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Mons. Temistocle Signori descrive la Processione
del fine '800

Documento tratto dalle
memorie storiche sul Santuario

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DOCUMENTI STORICI

Il sabato precedente la prima domenica di maggio la Ven. Immagine si porta solennemente in processione dal Santuario alla Collegiata, dove rimane Otto giorni, secondo una consuetudine che risale ai primi anni del suo fortunoso approdo a Nettuno.

Mons. Temistocle Signori (3) così descrive questa tradizionale processione:

"…Si percorre intanto la via con la devota recita del Rosario, e giunti al cospetto della Sacra Effigie la si saluta col canto dell'antifona "Regina Coeli". S'intona quindi l'Ave Maris Stella, e levandosi a braccio la macchina per estrarla fuori del tempio, oh, DIO! le voci di giubilo, gli evviva, l'incessante domandar - Grazie, o Maria - e - Grazie - ripete l'immensa moltitudine al vederla comparir fuori del Santuario, e il mare e la riva, e la valle e la foresta echeggiano delle soavi grida "Grazie, o Maria"
La notte melanconica s'avanza ad imbrunire il creato, e già sulle azzurre volte del firmamento incominciano a scintillar le tremole stelle. Quando la cara Immagine, bella più dell'usato, tinta le gote d'un roseo colore, indizio per noi di sua compiacenza, con un celeste sorriso sulle labbra, fra lo splendor di mille faci, a spalle di quattro fratelli della Con grega del SS. Sacramento, che fanno a gara di sobbarcarsi a peso sì dolce, incede maestosa, e come l'astro del giorno, che spunta ad avvisare il creato, eccola comparir fra le mura di Nettuno. Oh, il sublime spettacolo, che ti ferisce l'anima! La splendida luminaria delle abitazioni e delle vie, il giulivo rintocco delle sacre squille, l'armonioso con-cento delle sinfonie, il fragor strepitoso delle bombe, le grida del popolo, il canto de' Sacerdoti formano quel tutto, che rende l'ingresso della sacra Statua nel paese veramente incomparabile. È allora che ti penetra il cuore un più forte entusiasmo; 'allora, che anche dal ciglio beffardo spunta bene spesso involontaria la lagrima. Se rimiri all'intorno, vaghissimo è il contrasto dei chiarori del bengala colle tenebre della fosca notte; se alzi lo sguardo ti sorprende un padiglione di razzi, che scorrendo rapidissimi il firmamento, si risolvono in pioggia di stellucce fiammeggianti; se ti rivolti a Maria t'incanta con quell'aria di paradiso che la circonda
Fra così vive dimostrazioni di gioia si accoglie la Sacra Immagine nella Collegiata messa tutta a solennità per festeggiarne la permanenza. Ed oh le nuove espressioni di allegrezza! Le incessanti grida di -Viva Maria - come echeggiano per la superba volta, e tale ti eccitano in seno un brivido, che ti fa fremer le membra! Come tutti si affollano intorno alla Sacra lcone per darle più d'appresso un pegno del loro affetto, per imprimere un bacio sul suo piè verginale! Come tornano, e ritornano a prostrarsi in fervente preghiera! Sembra proprio, che come fanno i fanciulli colle loro madri, non sappiano risolversi a dipartirsi da Maria, la più tenera fra quante mai furono, sono, e saranno madri, il cui amore per uno solo de' suoi figli, supera di gran lunga l'affetto delle madri tutte. Non ha cuore il petto chi impassibile si resta a così tenero spettacolo. Che bel trionfo di fede e di religione!...".

Lo stesso Mons. Temistocle Signori, in una nota a pagina 67, fa rilevare che "In tempi migliori precedeva il Capitolo la Religiosa famiglia de' RR. PP. Conventuali, cui si univano anche quelli di Anzio.."
Nel dicembre 1943 la sacra effige della Madonna fu trasportata a Roma per sottrarla alle rapine e alla devastazione; prima nell'Oratorio della Scala Santa, più tardi nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo..

Cacciati i Tedeschi ad opera dell'esercito alleato, la maggior parte dei Nettunesi ritornò in paese. Si pensò subito a riportare la Madonna nel suo Santuario. I Parroci di Nettunia ne dettero l'annuncio con questo manifesto:

"Cittadini di Nettunia, esultiamo! Mentre l'immane e fratricida guerra che da anni imperversa sul mondo, getta forse, gli ultimi sinistri bagliori di odio e di sangue, la Vergine SS. delle Grazie, Patrona di questa città, si appresta a ritornare fra noi.

Esultiamo,' rasciughiamo le lagrime che ancora non hanno cessato di cadere, il sangue che ancora gronde dalle ferite aperte. È vero; la guerra è passata devastatrice su queste ridenti e fertili contrade, ma a differenza di tante altre città e villaggi rasi al suolo, Nettunia per un mistero di amore operato certamente dalla Vergine delle Grazie, sorride ancora baciata dal sole, cullata dal suo mare e protetta dalle sue Chiese anch' esse risparmia te miracolosamente dall'uragano della guerra.
Esultiamo! Non più il fragore dei cannoni, non più le rabbiose raffiche di mitra glia e l'esilio in ignoti paesi, ma il dolce sorriso della Madre celeste - che torna tra i suoi figli - ci allieterà e ci sarà propizio nella dura ripresa del nostro cammino materiale e spirituale.
Esultiamo ancora una volta, ma nello stesso tempo prepariamo i nostri cuori a rendere alla Vergine delle Grazie un 'apoteosi di amore, di dedizione, di sacrificio"'.

La sera dell'otto settembre 1944 la sacra icone giungeva sul piazzale del tempio di S. Teresa in Anzio, accolta da un'immensa folla di fedeli. La commozione si leggeva sul volto di tutti. Tra canti e preghiere fu portata a spalla dagli uomini di Anzio fino a metà strada, e dai Nettunesi fino al Santuario.
La Vergine Santissima delle Grazie, sempre invocata nei lunghi giorni del tristissimo esilio, tornava finalmente tra i suoi figli esultanti per ripetere ad essi il suo materno messaggio di fede, di amore di speranza.





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