraceni,
fatte italiane dai secoli […] ricchissimi sono
i costumi da festa, dove sete e merletti riful-
gono in tutto il loro splendore […] trecce
intessute di nastri e coperte da rigide sal-
viette ricamate all’orientale nel magnifico
costume nettunese […] molti e svariati gli
ori e gli orecchini, a cerchio e pendenti»
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.
ornamento caratteristico delle maritate
erano gli orecchini e i grossi vezzi di coral-
lo. i primi d’oro a forma di grossi anelli
semplici o doppi, erano lisci o a piani sfac-
cettati oppure erano formati da un lungo
ciondolo di corallo tenuto da un fermaglio
d’oro. i coralli, formati da lunghi e magnifi-
ci vezzi del rosso più acceso, avevano grani
che raggiungevano molte volte la grossezza
di una noce.
la donna romana sosteneva i capelli
con forcine d’argento, pettine sempre in
argento e, inserito nelle trecce, uno spillone
a forma di spadino che
in caso dde bisogno, je
serviva pe’ mmenà
; inoltre portavano orec-
chini chiamate
scioccaje
e collane d’oro, di
perle o coralli
smartellati
.
riprendiamo ora lo studio del nostro
abito e seguiamo la documentazione icono-
grafica che comincia dal Settecento: un’in-
cisione di V
leughelS
del 1743, mostra una
popolana di nettuno con un abbigliamento
per molti dettagli simile al nostro esempla-
re: «analogo il giacchino corto di cui l’inci-
sione mette in rilievo la profilatura con
nastro di colore contrastante (eguale a quel-
lo della gonna); analoga la realizzazione,
mediante pettorina, di una scollatura che
scopre la camicia; analoga l’ampiezza della
gonna ottenuta con una fitta increspatura
che forma pieghe sciolte. la copertura della
testa è data, invece, dal fazzoletto piegato,
che scende morbido, ai lati della testa»
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.