Pagina 144 - costume di nettuno 2

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arina
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realtà di quel fatto, eseguito (per le classi
umili) da un pittorello-contadino, un naif
ante litteram, privo di condizionamenti e
legato solo alla sua realtà esistenziale. ecco
perché gli ex voto sono pieni di infiniti det-
tagli e dagli stessi è possibile, per datazioni
certe, tracciare un quadro comparativo con
quelli commissionati dai ricchi e potenti,
magari ad un pittore di corte». (giuseppe
Sebesta,
Studiare il costume
in la ricerca
Folklorica n. 14, Brescia (1986).
uguale importanza hanno le testimo-
nianze della
storia locale
, grazie all’utilizza-
zione del materiale conservato presso gli
archivi periferici e quelli degli enti locali,
ritroviamo la descrizione degli abiti indos-
sati da deceduti per atti criminali: testimo-
nianze e scritture della cancelleria crimi-
nale con la lettura dei verbali.
Verbale stilato nel 1828 in occasione del-
l’omicidio della ventiduenne Vittoria
cappelli di nettuno con precisione minuzio-
sa e ricchezza di particolari: «1828, settem-
bre 30, martedì. omicidio proditorio preme-
ditato con qualità di vendetta nella persona
di Vittoria cappelli di nettuno. anni 22.
recatisi sul detto luogo il governatore,
i medici (condotto e chirurgo) e dei testimo-
ni trovano giacente quasi boccone per terra
un cadavere traversato in detta strada; di
sesso femminile posto con la faccia a destra
verso la discesa di detta strada, col braccio
destro sotto la faccia e col sinistro disteso a
braccetto del corpo, e colle gambe distese
alla sinistra parte il qual cadavere mostra
dall’aspetto essere di una donna dell’età di
anni 22 circa, di statura giusta, e complessa,
capelli folti e neri intrecciati con fettucce
rosse; vestita di camiciuola al costume di
nettuno, sottana di cambrich fiorato rosso,
con fazzoletto di cottone giallo e rosso
sfrangiato giallo sulle spalle, con velatino
nero alla cinta e al d’intorno al basso della
veste, o sia sottana, con perette di corallo
legate in oro alle orecchie, e due cerchi
d’oro alle dita; calzette di filo bianco alle
gambe, e scarpe di vitello nero, con fettucce
nere ostate e legate; in poca distanza sulla
scesa, si è rinvenuta una voletta di filo ordi-
nario incominciata a maglia con quattro
ferri infilati nelle maglie».
(pier luigi de rossi,
Costumi di Cori
viaggio nella memoria storica: fra documenti
d’archivio e ricostruzione d’arte,
cori 1981).
a questo punto vorrei porre l’attenzio-
ne sul costume di nettuno da me attenta-
mente studiato e conservato al museo delle
arti e tradizioni popolari di roma:
- abito acquisito nel 2002 da l. ceccarelli,
databile fine ottocento. giuseppe ceccarelli
noto come ceccarius, emerito umanista,
volle fare un omaggio alla consorte facendo-
le confezionare un abito tradizionale. la
moglie lavinia mengarelli era nata a
nettuno.
l’abito, come quelli sopra descritti, è
composto dalla veste di raso color cremisi:
la gonna, realizzata con 10 teli di 50 centi-
metri l’uno, è attaccata al corpetto e presen-
ta una plissettatura fittissima di un centime-
tro a piega, ed è rifinita all’orlo con una pas-
samaneria di seta bianca a fiori anch’essa
plissettata (gli egizi immergevano il tessu-
to in una soluzione di gomma e lo pieghet-
tavano aiutandosi con uno strumento piat-
to, molto pesante, che aumentava la pressio-
ne delle mani. erano i primi lisciatoi, che
venivano adoperati a freddo, talvolta con
l’ausilio di acqua per inumidire i tessuti).
l’orlo di materiale diverso da quello
della gonna, cotonina bianca a fiori rossi,
viene utilizzato per impedire l’usura della
gonna. al dietro vita troviamo la stessa
cotonina usata per orlo, plissettata insieme
alla stoffa della gonna, che forma un picco-
lo rigonfiamento che ricorda il sellino (spe-
cie di cuscinetto imbottito da applicare die-
tro, sotto la gonna, fine XiX secolo).