Pagina 110 - costume di nettuno 2

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donne e neri le vedove, di modo che uno sa
sempre come distinguere le zitelle dalle
maritate.
a nettuno ho assistito alle due feste di
s. Giovanni e s. Luigi. nella prima una pro-
cessione, accompagnata da musica, attra-
versò le strade, la croce era completamente
ricoperta di ghirlande e di garofani, segui-
vano ragazze e donne che portavano dei
fiori: era una cosa bellissima vedere tante
meravigliose figure, in vesti sfarzose, attra-
versare l’oscura località. […] Però, anche
senza il loro costume festivo, sono belle del
pari le donne di nettuno. si vedono ogni
giorno, in gruppi numerosi, lavare pratica-
mente i loro panni alla fontana pubblica;
non attaccano mai discorso con gli stranie-
ri, sono timide come gazzelle, e rispondono
appena, solo con gli occhi bassi, al saluto.
La festa di s. Luigi ha un altro carattere;
è una festa popolare, e mi ha ricordato il
mio paese natio. sulla piazza del mercato
era stato innalzato qualcosa di simile da
una forca ornata di fronde; dalla trave
superiore pendeva, legata ad una fune, una
pentola oscillante; dei giovani a cavallo agli
asini dovevano, correndo, cercare di far
destramente con un bastone un foro nelle
pareti della pentola; ma la colpissero o no,
questa si rivoltava e bagnava il cavaliere,
fra le risate generali degli spettatori. colui
che riusciva a colpire la pentola riceveva in
premio due
paoli
da un prete che esercitava
le funzioni di giudice nel campo. Quando
la pentola fu rotta ed il giuogo terminato,
ebbe luogo la tradizionale tombola. Il pre-
mio consisteva in una pezza di stoffa in
cotone, che pendeva da una finestra. un
ragazzo estraeva i numeri che venivano
spesso annunciati coi nomi proverbiali che
loro si sogliono dare, ed eran motivo di
nuove risa. sempre però si rideva con quel-
la naturalezza e quella convenienza che
sono doti caratteristiche e preziose del
popolo italiano, di natura civile ed educato.
così vivono e si divertono i cinquecen-
to abitanti di nettuno, in certo modo sepa-
rati dal resto del mondo, fra il mare, le
paludi pontine e le strade poco frequentate
che portano da una parte ad anzio e dall’al-
tra a Velletri. nettuno però possiede campi
e giardini, somministra il vino che si beve
ad anzio, ed ogni giorno invia a questo
porto un carro di pane bianco, perché là si
fa solo del pane grossolano. ho bevuto a
nettuno del vino squisito, cosa non facile in
questi anni in cui il dio bacco è travagliato
da fatale malattia. un cittadino del luogo ci
volle un giorno condurre nel suo
tinello,
come qui chiamano la cantina; è sceso
segretamente in un nascondiglio sotto il
suolo e ne ha tratto fuori uno stupendo
vino rosso, quale non ne avevo più bevuto
da siracusa in poi»
41
.
non mancavano di partecipare le belle
nettunesi alla festa patronale di
sant’antonio ad anzio
42
«le gaie nettunesi
tutte vestite alla orientale di rosso con aurei
galloni e trine, co’ capelli di fettucce intrec-
ciati, si attirano ogni sguardo; e le belle di
anzio dai cappelletti di fiorellini guarniti, e
di serici nastri, formano di mille il sospiro;
sospiro quasi estasi che incanta, e dispari-
sce!»
43
.
un’ultima testimonianza dell’uso del-
l’abito nelle feste ci viene dall’ademollo:
«con sifatto abbigliamento le donne di
nettuno si veggano in giro verso la sera nei
giorni festivi, specie per andare alla
madonna di s. Rocco in compagnia dei loro
mariti o parenti»
44
.
Verso la fine dell’ottocento il costume
entrò in una fase di profonda decadenza e
venne acquisendo un’uniformità e una
piattezza
stigmatizzate
dal
padre
Lombardi
45
: «al presente questo costume è
in decadimento andando a poco a poco in
disuso, e perché non vi è più chi lo lavori, e