Pagina 130 - costume di nettuno 2

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m
arina
S
ciarelli
126
c
i sono rimasti solo pochi esemplari
del costume di nettuno, i più anti-
chi sono databili ai primi dell’ottocento: due
si trovano al museo delle tradizioni
popolari di roma (donazione attilio rossi e
acquisizione l. ceccarelli), uno al castello
Sforzesco di milano (civica raccolta di
Stampe Bertarelli di milano), altri di colle-
zionisti privati (io ne ho verificati tre) si tro-
vano a nettuno ed uno non completo (degli
eredi Valeri) a Faenza. purtroppo quelli che
sfilano durante la processione di maggio a
nettuno sono delle copie realizzate con
materiale non veritiero (chiaramente a causa
del costo elevato per una eventuale ricostru-
zione). i costumi conservati nelle collezioni
private presentano modifiche, causa il logo-
ramento e l’uso improprio fatto nell’ultimo
secolo (i costumi tradizionali venivano in
gran parte usati per feste mascherate e tra-
sformati secondo l’utilizzo del momento). a
scopo propagandistico sono organizzate le
adunate in costume: Venezia 1928, roma
1930: tutti i comuni sono costretti a parteci-
pare a proprie spese nonostante il momento
di particolari ristrettezze economiche.
Qualora non conservino più i loro costumi
“caratteristici”, si consiglia loro di confezio-
narne di nuovi, traendo ispirazioni «da
qualche disegno o stampa antica o dal ricor-
do dei più anziani».
nell’archivio
fotografico storico
dell’eur esiste una ricca raccolta di mate-
riale fotografico e di cartoline di costumi
popolari del lazio, per un arco temporale
compreso tra il 1903 e il 1940. una parte
consistente di questa documentazione
riguarda l’adunata nazionale del costume
popolare svoltasi a roma, nel gennaio 1930,
in occasione delle nozze del principe
umberto di Savoia.
grazie alla documentazione di studiosi
si riesce a stabilire con esattezza la ricostru-
zione del costume dei primi dell’ottocento:
e
mma
c
alderini
: costumista, storica del
costume, diventa famosa per la realizzazio-
ne di un’opera monumentale sul costume
popolare italiano. nel 1951 è a palazzo
grassi a Venezia come consulente per i
costumi. nel suo volume
Il costume popolare
in Italia
descrive con minuzia l’abito conser-
vato al museo di roma:
«
specie di camicio-
la senza maniche, di fine tela, ornata di bel
merletto sul davanti,che mette in rilievo la
grande scollatura della veste: questa di raso
rosso, è composta dalla vita senza maniche,
molto scollata, allacciata ai fianchi da
nastri, la grande scollatura è ornata di un
alto gallone d’argento pieghettato. la
gonna è raccolta in pieghe larghe di circa
due centimetri, stirate fino in fondo, e qui
ornata di un bel nastro, broccato a fiori: alla
cintura gira un ricco nastro trinato, che
forma un bel nodo sul davanti e ricade poi
liberamente fin oltre il ginocchio. la giac-
chetta, pure di raso rosso, è aperta dietro e
bordata all’intorno dallo stesso gallone
d’argento che orla la scollatura della sotto-
stante veste. in lato, sul seno, da una parte
è appuntato un bel nodo di nastro, simile a
quello della cintura. le maniche ai polsi
hanno pure un giro di gallone d’argento e
una applicazione di seta gialla. calze di
filo bianche. Scarpe di pelle. i capelli sono
raccolti in grosse trecce, disposte a giro
largo dietro le orecchie e guarnite di nastro
a
ntologia di appunti per la ricoStruzione dell
antico coStume
di nettuno attraVerSo lo Studio dei materiali teSSili e degli ornamenti
Marina Sciarelli