Pagina 142 - costume di nettuno 2

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m
arina
S
ciarelli
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panni di lana più o meno grossolani […]
merci tessili potevano essere acquistate
attraverso le fiere, raggiunte per motivi
religiosi come per i pellegrinaggi; è in que-
sto caso che avveniva spesso l’acquisto
delle preziose pezze di seta destinate a
decorare i corsetti o a rivestire le maniche
staccate degli abiti. assai comune nel
mondo agropastorale era la consuetudine
dello scambio in natura: si trattava dell’ac-
quisizione di manufatti in cambio di derra-
te alimentari […] per l’abbigliamento popo-
lare, è noto anche l’uso da parte delle
donne abbienti, di donare gli abiti usati alle
domestiche o alle contadine che lavoravano
i terreni. Questo spiegherebbe, ad esempio,
la diffusione dei tessuti di organza ricama-
ta che appaiono chiaramente un riuso di
abiti interi tagliati»
4
.
F
iorella
g
iacalone
: insegna antropolo-
gia culturale presso l’università del molise.
Studiosa delle pratiche magico-religiose e
festive, è attualmente impegnata nell’analisi
dell’immigrazione dal versante dell’educa-
zione interculturale. nel suo scritto
Il costume
popolare nel Lazio
inserito nel volume
Il merlet-
to nel Folklore Italiano
, analizza l’abbigliamen-
to femminile, «l’uso del merletto trova una
sua specificità nell’ambito festivo e nuziale,
che per il lazio appare più frequentemente
rappresentato almeno in due tipologie di
costumi romani: quelli di nettuno e quelli
della zona dei castelli. per quanto riguarda
quello di nettuno, il suo monocromatismo,
basato sull’uso del raso rosso, ci rinvia ad un
colore che ha definito lungamente il contesto
nuziale. [...] nelle varianti di questo costume,
il merletto compare nella pettorina o sul
bordo del giacchino,
[
…] il merletto a fuselli
dorati impreziosisce l’abito più documentato
di tutta la regione […] la trina a reticello bian-
co copre la scollatura sopra la pettorina, con
un motivo di rosone a quattro bracci, molto
frequente in questo tipo di manufatto, che si
ritrova anche nei legni intagliati […] la tipo-
logia di questi manufatti, utilizzati anche
negli abiti nuziali, ricorda le tonacelle sacer-
dotali e le tovaglie d’altare. tale associazione
non appare arbitraria, tanto più che la
calderini nei suoi appunti, conferma l’uso di
comprare il raso per i vestiti presso i negozi
di arredi sacri, tessuti che ripetevano i moti-
vi dei lampassi settecenteschi nella prima
metà del XiX secolo. Sui motivi di tale rap-
porto è possibile ipotizzare che la presenza
del clero romano, nelle ville di loro proprie-
tà, nei castelli, rendeva di più facile reperi-
mento questo tipo di tessuto, deputato ad un
contesto sacrale e festivo. inoltre va ricorda-
ta la pratica di offrire alla madonna la tova-
glia d’altare ricamata o di preparare i merlet-
ti per i paramenti sacri; così motivi e tecniche
si ritrovano in abbigliamenti tipologicamenti
distanti ma prodotti nello stesso ambito e
spesso dalle medesime persone»
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.
anche i registri del monte di pietà e gli
atti notori, in caso di morte o di eredità, si
rivelano come una preziosa fonte d’inte-
grazione di documenti sul costume:
«il canale statisticamente più importan-
te per la quantificazione del vestiario fem-
minile, per la tipologia dei tessuti è legato
alla lettura degli atti notarili che in quasi
tutta l’italia sono presenti dal 1500 in poi. la
dote, cioè il corredo che la donna povera o
ricca doveva portare in casa dello sposo
all’atto del matrimonio, doveva essere sem-
pre “rogata” con atto notarile perché in caso
di decesso, se non c’erano figli, doveva esse-
re restituita alla famiglia d’origine. la
“notula dotale” veniva scritta il più delle
volte da un sarto affiancato da un collabora-
tore ed allegata all’atto notorio. […] Se gli
atti notarili unicamente per il vestiario fem-
minile ci offrono questi dati epidermici, gli
ex voto si prestano ad una analisi reale del
vestito. […] un ex voto commissionato da
gente povera che pretende solo e soltanto la